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La caccia ai soldi della Lega continua. E il nome di Matteo Salvini viene ripetuto sempre più spesso: ieri la giornata si è aperta con le notizie sull’interrogatorio di Cristina Cappellini, ex assessore regionale lombardo alla Cultura, a proposito del caso Lombardia Film Commission: “Il nome di Di Rubba circolava come quello che doveva mettere a posto i conti della Lega, e non solo di Film Commission. Se ne parlava come uomo della svolta, per competenza e serietà. Era uomo di stretta fiducia di Salvini, faceva parte del suo entourage e gli incarichi che poi ha ricevuto all’interno del partito costituivano dimostrazione di queste voci”.
IL CONTABILE
Alberto Di Rubba è il contabile intorno al quale gira una galassia di persone e società a cui è stata ricondotta la presunta vendita a prezzo gonfiato di un immobile a Cormano, nell’hinterland milanese: lui e i suoi soci avrebbero utilizzato 800mila euro di fondi pubblici per comprare l’edificio destinato a diventare la sede della Lombardia Film Commission, ente controllato da Regione Lombardia. Ma pochi mesi prima il gruppo avrebbe acquistato lo stesso immobile per la metà del prezzo da una società controllata da uno dei suoi componenti.
Da questo passaggio di soldi pubblici è scaturita l’inchiesta che ha portato a nove indagati per peculato nell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission. Oltre ai cinque ai quali è stata applicata la misura cautelare, tra cui i tre commercialisti di fiducia della Lega e il prestanome Luca Sostegni, figurano anche Pierino Maffeis, Elio Foiadelli e Vanessa Servalli, amministratori di società riconducibili ai professionisti finiti ai domiciliari. Ed è indagato, come si sapeva, anche l’imprenditore Francesco Barachetti.
Matteo Salvini continua a ostentare sicurezza: ha affermato infatti che secondo lui sarà pari a “zero” l’effetto degli ultimi sviluppi delle inchieste giudiziarie sui fondi della Lega sul voto. “Sono anni che cercano soldi dove non ci sono soldi – ha detto a margine di un comizio ad Ascoli Piceno – , in Svizzera, Panama, Lussemburgo. I soldi alla Lega li danno i cittadini con il 2 per mille, gli imprenditori che ci aiutano, gli eletti. Sono tranquillo”.
GLI INTERROGATORI
Però il suo nome torna sempre: “Quando Scillieri parlava di retrocessione da impiegarsi per la campagna elettorale della Lega lo diceva ridendo, però sull’argomento è tornato con me più di una volta, e anch’io ho fatto qualche battuta, anche se ho sempre pensato che le retrocessioni fossero per Di Rubba e Manzoni (…) Tuttavia mi suona strano che su vicende di questo genere chi era sopra di loro non ne sapesse nulla – ha spiegato in uno degli interrogatori Luca Sostegni, il presunto prestanome nel caso Lombardia Film Commission che sta collaborando – Fu Manzoni – ha aggiunto – a chiedere a Scillieri di domiciliare presso il suo studio la sede del partito di Salvini”. Manzoni, uno dei tre commercialisti arrestati, “mi ha confidato che era diventato una persona importante nella Lega, assieme a Di Rubba e che erano amici di Centemero e Salvini”.
Manzoni e Salvini sono sempre più vicini secondo il racconto, così come Di Rubba. Sembra dunque strano che la caccia ai soldi della Lega non riguardi solo gli 800mila euro dell’immobile di Cormano, ma che quella sia la chiave per trovare il famoso tesoro dei 49 milioni leghisti. O quel che ne resta. La conferma arriva proprio dai primi interrogatori: “Personalmente reputo che non vi siano mai stati 49 milioni quali disponibilità liquide sui conti della Lega nel periodo di mia competenza, in quanto occorre distinguere fra i conti di disponibilità dell’associazione federale e i conti in disponibilità delle articolazioni locali che (…) anche prima del 2015 di fatto avevano conti correnti sui quali aveva firma solo il delegato locale” ha dichiarato ai pm di Milano il revisore contabile alla Camera per la Lega, Andrea Manzoni, ai domiciliari nell’inchiesta Lombardia Film Commission. Manzoni inoltre ha spiegatoche, dopo che a fine 2013 fu nominato segretario Matteo Salvini e Giulio Centemero tesoriere nel settembre 2014, quest’ultimo “mi chiamò quale contabile e quindi mi occupai personalmente della contabilità”.
I COMMERCIALISTI
Ma la sua vicinanza del gruppo di commercialisti con il capo in pectore del centrodestra interessa molto gli investigatori, tanto quanto la pista dei soldi che stanno seguendo e che offre continui spunti di colore: uno degli ultimi è un altro conto leghista in Svizzera su cui sarebbero transitati 400mila euro parte degli 800mila ottenuti con la compravendita dell’immobile di Cormano. Il conto a quanto ricostruito dalle indagini apparterebbe a una società “con sede panamense” che lo scherma.
CONTO IN SVIZZERA
E non è la prima volta che la Lega si trova in imbarazzo per un contro in Svizzera con connessione a un paradiso fiscale: fino a pochi giorni fa la stampa parlava dei 5 milioni di euro di Attilio Fontana depositati in Svizzera. Un conto che ha avuto un passaggio alle Bahamas e che la Guardia di Finanza ha scoperto indagando sulla commessa da 513mila euro ottenuta dal cognato di Fontana per Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia. Il governatore lombardo ha provato a pagare parte dell’ordine, 250mila euro, tramite il suo deposito svizzero perché nel frattempo il parente aveva trasformato l’ordine in donazione. Proprio il tentativo di Fontana di spostare l’ingente somma però ha fatto scattare i controlli delle autorità anti riciclaggio. Da lì l’inchiesta che ha messo sotto scacco il governatore e tutta la Lega che ormai si trova nella scomoda posizione del partito dei conti in Svizzera.
Intanto proseguono gli interrogatori. E qualcuno ha deciso di non parlare Michele Scillieri, uno dei tre commercialisti, non si presenterà per l’interrogatorio di oggi davanti al gip di Milano Giulio Fanales e, dunque, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. “Scelta mia, ovviamente condivisa con lui – ha spiegato il legale Massimo Di Noia – perché c’è troppa pressione mediatica, sarebbe come sottoporlo a delle forche caudine, esporlo come un Enzo Tortora qualunque, non me la sono sentita”. Anche ilcognato di Scillieri, Fabio Barbarossa, pure lui arrestato ha fatto la stessa scelta di avvalersi senza presentarsi.
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