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«Comunque la pensiate, benvenuti a Samarcanda». Fu Michele Santoro da Salerno, nel 1987, a lanciare un nuovo formato di talk show dove i politici e gli opinionisti in studio e la “piazza”, in collegamento esterno, interagivano e facevano spettacolo e audience. Vennero cambiati i canoni del talk storico, quelli dove il pubblico applaudiva e i politici e le “star” parlavano – Maurizio Costanzo fa quarant’anni del suo Show in questo mese. Samarcanda, in un momento storico caratterizzato dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine della Prima Repubblica, salì dagli 800mila spettatori del 1987 agli oltre quattro milioni e mezzo della stagione 1991-1992. Siamo arrivati al capolinea per i talk show politici? Nella prima parte della stagione autunnale, da fine settembre, all’11 novembre, Piazza Pulita è il solo talk politico ad aver guadagnato in quota di ascolto sui televisori accesi (share) rispetto all’anno precedente. Tutti gli altri hanno perso ascolti. Certo, ad ottobre tutta la televisione ha prodotto un ascolto inferiore di un milione rispetto al giorno medio dell’ottobre 2020, mentre la prima serata ha perso due milioni e mezzo di individui in ascolto.

La piazza, inoltre, è progressivamente scomparsa dai talk, se non con interviste spesso selezionate “su misura” per convalidare la tesi del programma. Il pubblico è tornato ad applaudire e basta, e talvolta a fischiare e rumoreggiare. I politici sono stati portati ad elevare i toni dello scontro più che a confrontarsi sui contenuti. La televisione generalista, che ha creato i talk show, del resto, è assediata da contenuti trasmessi in streaming da colossi come Netflix e Amazon, su tutte le piattaforme e su tutti i terminali, compresa la televisione, quando si tratta di una smart tv collegabile alla Rete. Il dato di ottobre rilevato da Studio Frasi vede le tv Altre, quelle che non aderiscono alla rilevazione ma trasmettono contenuti tv, crescere del 10,6% in prima serata ma, soprattutto, del 93,9% tra i possessori di un apparecchio connesso alla Rete. Il cambio obbligato del televisore o del decoder entro il gennaio 2022 e per i più vecchi già da fine ottobre, rischia di trasformarsi in un clamoroso vantaggio per le multinazionali dello streaming.

La pandemia, con il lockdown, insomma, ha premiato gli schermi domestici, rivitalizzando anche gli ascolti dei talk show. Ora, gli ascolti tornano a scendere. Un’analisi sui dati di ascolto dei principali talk show politici, effettuata dallo Studio Frasi sui dati Auditel, permette di valutare l’andamento dei talk dal 2019 al 2021, tenendo conto della crescita nel consumo di televisione avvenuto nel corso del 2020. Dall’inizio di quest’anno, peraltro, si è avviata una nuova fase anche per la comunicazione politica televisiva. L’ex premier Conte era la presenza principale nei Telegiornali e nelle Reti nazionali e il Governo era al centro dei dibattiti. L’Esecutivo delle larghe intese, guidato da Mario Draghi, ha cambiato anche la comunicazione della politica nei media, a partire da quello televisivo. La presenza in prima persona dei membri del Governo si è rarefatta, l’opposizione si è ridotta a Fratelli d’Italia, il populismo, del quale molti talk sono stati il megafono e la nutrice, ha cercato nuovi contenuti da “gridare”, come il No Green Pass o l’immigrazione clandestina, mettendo in secondo piano l’economia reale e le politiche governative.

“I partiti non si differenziano – aggiunge Francesco Siliato, partner di Studio Frasi – perché sono tutti all’interno di una cultura neoliberista e quasi tutti all’interno della maggioranza che sostiene Draghi. I Talk, allora, cercano di calcare la mano sulle differenze tra i partiti, come sull’immigrazione, sul reddito di cittadinanza o sul Green Pass. Il Governo non è più al centro dell’attenzione”.

I risultati non sono eclatanti, con qualche differenza tra un talk e l’altro: secondo Studio Frasi, tra gli altri, Otto e mezzo, su La 7, ha perso 309mila individui in ascolto sul 2020 ma ne ha guadagnati 106mila sul 2019. Presa diretta, su RaiTre, ha perso oltre 200mila ascolti ma ne ha guadagnati 251mila sullo stesso periodo del 2019.

I Talk di Rete4 sono tra quelli con le maggiori perdite: Stasera Italia ha perso 269mila individui in ascolto sul 2020 e 230mila sul 2019, a parità di puntate trasmesse. Quarto grado ha perso 106mila ascolti sul 2020 e ben 221mila sul 2019. Fuori dal coro ha perso 141mila individui in ascolto rispetto al 2020, ma ancor più rispetto al 2019 (237mila), quando non ci fu alcun picco di ascolti. Quarta Repubblica ha perso 256mila ascolti sul 2020 e 312mila sul 2019, sempre a parità di puntate trasmesse (con l’1% di share in meno sul 2020).

Non sono solo alcuni talk politici di Mediaset a perdere ascolti: anche la Rai registra alcuni vistosi arretramenti. #CartaBianca, ad esempio, perde 220mila ascolti sul 2020 e 126mila sul 2019, in linea con la riduzione del consumo di tv, ma ben 350mila sul 2019.

I talk più “gridati”, insomma, sembrano non riscuotere più i favori del pubblico: a La 7, mentre Piazza Pulita guadagna l’1,4% di share sul 2020, Non è l’Arena perde l’1,2% di quota e ben 322mila ascolti rispetto al 2019. Deve far riflettere, infine, l’età media degli spettatori dei talk politici: la pandemia aveva abbassato l’età media, quando l’intera famiglia doveva stare in casa. Ora l’età media si rialza.

Stasera Italia aveva 67 anni di età media dei suoi spettatori nel 2019, era scesa a 65 nel 2020, è tornata a 67 nel 2021. #CartaBianca era scesa da 65 a 64 anni di età media tra il 2019 e il 2020. Nel 2021 il suo spettatore ha mediamente 66 anni. Non è un buon viatico per il futuro dei nipotini di Samarcanda.


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