Maurizio Landini
4 minuti per la letturaUn ulteriore abbaglio da parte delle organizzazioni sindacali è contenuto in un comunicato, sottoscritto dalle segreterie nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil per ribadire il dissenso rispetto alla decisione di ‘’Leonardo’’ (il gruppo ‘’pregiato’’ dell’industria italiana e frontiera avanzata delle relazioni industriali) di vietare l’accesso alla mensa aziendale per i lavoratori sprovvisti di green pass. Non intendo entrare nel merito della disputa che, a mio avviso, si risolverebbe d’emblèe se l’esibizione del green pass fosse un requisito necessario per entrare in azienda e in qualsiasi altro luogo in cui si è a contatto con altre persone. Purtroppo nel comunicato prosegue l’escalation dello smarrimento che ha colto – complice la calura? – i gruppi dirigenti sindacali.
I sindacati si arrogano il diritto di indicare quale, a loro avviso, dovrebbe essere la terapia per contrastare il virus e (volenti o nolenti) si avventurano sul terreno dei No Vax. Come è stato notato, il sindacato si erige a medico/ricercatore ed esprime valutazioni sulle terapie anti Covid , ricordando innanzi tutto che ‘‘I vaccini non sono una cura definitiva’’ (nessuno lo ha mai sostenuto) e che a ottobre saranno disponibili farmaci in grado di curare i casi meno gravi. In questo modo i sindacati propongono di dare priorità alla cura, piuttosto che alla prevenzione, anche perché affermano che ‘’il costante tracciamento attraverso i tamponi a carico delle aziende per i lavoratori garantisce il green pass’’.
In sostanza, la prevenzione si fa con i tamponi, il virus si cura coi farmaci. Mentre tutte le persone sensate si chiedono che cosa sia capitato a delle persone che ricoprono grandi responsabilità in rappresentanza di milioni di lavoratori, la Cgil (le altre confederazioni sono ormai delle succursali) è passata alla controffensiva. In un sito denominato ‘’collettiva’’ (che evidentemente si riferisce alla contrattazione e non ai viaggi turistici organizzati dai centri anziani) vicino alla Cgil, un tal Stefano Milani ironizza sulle critiche evocando i Giochi Olimpici.
‘’L’ ultima medaglia olimpica ancora da assegnare è per una disciplina sportiva che sembra appassionare molti in questo periodo: il tiro al sindacato. Le regole sono semplici: prendi una dichiarazione o un’intervista di un segretario o un delegato, traducila in modo opposto al contenuto originale e infine rilancia la nuova versione rivista e (s)corretta sull’universo social. Ma non basta, per puntare dritto all’oro, consegnala a qualche giornalista amico. Il podio, almeno quello mediatico, è assicurato’’.
A leggere questa frase uno si aspetta che l’autore spieghi dove e come il pensiero della Cgil e del suo Leader sia stato male interpretato. Invece no. Milani conferma le teorie stravaganti che hanno lasciato tutti a bocca aperta. Ecco, dunque, che cosa chiede la Cgil: implementare la campagna vaccinale; garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro; non far pagare ai lavoratori il vuoto (legislativo) della politica. Ma che cosa è questo ‘’vuoto legislativo’’ imputabile alla politica? Lo spiega Cgil sul Il Diario del lavoro Alessandro Genovesi uno dei migliori quadri della Cgil e segretario generale delle Costruzioni.
“Dobbiamo essere noi che chiediamo al governo di procedere ad un intervento legislativo chiaro che sancisca l’obbligo vaccinale per tutti e tutte, ovviamente salvaguardando chi non può per ragioni mediche vaccinarsi e prestando maggiore attenzione ai soggetti più fragili. Il governo non può scaricare su altri responsabilità che devono essere prima di tutti del decisore istituzionale e che poi devono vedere, questo sì, protagonisti tutti i soggetti, comprese aziende e organizzazioni sindacali’’.
Ad essere sinceri questa presa di posizione è preceduta da argomenti seri. ‘’I diritti individuali o convivono con i diritti collettivi oppure sono lesivi di una concezione democratica delle relazioni sociali – scrive il dirigente sindacale -. Anzi solo dentro tutele collettive si possono meglio distinguere e rafforzare i diritti individuali. Per tanto, di fronte alla tutela della salute che è un bene comune, il limite alla libertà individuale diventa il dovere di ognuno di noi di prendersi cura degli altri, a partire da chi, pur volendo non può vaccinarsi e quindi è più esposto, e in generale a tutela dei più fragili”. A leggere questo incipit uno pensa: ‘’ecco un sindacalista che non ha portato il cervello all’ammasso’’.
Invece no. Anche Genovesi deve rendere omaggio all’idea balzana di Landini. Come possono chiedere un obbligo di vaccinazione per legge e voler difendere nello stesso tempo coloro che – commettendo un grave errore – rifiutano di farlo? Ci può essere un obbligo di legge senza sanzioni per quanti non vi si attengono? Le persone informate fanno sapere che – secondo la Cgil – questo obbligo di legge non dovrebbe comportare sanzioni di alcun tipo. Si vede che ha fatto scuola il Conte 2. Quando Giuseppi varava a ciclo continuo i suoi dpcm ci eravamo abituati alle raccomandazioni.
Confesso che questa linea di condotta della Confederazione di Corso d’Italia mi ricorda, in sedicesimo, il vecchio Pci ancora di osservanza sovietica, quando Giancarlo Pajetta affermava che tra la verità e la rivoluzione lui sceglieva quest’ultima. Oggi al posto della verità Landini e soci scelgono di giocare a nascondino con la logica. Viene un dubbio: non sarà che gli iscritti della Cgil siano diventati in prevalenza seguaci di Salvini?
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