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Zelensky e Putin

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6 minuti per la lettura

di RAFFAELLA GHERARDI
Professoressa dell’Alma Mater
Università di Bologna

Davanti alle terribili immagini e notizie che i media trasmettono quotidianamente sulla guerra totale scatenata da Putin in Ucraina e sulla conseguente catastrofe umanitaria in atto, è presumibile che i cittadini delle odierne democrazie siano in grado di dare un loro primo e immediato giudizio su chi è l’aggressore e chi è l’ aggredito, su chi ha invaso uno Stato sovrano, violando ogni basilare principio del diritto internazionale, e chi vede ora il suo Paese devastato da bombardamenti che fanno strage di un popolo, oltre che di tutte le forme e strutture della sua pacifica convivenza (abitazioni civili, scuole, asili, ospedali).

IL VIAVAI DEI GURU IN TV

Essi interrogano anche le loro coscienze in proposito, nell’auspicabile prospettiva di una pace che ponga fine allo scempio che si compie sotto i loro occhi e che si coniuga subito con le opzioni teoriche di ognuno (pace a ogni costo? Secondo quali direzioni e con quali attori? Intervento a fianco di chi sta difendendo il proprio Paese? Se sì: quale tipologia di intervento? ecc..,).

Ma quegli stessi cittadini che hanno la fortuna di non vivere all’interno di un regime autoritario e liberticida, hanno anche la possibilità e la volontà di rivolgersi a fonti di informazione diverse che li aiutino a tentare di capire più approfonditamente cause e soggetti della tragedia in atto. Di qui la rincorsa dei media alle voci di esperti a vario titolo, in primo luogo sul terreno generale della geopolitica e a specialisti di molti settori che a loro volta servano a dar luce a quest’ultima, dalle relazioni internazionali, alla economia, alla storia e via di seguito.

Di fronte all’opinione pubblica vengono interpellati politici, esponenti di alte gerarchie militari e diplomatiche, insieme con numerosi analisti dei sopra citati ambiti (oltre che, ben inteso, i soliti “tuttologi” di fama che fino a ieri pontificavano su Covid 19, annessi e connessi e oggi sono pronti a riciclarsi su altro tema all’ordine del giorno) e assegnati loro spazi assai ampi in primo luogo all’interno degli “speciali” sulla guerra in Ucraina dei vari canali televisivi.

Non ci si deve certo stupire che, nelle spire dell’odierna società della comunicazione e dello spettacolo, la funzione di veri e propri guru della stessa che fino a poco fa era stata svolta da virologi rapidamente assurti a vere e proprie star televisive, sia stata altrettanto celermente soppiantata dagli esperti ora in auge. A questi ultimi l’arduo compito di chiarire a un pubblico ampio come mai ci si ritrovi ora sul teatro della invasione di uno Stato sovrano e di una guerra dalle possibili inimmaginabili devastanti conseguenze su scala planetaria, in forza del fatto che il Paese invasore che l’ha provocata è una potenza nucleare.

La concreta possibilità dell’uso di armamenti nucleari è stata del resto reiteratamente evocata con cura da Putin e dai suoi, a vari livelli comunicativi, fin dalle prime battute di quella che essi definiscono “operazione speciale in Ucraina”, una sorta di filo rosso (essere la Russia una potenza nucleare!) della loro ben consapevole strategia della paura di cui innalzare progressivamente i toni contro l’Occidente.

UNA GUERRA IMPARI

Ecco quindi la forte attenzione dell’opinione pubblica alla prospettiva di un’informazione quanto più possibile ampia e approfondita da parte dei media, anche in relazione ai possibili esiti finali della guerra, delle mediazioni politiche che potrebbero realisticamente configurarsi per dar luogo a un tavolo credibile di trattative di pace e a tutti gli elementi che potrebbero caratterizzare quest’ultima e il conseguente riassetto interno e internazionale degli Stati.

Se le varie competenze politiche, diplomatiche, militari, scientifiche ad ampio spettro, sul vasto e diversificato terreno delle scienze politiche e sociali e internazionali, si rivelano senz’altro importanti per rendere partecipi i cittadini della complessità dei problemi in campo, resi drammaticamente urgenti dalla guerra, resta qualche dubbio invece a proposito di far balzare alla ribalta degli schermi televisivi alcune expertise di cui penso i cittadini potrebbero tranquillamente fare a meno, anzi, forse addirittura si indispongono quando le sentono richiamate con serietà, alla pari di tanti altri dati utili a far capire bene che è ora in corso (come in tutte le guerre) anche una guerra sul fronte dell’informazione e della propaganda da parte sia dello Stato aggressore che dello Stato aggredito.

«Che senso ha – hanno tutto il diritto di chiedersi i cittadini – che illustri massmediologi o altri, più o meno improvvisati, vadano in televisione a spiegare che Zelensky buca gli schermi anche in forza della sua esperienza di attore? Che indossa una maglietta verde per sottolineare che sta vivendo in prima persona quanto sta vivendo il suo popolo, esattamente alla pari, partecipe delle sue sofferenze, e quindi suscitare immediata empatia da parte dei cittadini di altri Paesi?».

E poi ancora qualche altro commento del tipo che segue: «Quando si rivolge al parlamento di un determinato Stato occidentale, Zelensky ha senz’altro uno staff di livello che gli suggerisce riferimenti specifici alla storia di quel Paese, così ha fatto ricordando agli inglesi Churchill, agli americani Pearl Harbour e le torri gemelle, alla Germania il muro di Berlino ecc.»… e avanti tutta in questo senso. Chi sa come saranno rimasti male, verrebbe da dire ai “normali” cittadini, che il 22 marzo Zelensky non abbia richiamato davanti al Parlamento italiano la storia della Resistenza partigiana o qualche episodio del nostro Risorgimento, elementi su cui qualche scommessa era già in corso da parte di qualche commentatore.

No, verrebbe da gridare da parte dei cittadini che si sentono profondamente appartenenti alle loro democrazie, quella in corso non è una semplice campagna mediatica alla pari tra Putin e Zelensky, tra Paesi che si riconoscono pacificamente sovrani l’uno con l’altro e i cui leader cercano di conquistare l’opinione pubblica di altri Paesi anche in forza di attenti consiglieri di immagine… Si tratta di una guerra impari in corso, scatenata dalla volontà di potenza di un Putin che sa sventolare persino lo spettro delle armi nucleari di cui il suo Paese è dotato. Di fronte a tutto questo parlare di capacità mediatica di Zelensky e andare alla ricerca di quali ne siano gli elementi sembra perlomeno inopportuno. Cosa altro poteva rimanere al leader ucraino che non la speranza di poter toccare direttamente le corde dei cittadini e dei loro liberi Parlamenti e di lanciare loro un grido di dolore di fronte alla tragedia in atto nel suo Paese?

ASCOLTARE PUTIN? ANCHE NO

E qualcosa verrebbe ancora da commentare amaramente da parte dei cittadini italiani (che hanno visto per fortuna unita la stragrande maggioranza dei loro rappresentanti in Parlamento, ivi compresa l’opposizione, di fronte al discorso di Zelensky) relativamente a quei parlamentari ed esponenti di partito che avrebbero addirittura voluto ascoltare in Parlamento le ragioni di Putin e che dello stesso Parlamento hanno poi lasciati vuoti gli scranni…

Non bastano loro la guerra di aggressione di uno Stato sovrano, le migliaia di vittime civili, i dieci milioni di profughi (dati delle Nazioni Unite) di questa guerra, ecc.: loro, le anime belle, avrebbero voluto ascoltare l’artefice di tutto questo… Nemmeno la resistenza che sta dimostrando un intero popolo… no, proprio no, è Putin l’autocrate che occorreva ascoltare e situarlo alla pari di chi resiste a tanta violenza…


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