Un convoglio Trenord
5 minuti per la letturaTreni soppressi per mancanza di personale. File per i tamponi e le terapie intensive che tornano a riempirsi. Milano e la Lombardia stanno soffrendo per il balzo del Sars-Cov-2 sotto Natale: Trenord, la compagnia di trasporto ferroviario locale, ha dovuto comunicare che è costretta a sopprimere cento corse al giorno a causa delle assenze per malattia o alle quarantene.
“Le assenze sfiorano dunque il 12% delle circa 1300 persone, tra capitreno e macchinisti, che in questi giorni servirebbero per effettuare le 1800 corse programmate per le settimane di festività – ha scritto Trenord in un comunicato stampa – La diffusione dei contagi, per la prima volta dall’inizio della pandemia, sta incidendo fortemente sul servizio, determinando la previsione di circa 100 corse forzatamente soppresse nei prossimi giorni”.
Le difficoltà del trasporto locale rischiano di aggravare la situazione di Milano dove in questi giorni è scattata una sorta di corsa al tampone che ha creato lunghe code fuori dalle farmacie. C’è stato chi ha addirittura lanciato l’allarme sulla fine dei tamponi, mentre anche i centri allestiti dall’Esercito come al parco di Trenno hanno ripreso a lavorare a pieno ritmo. E nelle farmacie e nei centri privati si poteva, come da modello lombardo, trovare quasi istantaneamente un tampone di qualunque genere.
Ma i contagi sono aumentati e soprattutto sono aumentati i quarantenati. Una delle stime più diffuse fissa in 75mila i milanesi in isolamento perché contatto di un positivo. Dunque si respira un’aria ansiogena in Lombardia perché le procedure stanno diventando un problema come dimostra anche il caso di Trenord. E alcuni ricordano come a novembre 2020 ci fu una grossa impasse proprio sulla questione delle quarantene: duravano settimane o mesi perché non si riusciva a prenotare un tampone.
Il collo di bottiglia delle feste ha aggravato la situazione perché si sono realizzate le prime cene e feste e in migliaia si sono voluti sottoporre a un tampone di tranquillità. E il sistema regionale è andato in tilt, un problema evidenziato anche dallo scontro tra Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano, e Ats Milano: alle dichiarazioni del medico che stigmatizzavano il tilt del sistema di prenotazione, l’azienda sanitaria locale ha risposto “Con l’aumento esponenziale dei contagi nelle ultime settimane, si sono registrati rallentamenti e difficoltà nell’utilizzo del sistema informatico per la prenotazione dei tamponi per Sars-Cov-2 da parte dei Medici di medicina generale, ma il sistema è attivo e ogni giorno vengono registrate oltre 2800 prenotazioni da parte dei curanti”.
E dopo aver ricordato la riapertura del drive-through di Trenno e la possibilità di prescrivere i tamponi via mail o con ricetta, Ats ha aggiunto che “per potenziare ulteriormente l’offerta, ATS ha infine chiesto ai medici di famiglia di poter eseguire il test rapido nei propri studi, possibilità già prevista da oltre un anno, ma fino ad oggi poco praticata, considerando che gli oltre 2000 MMG svolgono quotidianamente una media di 60 test al giorno”. Sarebbero dunque i medici della mutua che effettuano pochi tamponi e non sanno usare il sistema di prenotazione.
Ma il botta e risposta è solo l’ennesimo sintomo dell’ansia lombarda di trovarsi di nuovo con limitazioni di movimento e la vita normale ferma. Per ora Regione sta governando l’impennata dei contagi aumentando progressivamente il numero dei posti letto Covid con l’aumento degli ospedalizzati, così da mantenere percentuali da zona bianca. E in quest’ottica nei primi giorni di gennaio potrebbe riaprire l’ospedale in Fiera. Lo stesso che ad esempio poteva essere spostato negli ospedali lombardi, per rimediare a uno degli errori più clamorosi della risposta lombarda alla pandemia: il posizionamento dell’ospedale in Fiera lontano da altre strutture. Questo sistema sta funzionando anche perché la regione non è più nelle condizioni di dover comprare ventilatori in tutta fretta, ora l’allarme è scattato perché il tasso di occupazione delle terapie intensive in Lombardia ha raggiunto il 13 per cento. Ma secondo l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) i posti totali sono 1530, dunque c’è ancora margine di manovra.
Eppure anche Fontana ha dovuto ammettere che alcuni parametri lombardi sono da zona gialla. Un cambiamento che apporterebbe poche modifiche alle norme già in vigore, perché la mascherina all’aperto è già obbligatoria e ci sono molte limitazioni minori. L’effetto psicologico però sarebbe potenzialmente devastante perché l’ansia da lockdown ha contagiato molte più persone del virus. Le aziende, gli enti pubblici, associazioni e ogni componente sociale lombarda ha il terrore di vedersi di nuovo chiudere le porte di casa. Con il Natale di fatto “salvato” l’economia lombarda sembra destinata a marciare fortemente riprendendo il suo ruolo di locomotiva del Paese. E rinascendo proprio dalle proprie disgrazie: uno dei principali importatori di tamponi che in questi giorni svuotano a ripetizione i magazzini viste le grandi richieste è di Bergamo. Proprio la città lombarda colpita più pesantemente dalla pandemia.
E nello stesso tempo i dati giornalieri al 28 dicembre parlano di un incremento di 100mila vaccini in più al giorno per la Lombardia che dunque sembra sulla buona strada per mantenere percentuali di vaccinati superiori alla media italiana. Grazie anche alla capacità di somministrare il 98 per cento delle dosi ricevute dallo Stato. Ma nessuno ha pensato ad esempio che se per le scuole valgono regole che impongono a insegnanti e studenti di essere sottoposti a tamponi regolarmente, alcune delle centinaia di milioni di euro spesi dalla giunta Fontana per creare piste ciclabili in mezza Lombardia potevano essere usate per dotare di infermiere scolastico e scorte di tamponi le scuole così da non gravare sui lavoratori e sulle famiglie.
Sarebbe stato un metodo anche per avere un controllo capillare sull’andamento dei contagi in un ambiente dove la vicinanza fisica è inevitabile. La giunta leghista però era affaccendata in altro nelle ultime settimane e ha perso l’ennesima occasione per dimostrare capacità organizzative.
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