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Una veduta del Pirellone sede della Regione Lombardia

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Ancora manette e indagati nella vicenda dei commercialisti bergamaschi della Lega. Dopo Luca Sostegni, fermato con un piede su un aereo per il Brasile settimane fa, ora sono scattate le manette per altre quattro persone tra cui Michele Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. L’indagine che ha causato gli arresti è sempre quella della presunta vendita a un prezzo gonfiato di un immobile destinato a diventare la sede della Lombardia Film Commission.

Un edificio comprato da Di Rubba per 800mila euro grazie a un finanziamento regionale ottenuto quando a governare la Lombardia era Roberto Maroni. Forse non per caso con l’esplodere della vicenda proprio l’ex presidente ha annunciato il suo ritorno in campo con l’esplosione mediatica di questa inchiesta. Questa volta però l’imbarazzo non è solo per Matteo Salvini: Manzoni risulta anche essere presidente del collegio sindacale di Arexpo, la società a controllo pubblico che ha il compito di trovare un futuro per i terreni su cui si è celebrato Expo 2015. Dentro ci sono tutti: dal Ministero dell’Economia, che ha la maggioranza relativa, in giù. E la nomina del commercialista è firmata dal sindaco Giuseppe Sala.

FEDELI SALVINIANI

La Lega ostenta sicurezza, però difficilmente potrà ancora fingere di non saperne nulla perché il giro dei commercialisti bergamaschi era essenziale per i salviniani: un esempio è la registrazione del marchio della nuova Lega proprio in un ufficio del gruppo. Un altro, la tranquillità con cui usavano la sede milanese di via Bellerio per fissare le proprie riunioni come hanno ricostruito i magistrati: Tra il 2016 e il 2017 una “riunione” tra tutti i “sodali” sull’affare della presunta compravendita gonfiata di un immobile per la Lombardia Film Commission avrebbe dovuto tenersi nella sede milanese della Lega, ma i tre commercialisti di fiducia del partito Michele Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, scelsero “un luogo meno rischioso perché più appartato” e da via Bellerio si trasferirono “all’interno di una tavola calda nelle vicinanze”.
La cricca secondo il gip di Milano Giulio Fanales andava fermata con gli arresti perché i suoi componenti potrebbero ancora commettere “delitti della stessa specie”. Il gruppo, spiega il gip, ha “dimostrato una spiccata capacità organizzativa” con “perfetto riparto dei compiti” e “potenzialità operative” e si basa su “legami interpersonali (a base amicale, lavorativa e parentele in senso lato) particolarmente stretti e risalenti nel tempo” con un “vincolo di solidarietà reciproca”.

I POSTI GIUSTI

E, come detto, i suoi componenti son piazzati nei posti giusti: “Il gruppo beneficia, inoltre, degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni suoi componenti negli organigrammi di numerose società ed enti – scrive il gip di Milano Giulio Fanales nell’ordinanza, eseguita dal Nucleo polizia economico finanziaria della Gdf – fra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica”.
Un giro di persone spregiudicate a giudicare dalle ricostruzioni delle toghe: Scillieri e il cognato Fabio Barbarossa avevano anche pensato di bruciare gli assegni mai incassati in questo giro di compravendite. I due infatti avrebbero dichiarato di aver comprato un immobile tramite una loro società per 400mila euro per poi rivenderlo un anno dopo per 800mila alla Lombardia Film Commission.

NIENTE TRACCIA

Dello spostamento dei 400mila però non c’è traccia e gli assegni da bruciare erano proprio relativi a quella somma.
Manzoni, sentito lo scorso 3 settembre dai pm di Milano, intanto tenta di negare ogni addebito: il commercialista si è difeso sostenendo di “non avere percepito alcuna somma, in relazione all’operazione immobiliare” per la Lombardia Film Commission. La sua versione però “non viene ritenuta attendibile, per plurime ragioni”. Anche su un versamento da 178mila euro che farebbe parte di una serie di denari transitati sui conti del gruppo, ma al momento non rintracciabili, il professionista respinge ogni sospetto parlando di “un’operazione immobiliare di un terreno in alta Val Seriana, intestato ai Testa, rientrante in un’operazione di ristrutturazione, di qualche anno prima, sul supermarket di questi Testa”. Un racconto giudicato dai magistrati tanto “confuso da risultare radicalmente incomprensibile”.

BARACHETTI INDAGATO

Intanto c’è un altro indagato nell’inchiesta della Procura di Milano sul caso della Lombardia Film Commission. Si tratta dell’imprenditore Francesco Barachetti, accusato di peculato e che i pm, in uno degli atti dell’indagine, definiscono “personaggio legato a Di Rubba e Manzoni” e “più in generale al mondo della Lega”. Ieri, da quanto si è saputo, l’azienda dell’imprenditore, la Barachetti service, è stata perquisita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano nell’indagine dell’aggiunto Fusco e del pm Civardi. La Barachetti avrebbe incassato circa 260mila euro nell’affare sull’immobile per attività di ristrutturazione, ma si sta cercando di capire se l’imprenditore abbia ricevuto anche altre somme. La vicenda dei commercialisti bergamaschi della Lega è tutto meno che finita.


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