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Papa Benedetto XVI

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Il 18 novembre scorso, prima ancora che scoppiasse lo scandalo sulla pedofilia a Monaco di Baviera, quando Cardinale era Ratzinger (ora Papa Emerito dopo le sue misteriose dimissioni) ed accusato di avere coperto alcuni preti accusati di pedofilia, avevamo affrontato su questo giornale l’argomento spinoso dei casi di pedofilia che si sono registrati dentro la chiesa in vari Paesi.

E titolammo. “La Cei (conferenza episcopale italiana) è l’unica a ignorare la pedofilia. Commissione d’inchiesta inesistente”. Adesso, da quando Ratzinger è stato chiamato in causa, per “negligenza” su quanto è emerso nelll’arcidiocesi di Monaco e Frisinga che dal 1997 al 1981 dove si sarebbero verificati 495 vittime e 235 abusatori, sono in molti, e tra questi anche alcuni vescovi italiani, a chiedere alla Cei di nominare una commissione d’inchiesta indipendente, che faccia luce sulla pedofilia che coinvolgerebbe molti sacerdoti italiani, una commissione che dovrebbe essere incaricata di indagare su tutti gli episodi di abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili commessi all’interno delle strutture diocesane e religiose italiane.

Una iniziativa che però incontra tante resistenze nella chiesa spagnola e italiana nonostante l’atteggiamento possibilista di Papa Francesco che due anni fa invitò alcuni delle vittime di abusi sessuali a parlare in Vaticano davanti a vescovi di tutto il mondo. Un chiaro ed esplicito segnale per indagare anche in Italia sugli abusi sessuali compiuti da sacerdoti italiani che, secondo dati non ufficiali l’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di accuse di abusi su minori perpetrati da sacerdoti. E tra i vescovi italiani che si sono “esposti” a favore di una commissione d’inchiesta, il cardinale Paolo Lojudice, presule di Siena, e l’arcivescovo di Modena Erio Castellucci, entrambi candidati alla successione di Bassetti. Lojudice, che è anche presidente dell’Osservatorio per la tutela dei minori “Fonte d’Ismaele”, ha detto al Resto del Carlino che «un’indagine in Italia serve».

«Non ci sono divieti, né muri, né impedimenti alla realizzazione di un’indagine interna sul dramma della pedofilia nella Chiesa ». Così Castellucci: «I tempi sono maturi, via libera a maggio». E se la Chiesa non lo farà è probabile che siano singoli Stati a muoversi come ha intenzione di fare il Governo spagnolo che ha ammesso la richiesta da parte di tre partiti di creare la commissione d’inchiesta su casi di abusi da sacerdoti spagnoli. E che l’aria stia cambiando in favore delle commissioni d’inchiesta sugli abusi sessuali lo dimostra la recente decisione della Conferenza episcopale portoghese che l’ha autorizzata.

«Non abbiamo paura di fare tutto questo, al contrario», ha detto il presidente della conferenza episcopale portoghese, , monsignor José Ornelas incontrando un gruppo di giornalisti al termine della assemblea plenaria che ha visto riuniti i vescovi portoghesi. Durante i lavori del summit è stata concordata la creazione della commissione nazionale con l’obiettivo di effettuare uno “studio storico” dei casi di abuso.

Al momento non è stato specificato il termine temporale entro il quale fare luce anche se i vescovi hanno sottoscritto che l’organismo avrà totale indipendenza e non sarà minimamente controllata dalla conferenza episcopale. E in Italia? R in Spagna? Niente, come se nel nostro Paese non ci siano stati e ci sono abusi sessuali consumati all’interno delle strutture ecclesiastiche, nelle parrocchie, nei seminari così come ci confermano, da tanti anni, notizie di preti , sacerdoti o frati, che vengono indagati o arrestati per avere compiuti abusi sessuali nei confronti di minori e anche di adulti.

Ma prima del Portogallo altre nazioni hanno avviato e compiuto inchieste “indipendenti” su questo triste e scabroso argomento, come gli Stati Uniti, la Francia, Australia, Irlanda, Olanda ed altri paesi. Ma in Italia, che è il Paese più cattolico del mondo e dove ha sede il Vaticano, non si è fatto nulla nonostante Papa Francesco è intervenuto più volte sull’ argomento per tentare di eliminare questa piaga che sporca la Chiesa. Nel suo ultimo intervento sull’ argomento, il 4 novembre scorso a Bologna, Papa Francesco aveva infatti affermato che il “cammino di conversione personale e comunitaria” rispetto alla piaga degli abusi sessuali sui minori è “un cammino che come Chiesa siamo chiamati a compiere tutti insieme, sollecitati dal dolore e dalla vergogna per non essere stati sempre buoni custodi proteggendo i minori che ci venivano affidati nelle nostre attività educative e sociali”.

Così Papa Francesco il 4 novembre scorso ha detto nel messaggio al convegno “Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre”, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l’Azione Cattolica e il Centro Sportivo Italiano in collaborazione col Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell’Università di Bologna.

Il “processo di conversione” rispetto alla piaga degli abusi sessuali sui minori “richiede con urgenza una rinnovata formazione di tutti coloro che rivestono responsabilità educative e operano in ambienti con minori, nella Chiesa, nella società, nella famiglia.

Solo così, con un’azione sistematica di alleanza preventiva, sarà possibile sradicare la cultura di morte di cui è portatrice ogni forma di abuso, sessuale, di coscienza, di potere”, così affermava Papa Francesco.
E su questo argomento spinoso e doloroso era anche intervenuto alcuni mesi fa il sacerdote e teologo tedesco Hans Zollner che sollecitava alla Conferenza Episcopale Italiana ad avviare un’indagine approfondita su tali abusi in Italia. Per Zollner “Le chiese cattoliche di altri paesi dovrebbero ora avere lo stesso coraggio della chiesa francese”.

Anche in Italia, per fortuna l’argomento vede impegnati molti cattolici che invocano una commissione d’inchiesta indipendente ed il segnale è la nascita nel febbraio scorso di un Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella chiesa cattolica italiana. Di questo coordinamento fanno parte tra gli altri “Donne per la Chiesa” e la “Rete l’Abuso” il cui presidente è Francesco Zanardi che commentando la lettera di Ratzinger che si difende dall’accusa di avere “coperto2 i casi di abusi sessuali nella sua diocesi tedesca.

«Questa lettera — dice — mi lascia malissimo. E ha tanto il sapore di una cosa pilotata. I fatti di Monaco non li conosco ma conosco purtroppo benissimo quelli di Savona perché io ero la vittima. Malgrado i media italiani avessero scritto che nel 2013 l’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio Ratzinger fosse al corrente dei fatti, poi è scesa una cappa». Sul sito web della “Rete ‘Abuso” Franeso Zanardi ha anche realizzato una mappa interattiva piena di puntine rosse con informazioni sui preti condannati. Se si clicca sul sud Italia, si può leggere ad esempio: ‘Don N. R., a Foggia condannato a due anni e due mesi di carcere nel 2007 per abusi su bambine nel confessionale. “Rete l’Abuso “ha raccolto anche i dati degli ecclesiastici che sono in attesa di giudizio o che sono stati denunciati: anche questi sono circa 160”.

Ed ancora: “La matematica non è un’opinione. In Francia, ci sono 22.000 preti, di cui 3.000 perpetratori. Ognuno di questi ha fatto in media 72 vittime. In Italia ci sono 57.000 sacerdoti, quasi il triplo”. E cosa accade quando un sacerdote viene arrestato o indagato in Italia? La Chiesa ed i suoi organismi adottano sempre un solo metodo, quello di trasferire il colpevole da una chiesa ad un’altra, da un paese all’altro, da una città all’altra, ma nulla di più.


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