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PAPA ingabbiato e popolo fantasma: è questo il fermo immagine del primo Angelus al tempo del Covid-19 che si è avuto ieri a mezzogiorno con il Papa che ha guidato la preghiera in diretta streaming dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico e infine si è affacciato a salutare con la mano – senza parlare – le poche persone sparse per la piazza. Che Francesco, il Papa dei giri tra la folla, si sentisse “ingabbiato” con questa preghiera in sicurezza l’ha detto lui stesso e mentre la svolgeva dev’essergli salita una ribellione che l’ha indotto al gesto imprevisto di affacciarsi comunque, per vedere qualcuno “in tempo reale”, come ha detto: cioè dal vero e non da un monitor.

«È un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi, con il Papa ingabbiato nella Biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino»: Bergoglio ha avviato così il suo virtuale dialogo con la folla, che ha condotto comunque in modalità interlocutoria, indicando cartelli e invitando a un momento di preghiera silenziosa come fa ogni domenica.

«Vorrei incominciare anche ringraziando quel gruppo che manifesta e lotta ‘Per i dimenticati di Idlib’. Grazie! Grazie per quello che fate». C’era infatti in piazza, e Francesco lo vedeva in un monitor, un gruppetto di persone che reggevano uno striscione con quella scritta. E si è come scusato, il Papa che ama abbracciare e farsi abbracciare, di tutta quella modalità telematica: «Ma questo modo di oggi di pregare l’Angelus lo facciamo per compiere le disposizioni preventive, così da evitare piccoli affollamenti di gente, che possono favorire la trasmissione del virus».

È seguita la breve omelia e la preghiera in latino, come ogni domenica. Poi Francesco è tornato a cercare la folla che non c’era: «Cari fratelli e sorelle, saluto tutti voi che state seguendo questo momento di preghiera». Ed è a questo punto che è venuta l’orazione per la Siria: «Preghiamo in silenzio per questi fratelli e sorelle nostri, che soffrono tanto al nord-ovest della Siria, nella città di Idlib».

Infine il Covid-19, il convitato di pietra: «Sono vicino con la preghiera alle persone che soffrono per l’attuale epidemia di coronavirus e a tutti coloro che se ne prendono cura. Mi unisco ai miei fratelli Vescovi nell’incoraggiare i fedeli a vivere questo momento difficile con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità. Il tempo di Quaresima ci aiuti a dare tutti un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore». Volendo comunque uscire di gabbia, ha salutato così con parole improvvisate: «Adesso mi affaccerò, per vedervi un po’ in tempo reale».

Sono passati tre minuti necessari al Papa per salire dal secondo piano del Palazzo Apostolico, dove si trova la Biblioteca, al terzo piano dov’è la finestra dello Studio. Qualcuno l’ha aperta e Francesco si è sporto più delle altre volte, non essendoci leggio e microfono a ingombrare il davanzale e ha salutato con un paio di larghi segni di croce tracciati sulle poche persone che applaudivano senza audio.


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