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UN 2021 archiviato con una robusta ripresa che lascia il testimone quest’anno ad una fase d’incertezza per inflazione e caro energia. Il Report di Mediobanca sul settore Media&Entertainment “tra pandemia e digitalizzazione” stima una crescita dell’8% dei ricavi per i principali operatori italiani del settore nel 2021, con una crescita degli investimenti pubblicitari del 14,8% nei primi undici mesi.
La pubblicità televisiva cresce non solamente rispetto al 2020 (+16,9%) ma anche rispetto allo stesso periodo del 2019 (+4% ) ma la crescita maggiore è per il comparto digitale (+19,6% sul 2020 e + 14,5% sul 2019). L’incertezza è dovuta alla ripresa dell’inflazione, che porta ad aumento del costo delle materie prime e dell’energia, in attesa delle decisioni sui tassi della BCE. A rianimare le speranze il fatto che nel 2022 si svolgeranno due eventi come le Olimpiadi invernali cinesi, in svolgimento, e i primi mondiali di calcio invernali, previsti dal 21 novembre al 18 dicembre in Qatar. Eventi che portano opportunità di crescita al mercato; nel secondo caso, in particolare, se l’Italia si qualificherà per i Mondiali.
Il mercato dei Media è sempre più concentrato, con diverse operazioni avvenute dal 2018 al 2021, come l’acquisto di Sky da parte di Comcast e quello della 21St Fox da parte di Disney. E sempre più dominato da grandi gruppi statunitensi: ai primi sei posti per fatturato 2020 delle imprese private del settore, ci sono Comcast, Disney, Warner Bros Discovery, Viacom Cbs, Netflix e Fox. L’85% del fatturato aggregato 2020 delle 19 imprese incluse nel Report dell’area studi di Mediobanca, pari a 271,1 miliardi (-7,6% sul 2019) fa capo a compagnie a stelle e strisce. In risposto al dominio statunitense, con la continua espansione delle piattaforme globali, si segnalano i primi tentativi di consolidare le dimensioni da parte dei gruppi europei.
Tra questi, quello di MFE, la holding olandese costituita dal gruppo Mediaset, che ha nella Fininvest del gruppo Berlusconi il principale azionista, che intende costituire un polo pan-europeo e ha acquisito il 23,9% della tedesca ProSiebenSat.1. In Francia, TF1, la maggiore tv commerciale, ha firmato nel luglio 2021 un accordo con RTL Group (tedesco-lussemburghese) per l’acquisizione del gruppo M6, che edita in Francia un’altra tv commerciale.
La tendenza è chiara: all’interno del settore, i colossi della tv in streaming crescono a doppia cifra mentre rallentano i broadcaster tradizionali, che devono ampliare la propria offerta digitale. Operazione non semplice, ad esempio, per servizi pubblici che devono arrivare a tutti i cittadini e in tutte le regioni, mentre per accedere ai contenuti digitali persistono forti disparità nell’accesso alla reti avanzate di comunicazione, come per la fibra ottica nelle abitazioni del Meridione. Tornando ai colossi dello streaming, Netflix ha una crescita media annua del fatturato, nel triennio 2018-2020 del 25,8% rispetto al -2,8% del settore Media analizzato da Mediobanca e al -11,7% di MFE o il -9,4% di Disney.
Il 2021 ha però evidenziato una ripresa per quasi tutte le compagnie del settore. MFE, nei primi nove mesi dell’anno, ha visto il proprio Margine Operativo Netto crescere del 212,5% e il fatturato 15,7% nello stesso periodo (nel 2020 era calato del 15,1%). Netflix é la compagnia del settore che ha la migliore performance di fatturato nei primi nove mesi del triennio 2019/2021, con un +49,7%. Secondo le stime di Mediobanca, il podio per numero di abbonati ai servizi streaming spetta a Netflix con 214 milioni, seguita da Disney con 179 milioni e Warner Media a 69 milioni.
Da quest’analisi mancano i dati relativi ad Amazon Prime, non disponibili in modo separato dalle vendite online a domicilio. Il settore, insomma, ha retto l’urto della pandemia, con una riduzione dei debiti finanziari e una crescita della liquidità nei primi nove mesi del 2021. I francesi di TF1 sono il gruppo più solido a livello finanziario per mezzi propri rispetto ai debiti. Quanto al settore radiotelevisivo italiano, il giro d’affari del settore, pari a 8,1 miliardi di euro nel 2020, ha subito una contrazione del 6,6% sul 2019. La tv in chiaro è scesa del 7,2%, la tv a pagamento del 2,3% e la radio del 22,7%.
Nella tv a pagamento, però, la pay tv tradizionale cala dell’8,5% mentre lo streaming cresce del 42,5% annuo e “si configura come la forma prevalente di televisione”. Il settore televisivo, nonostante la flessione, rappresenta ancora lo 0,5% del PIL nazionale nel 2020. I tre principali operatori (Rai, Mediaset, Sky) detengono oltre l’80% dei ricavi televisivi tradizionali ma le piattaforme online sono salite al 7,2% nel 2020. La domanda cambia più velocemente dell’offerta dei contenuti televisivi. Il quarto rapporto Auditel-Censis, presentato nel novembre 2021, aiuta a capire come sta cambiando il consumo di video e audio.
Nel 2020, in piena pandemia, oltre sette milioni di italiani (+24,6% sul 2019) hanno guardato su Internet programmi in onda sulla tv lineare, dei quali 4,2 milioni lo ha fatto sul proprio smartphone. La vita spostata all’interno delle mura domestiche ha fatto impennare dotazioni tecnologiche e connessioni: ci sono 119 milioni e 400mila schermi nelle case italiane di cui 48 milioni di telefoni cellulari, mentre le SmartTv collegate alla Rete sono più di 15 milioni e i Pc collegati sono quasi 20 milioni e i tablet sono 7,7 milioni. Il 90% delle famiglie ha una connessione Internet. E quasi quattro milioni di individui utilizzano la Tv per navigare sui siti Internet.
Milioni di italiani rischiano di rimanere esclusi dalla quotidianità digitale: due milioni e 300mila famiglie, il 9,8% di quelle totali, non sono collegate alla Rete e altre sette milioni e 300mila famiglie ha solo la connessione mobile. Sarebbe utile conoscere la collocazione territoriale di tali famiglie, dato non reso noto dal Rapporto Auditel. Le televisioni nelle abitazioni italiane sono 43,1 milioni nel 2021, di cui 27,7 milioni, secondo Auditel-Censis, non supererebbero la prova del passaggio al digitale di seconda generazione, al primo gennaio 2023, ma nel frattempo molti apparecchi saranno sostituiti, e anche per questo è importante che l’Italia si qualifichi per i mondiali di calcio.
Lo streaming sta riducendo il suo divario rispetto alla tv lineare: a giugno 2021 si trascorreva in media un’ora e 52 minuti al giorno davanti al televisore e un’ora e 32 minuti per lo streaming. Streaming che non è solo Netflix e Amazon. Tra il gennaio 2020 e il giugno 2021 il video on demand per abbonamento è cresciuto del 46% ma quello supportato dalla pubblicità (RaiPlay, Mediaset Infinity e ora Pluto Tv) cresce del 114% mentre aumenta l’importanza degli aggregatori di contenuti come SkyQ e TimVision.
Secondo Mediobanca i ricavi complessivi del settore in Italia sono stati pari a 8,1 miliardi di euro nel 2020 rispetto ai 9 miliardi di due anni prima. Dal gennaio 2022 Netflix farà riscuotere gli abbonamenti italiani e la gestione delle produzioni alla nuova Netflix Service Italy: per ora, si stimano in oltre quattro milioni gli abbonati a Netflix in Italia, quasi triplicati dal 2018, con un fatturato che a fine 2021 viene stimato in circa 450 milioni di euro. Dal 2018 al 2020 Netflix avrebbe aumentato i propri ricavi del 160%, secondo le stime dell’area studi di Mediobanca, mentre quelli di Mediaset sono calati del 25,6% in due anni, quelli di Sky dell’11,9%, quelli della Rai del 2,6%. Quanto all’occupazione la 7 e Sky sono stati gli unici a incrementare il numero dei dipendenti nel triennio.
Sul versante dell’ascolto, continua ad invecchiare il pubblico della tv lineare, con un età media che sale da 56 a 58 anni nel 2021, ma l’ascolto della tv, come si è visto, non è più quello della sola tv lineare, quella in onda in questo momento. Secondo il Rapporto, si assiste ad una generale riduzione delle quote di ascolto dei canali tematici a vantaggio delle piattaforme digitali. Questo è vero, ma va precisato che quelli della Rai sono trasmessi nello standard Mpeg4 dal 20 ‘ottobre dello scorso anno e che tale standard non è ricevibile dai vecchi televisori. Vi è il fenomeno anomalo delle “altre tv terrestri”, aggregato che comprende Netflix e Amazon, che non sono rilevate come tali da Auditel. Le Altre Tv terrestri, da settembre a dicembre 2021, sono il terzo polo nell’ascolto dopo Rai1 e Canale 5 nel giorno medio (si veda Il Quotidiano del Sud del 4 gennaio).
Parte finale del Rapporto su Rai e canone: quello più basso tra i vari Paesi europei (0,25 euro al giorno contro 0,58 della Germania e 0,38 della Francia). L’inserimento in bolletta elettrica ha aumentato del 30% il numero degli abbonati, ma su 90 euro pagati da ciascuno di noi, alla Rai ne vanno solo 77 ( l’86% di quanto pagato dall’utente). Lo Stato trattiene circa 290 milioni di euro. Mani legate per il nostro servizio pubblico nella competizione europea e globale.
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