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«Noi Denunceremo. Verità e giustizia per le vittime di Covid-19»: è il nome di un comitato ma anche di una promessa e di azioni già in atto portate avanti per raccogliere documentazione utile a presentare esposti alle Procure lombarde.

Questo per «un bisogno di giustizia e di verità, per dare pace ai nostri morti che non hanno potuto avere una degna sepoltura. Chi ha sbagliato dovrà rispondere alle nostre domande e assumersi le proprie responsabilità», spiegano i fondatori sul loro sito, una realtà che, dal 28 aprile si è formalmente costituita in un comitato dopo esser nata, il 22 marzo, come pagina Facebook per volere del bergamasco Luca Fusco. Questi non si è rassegnato alla morte per Covid-19 del padre: «una persona di 85 anni, sana per la sua età, che è entrata con le sue gambe in una clinica privata per fare della riabilitazione e ne è uscita in una cassa di legno. Una persona che, come tanti, è morta da sola, lontano dalla famiglia che amava e che ha costruito. Una persona che non ha potuto avere neanche un funerale. Una persona che è stata portata fuori regione per essere cremata in quanto i crematori di Bergamo erano ormai al collasso. Una persona che sarebbe ancora qui se non fosse stato per questa brutta storia».

Una storia che, oltre al dolore e alla rabbia, ha suscitato molte domande sulla gestione della sanità e dell’emergenza in Lombardia, condivise poi sui social, dove sono arrivate decine e decine di testimonianze da Bergamo ma anche da Brescia e da tante altre province. Sono cresciuti, spiegano «a ritmo di migliaia di persone al giorno: quasi 4mila persone nelle prime 24 ore, 18mila nei primi 7 giorni, 46.500 dopo un solo mese. Oggi siamo in oltre 50mila».

Cosa vogliono? Non risarcimenti economici ma «far sì che, se qualcuno ha delle responsabilità, se qualcuno poteva agire e non l’ha fatto, se qualcuno ha anteposto chissà quale interesse alla vita di migliaia di persone, egli (o essi) paghi penalmente per le sue azioni e risponda delle sue negligenze». Per questo hanno deciso di raccogliere le storie sul sito, suddividendole in tre ambiti: ciò che è accaduto negli ospedali, le morti nelle Rsa e la mancanza di accertamenti tra i malati a casa e i loro familiari (sezione dall’emblematico titolo: nessun tampone). Con loro un pool di avvocati per seguire i casi e portare avanti le «almeno 150 denunce pronte», come fanno sapere .

Lo stesso intento di un’altra iniziativa nata in questi giorni: la «Banca della memoria lombarda. Un cancelletto per non cancellare». L’obiettivo è quello di costruire un «grande archivio digitale in cui raccogliere tutte le testimonianze di questi mesi, affinché il tempo, il dolore, l’oblio, la rabbia, la stanchezza non facciano dimenticare quanto è successo – si legge sulla pagina Facebook che chiede – a chiunque abbia vissuto sulla propria pelle o quella dei propri cari l’esperienza del Covid-19 di registrare un video in cui raccontare la propria storia e caricarlo su questo gruppo. Perché da Lombardi non possiamo dimenticare».

La Banca è nata anche sull’onda di ciò che è accaduto lo scorso fine settimana che ha spaventato molte persone che temono l’oblio e la facilità a dimenticare che caratterizza molti italiani. «Le immagini della movida milanese e bresciana di queste ore, ne sono un triste preavviso – si legge ancora sulla pagina social – se non si coltiva la memoria, su certe vicende finisce per scendere l’oblio. Le ragioni sono tante. Quelle dei responsabili, per coprire errori e responsabilità. Quelle delle vittime, perché non ci sono più. Quelle dei sopravvissuti, perché non hanno voglia di parlarne. Quelle degli altri, perché non hanno voglia di ascoltare. Per questo è importante che, ce lo insegnano anche le cronache, raccogliere il prima possibile le testimonianze dei sopravvissuti, per evitare che il tempo, il dolore, l’indifferenza cancellino la loro voce. E con essa quanto è accaduto».

Non vogliono dimenticare e neppure passare oltre senza almeno tentare un cambiamento i medici dell’Ospedale civile di Brescia, che, dopo quasi tre mesi di lavoro incessante e di basso profilo mediatico, hanno deciso di raccogliere le loro osservazioni in un documento citato dal quotidiano locale Bresciaoggi in cui vengono messe in luce le forti criticità scoppiate durante l’emergenza coronavirus. Il documento serve anche come una sorta di ordine del giorno per un confronto con i vertici sanitari cittadini che i medici si augurano al più presto, per affrontare i problemi, tra cui, cita Bresciaoggi, «assenza di efficaci strategie nella gestione delle problematiche chirurgiche in urgenza, gravate da maggiori e significative difficoltà esecutive legate all’uso dei Dpi e delle norme di sicurezza». Ma i medici vogliono anche discutere del vulnus dello smantellamento della rete di medicina di base: «l’organizzazione e le risorse del territorio si sono dimostrate un punto critico del nostro sistema sanitario regionale con ripercussioni negative anche a livello ospedaliero».


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