Maria Stella Perno intervista il padre, il dottor Carlo Federico Perno
5 minuti per la letturaDAL momento che il coronavirus non è solo un’emergenza sanitaria, ma anche un’epidemia di insicurezza che si amplifica con la diffusione incontrollata di notizie non sempre del tutto vere, la rubrica di Maria Stella Perno con “una sola puntata” – diventate in seguito due- è salvifica. Maria Stella ci ha fatti entrare nel suo bilocale a Milano dove ha deciso di intervistare Carlo Federico Perno ordinario di virologia e microbiologia dell’università di Milano e Direttore di laboratorio dell’Ospedale di Niguarda, nonché suo papà.
L’esigenza di pubblicare tale intervista sulla propria pagina Instagram- chiarisce subito Maria Stella- è generata dal fatto che molte sue amiche e conoscenti le hanno chiesto cosa pensasse il padre del Coronavirus. Il vero movente però – ella stessa confessa all’apertura del video- versa nella paura della fiducia riposta nei virologi della domenica, siccome tale epidemia ha dimostrato che non siamo più preparati a ciò che non conosciamo e che siamo oltremodo influenzabili nonché vittime di timore, ansia e paura alle volte ingiustificate. L’obiettivo dunque è quello di liberarsi della cattiva comunicazione, raccontando alcuni aspetti di quello che è effettivamente il coronavirus.
Cos’è il corona virus e quali sono i sintomi?
«Il coronavirus non è nuovo, anzi sono più di cento e ci conviviamo da sempre considerato che spesso il più semplice dei raffreddori è un coronavirus. Nel caso di specie viene dagli animali, da sempre serbatoi di virus, ma ha fatto il salto di specie entrando nell’uomo adattandosi. Ad oggi nel mondo ci sono circa 80 mila persone infette e meno di 3 mila morti, ma questi numeri vanno declinati nei diversi contesti: la mortalità è funzione di diversi fattori come l’età che, come sempre, quando è avanzata è sottoposta a più rischi. In Italia ci sono stati 6 morti, ma non bisogna affatto dimenticare che erano anziani e con gravi patologie pregresse, come quelle ontologiche. Il punto è dunque questo: sì sono morti con il corona virus, ma non è certo che siano morti per il corona virus. Ovviamente è diverso. Tale virus infatti uccide per insufficienza respiratoria, ma ci sono in Italia, come nel resto dell’Europa occidentale, ottime terapie intensive per curare la polmonite con la ventilazione assistita. Il rischio è quindi maggiore per i paesi che non hanno la terapie intensive o per coloro che hanno troppi malati rispetto alle terapie intensive disponibili. In termini numerici in Cina la mortalità è superiore al 3%, in Italia sotto al 0,5%».
La mascherina è utile per la prevenzione? Altrimenti cosa ci aiuta a prevenire il contagio?
«La mascherina serve solo dove il virus circola perché – come tutti gli agenti patogeni – il virus si trasmette attraverso goccioline che emettiamo quando parliamo, starnutiamo, respiriamo ecc.. Lì dove il virus non circola, ma circola la psicosi, non ha alcun senso».
Come faccio a distinguere una normale influenza dal coronavirus?
«Non è facile capirlo, considerato che i sintomi non sono dissimili da una banale influenza. Per tale ragione solo dove circola il virus, ossia nelle zone a rischio, è utile fare il test, mentre per il resto d’Italia si consiglia il riposo accompagnato da aspirine, caldo e liquidi».
Qualora fossi stata contagiata, cosa faccio? Si guarisce?
«Bisogna analizzare la questione: la stragrande maggioranza delle persone si infetta e, come sempre, guarisce senza nemmeno sviluppare la sintomatologia; una piccola parte tra quelli che invece sviluppano la sintomatologia può sviluppare anche la polmonite; di questi solo una piccola parte, che versa già in condizioni particolarmente svantaggiate a causa di patologie pregresse, rischia la morte, che può essere contrastata, come nella stragrande maggioranza dei casi con la terapia intensiva. Dai media e dai giornali vari risulta che il 20% dei contagiati si trovi in terapia intensiva, ma non è assolutamente vero. La percentuale in questione fa riferimento soltanto a quella quota di persone che si sono infettate e che presentano una sintomatologia a sua volta accompagnata da una patologia respiratoria pregressa con una situazione alquanto compromessa. In questi termini in numero è molto piccolo».
È vero che i bambini sono immuni?
«Falso. Non sono totalmente privi di rischio di infezione perché è probabile che siano asintomatici. Comunque l’età media accertata è intorno ai 55 e i 60 anni, perciò possiamo stare tranquilli».
Posso andare alle terme? Posso partire? Ha senso prendere i mezzi pubblici?
«Tutto dipende da dove ci troviamo: se non siamo in un’area a rischio non ha alcun senso avere paura e non frequentare i luoghi pubblici, nelle zone dove invece il virus circola sono state prese le giuste misure che limitano gli eventi pubblici per ridurre al minimo il rischio di contagio».
Perché tanto allarmismo? È giusto chiudere le frontiere?
«Senza andare troppo nel merito papà Perno ricorda che la chiusura delle frontiere a sud non ha senso, considerato che sono gli immigrati ad essere a rischio di contagio da parte nostra e non il contrario. La chiusura temporanea dei voli con l’estremo oriente ha invece ragione d’essere».
Qual è il periodo di incubazione di questo coronavirus?
«Questo coronavirus ha un’incubazione – periodo che va dall’infezione alla malattia- media di 5-7 giorni, non oltre 14 giorni. Infatti si parla di quarantena di 14 giorni, per coprire appunto il tempo massimo».
Se una persona non manifesta sintomi è comunque contagiosa?
«La contagiosità è quasi a zero se non ci sono i sintomi, mentre il contagio è più significativo nella fase sintomatica».
Per le donne in gravidanza c’è rischio di trasmetterlo al feto?
«Questo virus ha una peculiarità: sta bene in una sola parte dell’organismo: nell’apparato respiratorio. Non gli piace il sangue e quindi non potendo circolare il rischio di trasmissione verticale è praticamente zero».
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA