Un impianto eolico offshore
4 minuti per la letturaEdison, Ansaldo, Eni, Saipem, Sorgenia e Gruppo Toto, senza contare altri gruppi stranieri pronti a investire nell’eolico offshore.
L’eolico offshore è la nuova frontiera dell’ingegneria energetica che progetta e realizza turbine eoliche sulla superficie di specchi d’acqua, generalmente mari od oceani, all’interno della piattaforma continentale, ma possono essere situati anche in acque interne più basse, come quelle dei laghi o dei fiordi in cui gli aerogeneratori vengono installati tramite fondamenta fissate sul fondale.
I PROGETTI
Lontano dalla costa i venti sono caratterizzati da velocità più stabili ed elevate, pertanto i parchi eolici offshore riescono a generare una maggior quantità di energia a parità di numero di unità installate. E la Sicilia, al centro del Mediterraneo – regione insulare caratterizzata da elevata ventosità, dove soffiano impetuosi il maestrale, e lo scirocco, ma anche libeccio in primavera e autunno e tramontana in inverno – è in pole position per fare il pieno di investimenti e creare nuova occupazione in un settore, quello delle energie alternative, di sicuro avvenire.
Sono almeno sei i progetti per sfruttare l’eolico offshore in attesa di approvazione dalle autorità competenti: uno dovrebbe essere realizzato nel Mar Mediterraneo meridionale, di fronte ad Agrigento, e cinque nel Canale di Sicilia, di fronte a Trapani.
Pur facendo la parte del leone, la Sicilia non sarà la sola regione presa di mira dagli imprenditori che vogliono fare business con l’eolico offshore. Da qui al 2030 l’Italia punta a installare 900 megawatt di eolico offshore in mare, secondo le previsioni contenute nel Piano nazionale integrato energia e clima. Sono 40 i progetti per i quali sono state presentate altrettante richieste di connessione a Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, ma finora non ce n’è nemmeno uno in funzione.
Il primo a tagliare questo traguardo, nel 2022, sarà il parco eolico di Taranto, i cui lavori procedono alacremente. I ritardi nell’avviamento dei cantieri sono in genere imputabili al complesso iter autorizzativo, ma, a volte, bisogna fare i conti anche con le reazioni non sempre benevole delle popolazioni delle località interessate dalle iniziative.
Qualora venissero realizzati tutti i progetti, il Paese arriverebbe a 17mila megawatt di eolico offshore installati, una potenza quasi 19 volte superiore a quella prevista dal Piano nazionale. Dei 17 GW complessivi, 5,2 GW sono progettati in aree con fondale fino a 100 metri, 5,3 GW tra 100 e 300 metri e 6,5 GW oltre i 300 MW.
LE AREE INTERESSATE
Il ministero della Transizione ecologica ha ricevuto 40 progetti di impianti eolici offshore flottanti, da realizzare prevalentemente al largo della Sicilia e della Sardegna, lungo la costa Adriatica e, per la restante parte, distribuiti tra Ionio e Tirreno.
Le manifestazioni di interesse inviate al Mite sono 64, di cui 55 da parte di imprese e associazioni di imprese, 3 da parte di associazioni di tutela ambientale (Wwf, Legambiente e Greenpeace) e 7 da altri soggetti (Anev, Elettricità futura, Cna, Cgil, Università Politecnico di Torino, Owemes – associazione di ricercatori, Consorzio Internazionale per lo sviluppo e ricerca Adriatico e Mediterraneo).
Altri progetti dovrebbero riguardare lo Ionio e il Canale di Sicilia, dove sono state avanzate otto richieste di connessione per altrettanti progetti. Uno è Med Wind, che prevede la costruzione di un parco eolico composto da 190 turbine galleggianti a circa 60 km dalla costa. La potenza installata sarà di 2 GW e la produzione annua stimata di 9TWh. Un altro progetto dovrebbe sorgere nell’area settentrionale del Canale di Sicilia, a circa 37 chilometri a sud-ovest di Marsala. Anche in questo caso si tratta di un impianto galleggiante composto da 25 turbine eoliche da 10 megawatt l’una. Il progetto è sviluppato dalla società danese Copenhagen Offshore Partners.
NUBI ALL’ORIZZONTE
Rexenia è un altro progetto presentato dal Gruppo Toto per un impianto che dovrebbe sorgere al largo delle isole Egadi, sul Canale di Sicilia, a 60 chilometri dalla costa, tra la Tunisia e Mazara del Vallo. Ognuna delle torri eoliche sarà distante 3,5 chilometri dall’altra. Un impianto da 2,9 Gigawatt pensato per soddisfare 3,4 milioni di famiglie. Il Parco eolico Rexenia non soltanto sarebbe lontano dalla terra ferma, ancorato al fondo del mare, ma prevede anche dei rilevatori di posizione dei cetacei.
Tutto bene? Neanche per sogno. Sullo sfondo la polemica a distanza tra ambientalisti, favorevoli all’eolico come passo decisivo verso la transizione energetica e per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, e i pescatori, contrari perché temono che gli impianti possano pregiudicare alla lunga la loro attività economica.
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