Sfruttare il moto delle onde del mare per produrre energia: è l’obiettivo del progetto avviato da Enea e Politecnico di Torino
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L’Europa confida sull’energia del mare: entro 2050 il 10% di elettricità, questa l’ambizione della Commissione europea, arriverà dal mare, coprendo i bisogni di 94 milioni di famiglie, evitando l’emissione di oltre 230 milioni di tonnellate di CO2, tagliando di 266 miliardi di euro la “bolletta” energetica del Vecchio Continente e occupando almeno 500mila persone.
La Sicilia, che vanta il primato di generare da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico) oltre il 33% dei 17 miliardi di kilowattora che consuma ogni anno ed è quindi in linea con la tabella di marcia fissata da Bruxelles che prevede entro il 2030 l’abbattimento di almeno il 55% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990, si candida a fare da apripista nello sfruttamento di questa innovativa fonte energetica rinnovabile.
IL PROGETTO
L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (Enea) e il Politecnico di Torino hanno messo a punto la versione 2.0 del PEWEC: il convertitore di onde marine in energia elettrica per il Mediterraneo, dove le onde sono di piccola altezza e alta frequenza.
Questo sistema a basso costo per produrre energia dal mare si presenta particolarmente interessante per le tante piccole isole non autosufficienti energeticamente, dove la fornitura di elettricità è garantita da costose e inquinanti centrali a gasolio. Simile a uno scafo di forma semicircolare da posizionare in mare aperto, il nuovo sistema è in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione del dispositivo per effetto delle onde.
Dentro questo enorme scafo, che sembra un barilotto gigante tagliato longitudinalmente, ci sono dei pendoli (Pewec sta appunto per Pendulum Wave Energy Converter): quando i pendoli oscillano a causa del movimento del guscio semicilindrico sospinto dalle onde, il motore collegato al fulcro produce energia.
Il Pewec potrà essere installato lungo le coste “più energetiche” del Mediterraneo, come ad esempio la costa occidentale della Sardegna e il Canale di Sicilia. Il dispositivo da 525 kW sarà lungo 15 metri, largo 23 e alto 7,5 per un peso comprensivo di zavorra di oltre 1.000 tonnellate. Il team di ricercatori, inoltre, sta studiando la riduzione dei costi del dispositivo e l’aumento dell’efficienza di trasformazione dell’energia, tramite l’adozione di materiali a basso costo e l’integrazione di pannelli fotovoltaici.
«Nell’ultimo periodo, con i rincari dei prezzi dell’energia cui assistiamo, l’autosufficienza della Ue diventa un tema centrale – dice Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio Enea di Modellistica climatica e impatti – Transizione energetica significa dipendere sempre meno dai combustibili fossili che importiamo dall’estero. Autosufficienza, dunque, che per la Sicilia significa anche sfruttare le onde marine e le maree».
LA PRODUZIONE
L’Enea ritiene che gli Stretti di Messina e di Gibilterra siano i più idonei del Mediterraneo dove allocare questi impianti. «Grazie allo sfruttamento delle sue correnti che raggiungono velocità superiore a 2 metri al secondo – dicono all’Enea – la produzione di energia potrebbe arrivare a 125 GW/h l’anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di una città come Messina».
«Il Set Plan della Ue (European strategic energy technology plan) – prosegue Sannino – riguarda tutte le tecnologie energetiche ed è uno strumento fondamentale che aiuta ad allineare le priorità della ricerca sull’energia pulita europea e nazionale, trasformando le sinergie in progetti e risultati concreti, portando soluzioni dal laboratorio al mercato e supportando il nostro ecosistema con l’energia pulita. Abbiamo ricevuto importanti riconoscimenti per i progetti che puntano a convertire in energia le onde marine».
Naturalmente tali progetti necessitano di studi approfonditi per progredire. In base ai dati del secondo rapporto OceanSet, in Europa l’energia dal mare ha ricevuto negli ultimi anni dai programmi di ricerca e sviluppo regionali e nazionali 42,7 milioni di euro di finanziamenti. Il Regno Unito ha stanziato il budget più alto per l’Ocean Energy con 22 milioni di euro, mentre la Francia è stata la seconda con 5,8 milioni di euro. I fondi di Italia, Spagna, Svezia e Irlanda si aggirano tra i 2 e i 4,7 milioni di euro.
I fondi devono essere indirizzati bene e non tutti i luoghi sono sufficientemente produttivi. Secondo Enea, partner del progetto Ue OceanSET, in questa fonte di energia pulita (dal moto ondoso e dalle maree) l’Europa potrebbe diventare leader a livello mondiale con un giro d’affari potenziale di oltre 50 miliardi di euro l’anno e la creazione di 400mila nuovi posti di lavoro al 2050.
«Bisogna distinguere – sottolinea Sannino – la possibilità di “catturare” energia dalle maree che sono determinabili e possono essere previste addirittura con anni di anticipo e la possibilità di “catturare” energia dalle onde che sono molto più imprevedibili e generate da vari fattori. Il convertitore di onde marine in energia elettrica deve dunque essere installato in luoghi adatti».
«Si tratta di strutture – osserva il ricercatore – che hanno un grande vantaggio, ma non impattano sul paesaggio essendo praticamente invisibili. Stiamo provando a far abbassare i costi di produzione per rendere l convertitore più appetibile al mercato; il rischio altrimenti è quello di virare verso lo sfruttamento di altre fonti di energia green più a basso costo”.
SICILIA AL TOP
In attesa di poter sfruttare l’energia derivante dal moto ondoso, la Sicilia può essere annoverata sicuramente tra le regioni d’Europa più interessanti per la diversificazione delle fonti energetiche e tra le più avanzate nel processo di transizione ecologica.
Si pensi che l’isola, alla fine del 2020, vantava 59.813 impianti fotovoltaici, 890 eolici e 30 idroelettrici. Dalle fonti rinnovabili scaturisce il 33% dei 17 miliardi di kilowattora che consuma. Svimez stima in 8,8 miliardi di euro l’importo degli investimenti in progetti di energia rinnovabile presentati ma non ancora approvati dalla Regione Siciliana, che potrebbero generare 19.325 nuovi posti di lavoro e porterebbero la produzione da 3,5 a 43 Gigawatt.
Tra i progetti già approvati ci sono quelli di Terna, l’azienda che gestisce l’infrastruttura elettrica nel nostro Paese, che investirà circa 4 miliardi di euro per realizzare un elettrodotto da 172 chilometri fra Chiaramonte Gulfi (Ragusa) e Ciminna (Palermo) e creerà 450 posti di lavoro e il progetto interregionale Tyrrhenian Link (si veda Il Quotidiano del Sud del 21 dicembre 2021).
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