Tony Di Piazza
3 minuti per la letturaL’estate in corso per i tifosi palermitani è stata a tratti nera come la disperazione ed è adesso rosa come una dolce rinascita. È, appunto, un’estate in tinta con i colori del Palermo: rosanero. La compagine siciliana, accusata a maggio di illecito amministrativo dal tribunale della Figc, ha conosciuto dapprima l’onta dell’esclusione dalla serie B. Poi l’inopinato ribaltone: la Corte d’appello federale ha modificato la sanzione in venti punti di penalizzazione nel campionato appena trascorso salvando così la squadra dalla retrocessione. Nemmeno il tempo per i tifosi di tirare un sospiro di sollievo quando, ad inizio luglio, è giunta una nuova, ancor più dolorosa stangata: Palermo escluso dal campionato cadetto per non aver depositato la fideiussione da 800mila euro richiesta per l’iscrizione. La squadra della quinta città italiana si trova così a toccare uno dei momenti più bassi della sua storia.
Si arriva all’extrema ratio: l’art. 52 comma 10 dell’ordinamento della Figc, il quale afferma che laddove una società calcistica venga cancellata, il sindaco può chiedere l’iscrizione di una squadra in serie D, previo parere dei presidenti di Figc e Lega nazionale dilettanti (Lnd). La palla è allora passata nelle mani del primo cittadino Leoluca Orlando, che ha lanciato un bando per acquisire il titolo del Palermo calcio e farlo iscrivere in serie D. Diverse le cordate che si sono candidate.
Due settimane fa la scelta di affidare la rinascita della squadra è ricaduta sul gruppo Hera Hora, dell’imprenditore locale Dario Mirri (nipote dell’indimenticabile presidente rosanero Renzo Barbera) e dell’italo-americano Tony Di Piazza. Una ventata di novità che ha suscitato nuove speranze tra i tifosi. Classe 1952, Di Piazza ha lasciato la Sicilia con la famiglia nel 1966 per trasferirsi negli Stati Uniti, dove nel 1980 ha iniziato la sua scalata come imprenditore immobiliare di successo. Ora il nuovo vice-presidente del Palermo vuole lasciare il segno anche nella sua terra natale, contribuendo alla risalita dei rosanero ai vertici del calcio italiano.
Presidente, sul suo account Facebook ha chiesto alle tifoserie delle due curve della Favorita di unirsi. Il suo appello è stato raccolto?
«Non ancora da parte dei responsabili delle curve. Comunque spero presto riusciremo ad aprire un colloquio. È importante e la tifoseria lo vuole».
C’è grande attesa a Palermo anche per aspetti simbolici. Può dirci se le nuove maglie saranno a tinta unita o si tornerà all’antico, con quelle a strisce verticali?
«Saranno i tifosi a decidere la maglia».
In che modo porterà il Palermo nel mondo?
«Per prima cosa si costituirà un ‘online fan club’ per i tifosi rosanero nel mondo e s’incoraggeranno le formazioni di fan club nei vari Paesi in cui ci sono comunità di tifosi del Palermo».
Il vostro progetto prevede anche la costruzione, in futuro, di uno stadio di proprietà?
«È ancora prematuro parlare di stadio».
Ci sono state polemiche nella Capitale, sponda Roma, per come la società del suo connazionale James Pallotta ha chiuso i rapporti con De Rossi e Totti. Questa vicenda insegna che per coinvolgere i tifosi è importante investire sull’identità del Palermo?
«È un peccato buttare via delle risorse umane che sono le bandiere delle squadre, come è accaduto con Totti e De Rossi. Di sicuro non faremo questi errori».
Per valorizzare l’identità palermitana sarà importante anche investire in una “cantera” di giovani del posto?
«È già in programma la collaborazione con realtà calcistiche giovanili. Nel tempo dobbiamo creare e promuovere i nostri talenti della Sicilia. Cominciare ad incoraggiare le realtà locali sarà importantissimo. Un aspetto che ci aiuterà a risalire dalla serie D».
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA