Il premier Giuseppe Conte
3 minuti per la letturadi ORLANDINO GRECO*
Nel mentre ancora il picco non è stato raggiungo abbiamo una certezza: l’Italia per ripartire deve produrre 100 milioni di mascherine al giorno (due al giorno per ogni Italiano).
Non per amore di polemica ma sono troppe le incertezze che ancora il governo lascia nelle case degli italiani percependo chiara l’idea del tempo che l’Italia sta perdendo tra rimpalli, decreti, negoziazioni e inutili conferenze stampa che nulla hanno prodotto sin ora se non rendere ancora più confusa e oscura la situazione.
Anche l’Europa ormai torna sui suoi passi e altrimenti non poteva essere. Ogni Nazione, pur nelle differenze di gestione dell’emergenza, ha capito che c’è un pericolo più grave della pandemia stessa ed è il completo default del proprio Paese. Sono poche e urgenti le azioni che il governo deve mettere in campo.
- Mettere in circolo e dare liquidità è l’unica strada da percorrere.
- Sforare il debito, che nella situazione generale che sta accomunando tutti gli Stati, verrà richiesto.
- Rimpinguare i conti correnti direttamente senza burocrazia e intermediari di sorta.
- Garantire liquidità per le aziende a fondo perduto e non come prestito.
- Garantire un reddito di sussistenza a tutte le famiglie, soprattutto a quello meno abbienti, e a chi oggi, anche in seguito alla pandemia, si trova senza lavoro.
- Rendere sicure le scuole, riorganizzare la didattica, potenziare le attrezzature per la comunicazione e l’apprendimento, mettendo tutti i bambini e i ragazzi nelle condizioni di accedere al meglio ai servizi scolastici.
- Implementare e diffondere sistemi informatici e applicazioni per gestire al meglio le fasi post-emergenziali.
- Sostenere il commercio elettronico e aiutare le imprese produttive a migliorare la competitività attraverso l’Ict, anche per migliorarne la capacità competitiva sui mercati internazionali.
- Sostenere le reti del piccolo commercio e dei pubblici esercizi attraverso la calmierazione degli affitti.
- Sostenere la domanda interna, aumentando il reddito disponibile ai cittadini per i consumi, anche attraverso interventi di calmierazione del prezzo degli affitti (sostenere i consumi, la produzione e il lavoro, non le rendite).
- Potenziare e qualificare la medicina territoriale e i servizi socio-sanitari e assistenziali, in particolare per le categorie deboli e per i territori a rischio di marginalizzazione (periferie urbane, aree interne).
- Sostenere gli esercizi commerciali, i bar, i ristoranti e gli hotel a raggiungere degli standard di sicurezza elevati, per incrementare i consumi (ad esempio, acquisto di autoclavi per bar e ristoranti per la disinfezione delle stoviglie).
- Utilizzare il decreto liquidità per la ripartenza .
- Non esiste un prima, così come il dopo dipende dalle scelte del presente, di ora, nell’immediato.
- Gli italiani come cittadini stanno facendo il loro (sporadici sono i casi di chi non si attiene alle misure vigenti). Privati e imprenditori si sono messi in discussione e da subito, solidarietà, beneficenza, sussistenza ai propri lavoratori, c’è chi ha riconvertito la propria azienda per rispondere alle urgenti richieste del momento. Il mondo del volontariato non si è mai fermato.
- Medici, infermieri, scienziati, tecnici stanno portando sulle proprie spalle questo fardello.
- L’unico che ancora non è riuscito a dare delle risposte chiare, precise e soprattutto efficienti è il governo.
- Quando la bomba sociale scoppierà, quando l’intero sistema produttivo imploderà, quando ci saranno più disoccupati che lavoratori… allora sarà troppo tardi.
- E se tutto questo non succederà, sarà grazie alla caparbietà, alla creatività, alla resilienza del popolo italiano che ha difeso con le unghie e con i denti ciò che ha costruito e ciò che, in fondo, regge e lo rende il Bel Paese.
Segretario federale Italia del meridione
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