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Attilio Fontana

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La Lombardia, progredita e all’avanguardia nel campo sanitario, ha deciso che bisogna fare di necessità virtù. Di fronte a una difficoltà si può evitare la gara d’appalto e reperire i vaccini per l’influenza a trattativa privata. E’ accaduto in Lombardia, mica in Campania o in Calabria. Questa volta il governatore Attilio Fontana ha giocato d’anticipo per evitare altre grane giudiziarie memore della storia dei camici che l’azienda di suo cognato, Andrea Dini, cercò di vendere alla Regione durante le settimane più complicate della prima ondata della pandemia. Il 16 aprile, infatti, la centrale acquisti della Lombardia Aria assegnò una fornitura per camici e altri dispositivi di protezione a Dama Spa, società che produce il marchio di 10% di Roberta Dini, moglie di Fontana. La fornitura riguardava un totale di 82mila pezzi e un valore di 513mila euro.

Adesso a inizio dicembre in Lombardia mancano ancora i vaccini antinfluenzali per le categorie over 65 e a rischio. Carmela Rozza, consigliera regionale del Partito democratico ha denunciato una situazione imbarazzante: «A luglio avevamo comprato solo 400mila dosi su una popolazione da vaccinare di circa 3 milioni e 900mila persone. La Regione aveva sottovalutato il tutto? Sta di fatto che ieri Fontana si è detto pronto ad assumersi «in prima persona» tutte le responsabilità derivanti da un acquisto «a trattativa privata, superando l’obbligo della gara pubblica». E’ questo il senso della lettera che il governatore, tramite i suoi legali, ha inviato alla procura di Milano per portarla «a conoscenza» dello stallo nell’acquisto dei vaccini. «Ho semplicemente voluto rassicurare Aria sulle eventuali successive responsabilità, che mi sarei assunto in prima persona» spiega Fontana attraverso il pool dei suoi avvocati.

«In un momento di preoccupazione per il problema vaccini ho inteso portare a conoscenza della procura la situazione di stallo determinata dalla difficoltà da parte di Aria di far rientrare l’acquisto dei vaccini nella disciplina dell’emergenza Covid» afferma Fontana attraverso i suoi avvocati. «Per esigenze di tempestività in una situazione complicatissima per il mercato dei vaccini, si trattava di acquistarne un quantitativo a trattativa privata superando l’obbligo della gara pubblica -prosegue il governatore – Attraverso il mio avvocato, ho quindi semplicemente voluto rappresentare questo paradosso ai magistrati per rassicurare Aria sulle eventuali successive responsabilità, che mi sarei assunto in prima persona».

Anche i pazienti di altre regioni non possono però gioire. Fanno eccezione due regioni: il Lazio e l’Emilia Romagna, dove le farmacie hanno potuto distribuire il vaccino alle persone che, pur non appartenendo alle categorie a rischio, desideravano sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale. Nel resto d’Italia, denuncia Federfarma, i vaccini in farmacia non sono arrivati, o sono arrivati in quantità talmente esigue da risultare insufficienti a soddisfare la domanda dei cittadini. Una situazione ampiamente a conoscenza di Governo e Regioni dal mese di luglio. Perché si è arrivati a dicembre creando una situazione d’emergenza ampiamente evitabile? «È evidente che nel meccanismo di approvvigionamento dei vaccini qualcosa non ha funzionato – ha spiegato il presidente di Federfarma nazionale Marco Cossolo – Bisogna correre ai ripari per evitare di ritrovarsi in questa incresciosa situazione anche il prossimo anno. Le soluzioni potrebbero venire dagli acquisti centralizzati a livello nazionale, in modo da superare la frammentarietà imposta dal Titolo V della Costituzione, e dalla distribuzione per conto effettuata attraverso la rete delle 19.000 farmacie sul territorio».

«Superare le criticità legate al modello attuale di approvvigionamento e distribuzione dei vaccini è urgente – spiega ancora Cossolo – perché il diritto alla salute deve essere garantito in maniera equa su tutto il territorio nazionale e non può dipendere dalla capacità della singola amministrazione regionale».

Da quello antinfluenzale a quello per il Covid il passo è quasi breve. Sarà il sito della Difesa a Pratica di Mare l’hub nazionale di stoccaggio per la campagna di vaccinazione anti-Covid19. L’annuncio arriva dal commissario all’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, dopo l’accordo raggiunto con i ministri di Difesa e Salute Lorenzo Guerini e Roberto Speranza. La struttura è stata scelta perché è un hub intermodale, nei pressi dell’aeroporto dell’Aeronautica militare, dunque sicuro e di ampie dimensioni. La campagna vaccinale partirà con una prima fase a fine gennaio, per diventare “di massa“ in primavera.


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