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Mara Carfagna

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L’emergenza acqua entra prepotentemente nell’agenda del governo. Dopo il via libera allo stato d’emergenza per le cinque regioni del Nord Italia più colpite dalla siccità – Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Veneto – e lo stanziamento di 36,5 milioni per far fronte ai primi interventi, il governo lavora alla messa a punto di un decreto con le “Disposizioni urgenti per la prevenzione e il contrasto della siccità e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”.

Ieri, prima di partire per Ankara dove ha presieduto insieme a Recep Tayyip Erdoğan, il vertice intergovernativo tra Italia e Turchia, il premier Mario Draghi, ha incontrato i ministri coinvolti nell’individuazione degli interventi e quindi nella stesura di un provvedimento complesso, anche per via dei tanti soggetti interessati. Le risorse in campo sono quelle del Recovery Fund, il decreto si propone di spingere sull’acceleratore per la realizzazione dei progetti previsti nel Pnrr.

Un tassello importante nel quadro degli interventi nel settore idrico è il Cis Acqua annunciato dal la ministra del Sud, Mara Carfagna, che – con una dote di circa un miliardo di euro – raccoglierà e finanzierà proposte di interventi immediatamente realizzabili per dare impulso agli investimenti pubblici.

Intanto la lista delle regioni in stato d’emergenza potrebbe allungarsi per comprendere anche il Lazio, l’Umbria – che ha chiesto di inserire nel prossimo provvedimento il bacino del lago Trasimeno – e la Toscana che sta valutando la richiesta all’esecutivo per la parte della regione che registra i danni maggiori, mentre anche il Consiglio regionale delle Marche ha approvato una mozione che impegna il presidente a chiederne l’estensione anche alla propria regione.

La disponibilità del governo c’è, come ha confermato anche il capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, sottolineando poi che «una risposta importante» arriverà con «la scelta del governo di affiancare alla dichiarazione di stato d’emergenza un grande piano per l’acqua di cui molti interventi sono già previsti all’interno del Pnrr».

La dichiarazione di stato d’emergenza, ha infatti sostenuto, «consentirà la mitigazione degli effetti dovuti alla carenza di acqua nel nostro Paese, ma la tragedia della Marmolada e l’impegnativa campagna contro gli incendi boschivi ci ricordano che eventi come questi affondano le radici nel fenomeno dei cambiamenti climatici, e dunque richiedono interventi di portata più ampia».

Il sottosegretario alle Politiche agricole, Francesco Battistoni, ha ampliato il raggio d’azione sollecitando l’intervento della Ue, con un Recovery Plan specifico per la siccità (di cui si discuterà giovedì in plenaria a Strasburgo) per far fronte a un problema che riguarda l’intero Vecchio Continente. «Se vogliamo essere autosufficienti come Europa sul fronte alimentare, idrico ed energetico, allora dobbiamo fare un grande sforzo economico a livello europeo. Questo senza però abbassare i nostri standard di produzione nazionali», ha affermato intervenendo alla prima giornata dell’assemblea nazionale di Anbi, associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue cui ha fatto pervenire un messaggio di saluto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri in visita di Stato in Mozambico, mentre oggi sarà nello Zambia. Il capo dello Stato ha sottolineato il contributo dei consorzi di bonifica alla riqualificazione di territori malsani, al riscatto della popolazioni che vi vivevano «in condizioni miserrime» e «alla crescita di una moderna economia agricola». Quella che ora il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova.

Intanto al piano per l’acqua annunciato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, si affiancherà anche il Cis Acqua che, ha spiegato la ministra Carfagna in un messaggio all’Anbi, interverrà «con investimenti significativi e mirati sull’intero ciclo dell’acqua: lo sfruttamento sostenibile delle fonti, la depurazione delle acque reflue, la gestione integrata delle risorse idriche superficiali e sotterranee per usi civili e agricoli». E’ fissata per il 21 luglio la convocazione del pre-tavolo cui prenderanno parte i rappresentanti di tutte le Regioni, i gestori dei servizi idrici e i ministeri competenti – Economia, Infrastrutture e mobilità sostenibile, Transizione ecologica, Politiche agricole e l’Associazione dei Consorzi di Bonifica.

«L’emergenza siccità – ha scritto Carfagna – ci impone di accelerare ogni azione sulla qualità e disponibilità delle risorse idriche per un motivo pratico e per un motivo “storico”. Il motivo pratico è che abbiamo conquistato, finalmente, le risorse per agire. Il motivo “storico” è che viviamo tempi che rimettono in discussione diritti che consideravamo acquisiti: la crisi climatica sta rendendo il bene più essenziale per la vita, l’acqua, tanto scarso quanto conteso, ed è tempo di occuparsene con rapidità ed efficacia».

Il fenomeno è tutt’altro che nuovo: negli ultimi 20 anni, ha rilevato il ministro della Pa, Renato Brunetta, la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro. Il 2022, ha affermato, «sarà da ricordare anche per questo flagello, che si aggiunge agli aumenti dei prezzi delle materie prime, dei beni energetici e alimentari, scatenati dalla guerra in Ucraina. Tre componenti che valgono circa il 4,3% del tasso di inflazione».

Coldiretti dal canto suo stima in oltre 3 miliardi le perdite subite dalle 225mila imprese agricole dei territori ora “coperti” dallo stato d’emergenza che vedono il proprio futuro in bilico. Il dimezzamento delle piogge nel 2022 ha avuto un impatto devastante sulle produzioni (- 45% per il mais e i foraggi, – 20% per il latte nelle stalle). Pesa la mancanza di una rete di invasi capace di trattenere l’acqua della pioggia. In questo senso va il progetto elaborato da Anbi e Coldiretti per la realizzazione del piano laghetti: 10.000 nuovi invasi su tutto il territorio nazionale (6.000 aziendali + 4.000 consortili) da realizzare entro il 2030.

Non soffre solo l’agricoltura: l’emergenza idrica coinvolge in tutta Italia 71mila imprese artigiane con 287mila addetti che operano nei dieci comparti manifatturieri con la maggiore intensità di utilizzo dell’acqua. A evidenziarlo è la Confartigianato che segnala l’impatto del deficit idrico sulle attività delle piccole imprese. In particolare, nelle cinque regioni per le quali il governo ha dichiarato lo stato di emergenza sono localizzate 40mila aziende artigiane water intensive che danno lavoro a 187mila addetti. Tra i settori più idro-esigenti Confartigianato indica quello estrattivo, seguito da tessile, petrolchimico, farmaceutico, gomma, materie plastiche, vetro, ceramica, cemento, carta e prodotti in metallo.


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