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In Italia 7 milioni di persone non possono permettersi una vacanza. In Europa sono 35 milioni. Lo denuncia la Confederazione dei sindacati Ue (Ces) in un rapporto che si basa sui dati raccolti da Eurostat. Il dato peggiore in termini assoluti si registra in Italia, ma in percentuale, rispetto alla popolazione nella categoria a rischio di povertà, le situazioni più difficili sono in Grecia, Romania, Croazia, Cipro e Slovacchia.
I DATI DEL RAPPORTO
«Mentre l’accesso alle vacanze è cresciuto nell’ultimo decennio, la maggior parte delle famiglie a basso reddito rimane esclusa» scrive la Ces. Complessivamente, il 28% dei cittadini Ue non può permettersi una vacanza di una settimana lontana da casa, dato che sale al 59,5% per le persone il cui reddito è al di sotto della soglia di rischio di povertà (60% della media). In Grecia l’88.9% dei cittadini a rischio povertà non si può permettere una pausa estiva, in Romania l’86.8%, in Croazia l’84.7%, a Cipro il 79,2%, in Slovacchia il 76,1%. Il numero più elevato in termini assoluti è in Italia, seguono Spagna (4,7milioni), Germania (4,3 milioni), Francia (3,6 milioni) e Polonia (3,1 milioni). Anche in Belgio la situazione non è migliore: poco più della metà di coloro che percepiscono un reddito di povertà (56,7%) non può prendersi un break.
«Una vacanza non dovrebbe essere un lusso per pochi – commenta la segretaria generale della Ces, Esther Lynch – La direttiva Ue sui salari minimi adeguati deve essere rafforzata per garantire che i salari non siano mai così bassi da lasciare i lavoratori in condizioni di povertà e che la contrattazione collettiva diventi parte integrante dell’occupazione per garantire salari veramente equi per tutti».
Diversi cittadini europei il cui reddito è inferiore al 60% della media sono soprattutto disoccupati o pensionati, ma questo gruppo comprende anche milioni di lavoratori a bassa retribuzione, in particolare coloro che ricevono un salario minimo. Il dato drammatico, evidenziato dai sindacati europei, è che proprio il «salario minimo lascia i lavoratori a rischio di povertà in almeno 16 Stati membri della Ue e, secondo la Commissione europea, 22 milioni di lavoratori guadagnano meno del 60% della media».
Prendendo ad esempio la Romania, dove l’86,8% delle persone che vivono a rischio di povertà non può permettersi una vacanza rispetto al 46,7% di coloro che hanno un reddito superiore al 60% della media, le diseguaglianze sono evidenti. Questo divario di 40,1 punti percentuali è infatti cresciuto di 17,1 punti dal 2010. I maggiori divari tra i due gruppi di cittadini, rispetto alla possibilità di trascorrere delle vacanze, si trovano in: Croazia (43,2 punti percentuali), Grecia (43 punti), Bulgaria (42,4), Repubblica Ceca (41,1), Francia (40,4) e Romania (40,1). Divari che sono cresciuti soprattutto in Romania (17 punti), Slovacchia (14), Croazia (+13,8), Lituania (+8,3) e Ungheria (+7,9).
«Mentre diversi lavoratori sono via a godersi il tempo libero con gli amici e la famiglia, milioni di persone se lo perdono a causa della bassa retribuzione – ha detto Esther Lynch – L’aumento della disuguaglianza durante le vacanze mostra come i benefici della crescita economica in Europa nell’ultimo decennio non siano stati condivisi equamente».
LE MOSSE DELLA UE
La Commissione europea ha presentato lo scorso autunno una direttiva europea sui salari minimi adeguati e la contrattazione collettiva, che sarà esaminata dal Parlamento europeo dopo l’estate. Tuttavia, la direttiva Ue ha lo scopo di garantire che i salari minimi siano fissati a un livello adeguato e che i lavoratori vi abbiano accesso, sotto forma di salario minimo legale o di retribuzione stabilita da contratti collettivi. Ma la direttiva non impone alcun obbligo di introdurre un salario minimo legale negli Stati membri in cui non esiste, come ad esempio l’Italia, nel rispetto dei loro sistemi tradizionali.
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