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Dopo il caldo torrido, che peraltro non allenta la morsa, è scattata l’allerta della Protezione civile nelle regioni più colpite dall’afa per le prossime precipitazioni che già si annunciano violente e devastanti. Il rischio, infatti, è che grandine e temporali (si parla anche di tornado) possano provocare ulteriori danni sui terreni secchi che non riescono ad assorbire acqua.
È la solita alternanza che aggrava il conto per l’agricoltura, che Coldiretti ha stimato in 14 miliardi negli ultimi dieci anni tra perdite della produzione e danni a strutture e infrastrutture.
Ed è una situazione destinata a peggiorare. Il Pnrr ha messo in campo risorse e interventi importanti per prevenire e contrastare gli effetti del cambiamento climatico sui fenomeni di dissesto idrogeologico e la vulnerabilità del territorio. In particolare, 2,49 miliardi sono destinati alla gestione del rischio di alluvione e idrogeologico.
IL CEMENTO DIVORA I TERRENI FERTILI: I TREND REGIONALI
Ora, però, queste misure strategiche potrebbero rimanere impigliate nella crisi di governo, mentre l’Italia continua a “bruciare” terreni fertili. L’Ispra, nel rapporto presentato ieri, ha denunciato la cancellazione di ettari alla velocità di 19 al giorno, il valore più alto degli ultimi dieci anni. Ogni secondo si perdono 2,2 metri quadrati, con la scomparsa “irreversibile di aree naturali e agricole”.
Una città là dove c’era l’erba, come denunciava il ragazzo della Via Gluck nel lontano 1966. Il cemento divora i terreni fertili. I valori di suolo più consumato si registrano in Lombardia, Veneto e Campania, mentre per gli incrementi maggiori del 2021 spiccano Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Puglia. In quest’ultima regione oltre 6mila ettari sono occupati dagli impianti fotovoltaici a terra che in tutta Italia coprono 17mila ettari. E nel futuro si prevede un aumento di 50mila ettari destinati ad accogliere i pannelli solari.
Più virtuose sono state Molise, Basilicata e Calabria, con incrementi al di sotto dei 100 ettari. Tra il 2006 e il 2021, secondo i dati Ispra, l’Italia ha perso 1.153 km quadrati di suolo naturale sommerso dal cemento. Con il risultato di aumentare allagamenti e ondate di calore, perdita di aree verdi e biodiversità e danni stimati in 8 miliardi all’anno.
CEMENTO E TERRENI FERTILI: IL PERICOLO IDRICO
Il cemento ricopre 21.500 km quadrati di suolo nazionale. Nonostante gli appelli degli ultimi anni, nel 2021 il fenomeno si è rafforzato anche per la mancanza di interventi normativi in grado di arrestare il processo di degrado del territorio.
Nello spazio di una generazione – ha denunciato Coldiretti – è scomparso più di 1 terreno agricolo su 4 «seguendo un modello di sviluppo sbagliato che mette a rischio l’ambiente, la sicurezza dei cittadini e la sovranità alimentare del Paese in un momento difficile».
Le aree perse in Italia dal 2012, secondo l’analisi dell’organizzazione agricola, avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli.
E mentre la Commissione Ue, su pressione di tutti i partner, compresa l’Italia, ha annunciato anche per il prossimo anno la messa a coltivazione di terreni per incrementare i raccolti di mais e cereali, nel nostro Paese si perdono superficie coltivabili.
Quest’anno Bruxelles ha consentito la coltivazione di 200mila ettari in più in Italia che però di ettari, in questi ultimi anni, ne ha persi più di 800mila.
«Come pretendiamo di incrementare le nostre produzioni agroalimentari in qualità e soprattutto in quantità – ha detto il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota – se continuiamo a mangiare suolo agricolo con nuovo cemento e pannelli solari?».
Rota ha ricordato che per la tragedia in corso in Ucraina prende forma una nuova geopolitica del cibo che rende necessaria una minore dipendenza dall’estero. Oltre alle materie prime agricole, merce preziosa con l’impennata dei prezzi, i terreni “in attività” avrebbero consentito l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora invece aggravano la pericolosità idraulica dei territori.
LA SICCITÀ IN CONSIGLIO DEI MINISTRI
Senza aree verdi aumenta anche l’inquinamento: ambiente e agricoltura viaggiano in tandem. Con il Pnrr il governo ha dimostrato una sensibilità nuova su questi temi, ma ora tutto rischia di essere fagocitato nella campagna elettorale.
È successo, per rimanere sul tema del suolo, con il governo Monti che aveva presentato un provvedimento per fermare l’indiscriminato consumo del suolo. Poi il governo cadde e dal 2013 – come ha ricordato il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi – la legge non è stata ancora approvata, restando «ferma nei meandri parlamentari».
Ora in ballo ci sono provvedimenti annunciati e ieri, al termine dell’incontro delle parti sociali con il premier Mario Draghi, il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha fatto sapere che il governo ha garantito che nel prossimo Consiglio dei ministri verrà portato all’ordine del giorno il tema della siccità. Per Coldiretti, però, al di là degli aiuti, serve «una pianificazione degli interventi strutturali che possano risolvere il problema riuscendo a trattenere il 52% dell’acqua con la realizzazione dei bacini di accumulo contro l’attuale 11%».
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