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La mimosa simbolo della festa della donna

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di Biagio Maimone

L’ 8 marzo è la data dedicata alle donne, al loro festeggiamento. Sarebbe bello per le donne poter ringraziare , con cuore gioioso, di essere  destinatarie della dedica di una giornata in cui  esse sono festeggiate. 

Ma potrebbe essere solamente retorico, potrebbe essere un semplice ringraziamento fine a se stesso. E’ bello essere donne! Solo le donne possono esserne consapevoli pienamente! Quanta ricchezza reca con sé l’identità femminile, che trova il suo culmine nella maternità, che è il dono più prezioso che la vita ha fatto alle donne. La maternità delle donne non è solo quella di mettere al mondo la vita umana, che è l’atto creativo per eccellenza. 

La maternità delle donne –  come  è ben  noto a tutti – rimanda al loro universo spirituale, umano, intellettuale e, soprattutto, alla sacralità della loro identità femminile. E’ su tale sacralità che vorrei soffermarmi , perché essa  è spesso umiliata, derisa e, come la cronaca giornaliera attesta tragicamente, annientata con la violenza più efferata che, molto spesso, toglie loro la vita. Non bastano le manifestazioni con le scarpe rosse. Sembrano quasi deridere e banalizzare tale efferata violenza. Cambiamo percorso, Vi prego,  care difenditrici delle donne! Il vero problema è l’assenza delle leggi che tutelino realmente le donne. 

Esiste un vuoto legislativo nei confronti delle donne, che concerne, non solo e prioritariamente, la propria sicurezza personale e, pertanto, la propria vita, ma la propria vita lavorativa, la  propria vita di madre, la propria affermazione sociale, la propria  dignità, tanto umiliata e ridicolizzata, in ogni ambito dell’esistenza. Festa delle donne? Cosa significa, allora, tale denominazione? Regalare un fiore alle donne in un preciso giorno dell’anno, ossia l’otto marzo, per caso? 

Sfugge, certo sfugge, che le donne hanno un’anima! E’ molto triste prendere atto che, ancor oggi, sfugga tale imprescindibile verità. Avere un’anima significa essere un soggetto che pensa, che osserva la vita e sente il suono delle sue magnifiche  manifestazioni e ne vive le conseguenti emozioni, partecipando ad esse attivamente, come protagonista. E dico, con fermezza, anzi lo ribadisco, con maggior fermezza, come protagoniste! 

Sfugge, ancora oggi, bisogna amaramente riconoscerlo, se è vero che vogliamo operare una svolta radicale a favore dell’affermazione delle donne, che essere donna significa, inesorabilmente, essere un soggetto pensante e non un oggetto, con scarsa o senza capacità cognitiva. 

Ancor oggi, si verifica una strana verità, ossia che ad una donna si possa perdonare tutto, tranne di essere intelligente. E’ con questa verità assurda che bisogni fare i conti! E lo ribadisco e non smetto di ribadirlo, fino all’ossessione, fino a quando non entra nelle coscienze non solo degli uomini, ma anche di tante, troppe donne. Purtroppo anche di troppe donne, che non sono certamente innocenti creature. Anche ad esse è rivolto il presente messaggio! Le donne sono portatrici di ineffabile bellezza intellettiva. Da questa certezza indiscutibile occorre prendere le mosse, se veramente vogliamo operare quella svolta decisiva e rivoluzionaria a favore delle donne, perché esse divengano veramente protagoniste della vita e non vittime!

 Sono  trascorsi secoli di storia, ma poco è cambiato a favore dell’affermazione del valore reale delle donne. Parole, tante parole e solo parole! Solo il riconoscimento del valore intellettivo delle donne, del loro valore intellettuale, del loro valore morale, umano, sociale, economico, spirituale e materno porterà definitivamente al capovolgimento della condizione femminile e  renderà le donne  partecipi  e protagoniste della storia umana, sia sul versante della conoscenza scientifica, sia sul versante della vita economica, sia sul versante della vita sociale, della vita educativa, della vita giuridica, dell’umanizzazione di tutti quegli ambiti in cui domina la violenza e la barbarie, di cui non solo la donna è vittima, ma anche l’intera umanità. 

Il cammino della civiltà riparte dalla partecipazione, negli ambiti decisionali, delle donne innamorate della vita, della cultura umana, della pedagogia dell’amore, dell’umanizzazione della vita economica, che fa rivivere le terre depresse ed annienta tanta efferata violenza. 

 Il cammino della civiltà che riparte dalle donne permetterà che esse acquisiscano quel potere decisionale per cui si possa seminare la cultura  dell’amore, rendendo gli uomini meno avidi di potere, ma innamorati del potere della vita e dell’amore. Quest’uomo solitario, assiso sul trono del potere, tanto ambito, senza avere accanto a sé una donna, che gli additi i percorsi della vera emancipazione dell’esistenza, non potrà che sbagliare, perché avrà interpretato la vita solo attraverso i suoi occhi, le sue esigenze.

Quest’uomo assiso sul trono del potere ha bisogno dello sguardo delle donne, degli occhi umanizzanti delle donne, ora più che mai, perché  quest’uomo solitario assiso sul trono del  potere ha fallito. E’ vero, ha fallito drammaticamente! Lo dimostra la devastazione creata dalla pandemia.

La speranza che le donne nutrono è che possano sedere accanto agli uomini per determinare, con cuore e cultura materna, la ricostruzione dell’esistenza umana.

Accogliamo, dunque, il pensiero ed il sorriso materno delle donne negli ambiti decisionali e ovunque palpita il bisogno di rinascere. Quel giorno in cui ciò si verificherà potrà  essere definito “La Festa delle Donne”, in quanto le donne festeggeranno il proprio esserci negli ambiti in cui si decide il percorso della vita umana. 


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