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Se la Val d’Aosta può investire 1.245 euro pro capite per la sanità, al Sud si va dagli 876 ai 1.006 euro: il gap sanitario del Sud cresce ancora

Quanto può spendere una Regione per i propri ospedali? Dipende se è collocata al Sud o al Nord o, fatta qualche isolata eccezione: se la Val d’Aosta può investire 1.245 euro pro capite, il Friuli 1.180, la Liguria 1.164, l’Emilia Romagna e la Toscana poco meno di 1.100, nel Mezzogiorno invece si oscilla tra gli 875 euro pro capite della Sicilia e i 1.006 della Campania, in mezzo gli 885 della Puglia e i 914 della Basilicata. Fa eccezione il Molise, con 1.436 euro pro capite spesi nelle strutture sanitarie. Ma, a parte questo caso, il Sud occupa tutte le ultime posizioni della classifica.

I GAP NEGLI INVESTIMENTI

Tutto questo è evidenziato dalla Corte dei conti nella “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e Province autonome”. L’ennesima conferma di un divario che si fa fatica, molta fatica, a colmare: il Sud continua a ricevere meno risorse dallo Stato e gli investimenti sono più limitati rispetto al Nord. I magistrati contabili lo hanno sottolineato già un paio di mesi fa nel “Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza”: mentre il disavanzo nei conti della sanità si riduce al Sud ed esplode al Nord, la forbice nella spesa continua ad allargarsi in favore delle Regioni settentrionali che possono investire di più nella salute dei propri cittadini.

La prima diretta conseguenza è che la mobilità passiva nel Sud torna a salire in maniera considerevole. I magistrati hanno messo in luce un quadro allarmante post Covid che non si discosta da quanto accaduto nei 20 anni pre-pandemia. L’emergenza sanitaria avrebbe dovuto portare a un riequilibrio delle risorse, umane e finanziarie, ma così sembra proprio non essere.

Il gap sanitario al Sud

Il Sud stringe la cinghia e abbassa il suo “rosso” nei conti, mentre il Nord aumenta il suo passivo. Nel 2022, infatti, i risultati di esercizio presentano un netto peggioramento: le perdite crescono, passando dai 1.025 milioni di disavanzo del 2021 a poco meno di 1.470 milioni. Il peggioramento dei conti è da ricondurre soprattutto alle Regioni a statuto ordinario del Nord, che passano da un avanzo di 40 milioni del 2021 a un disavanzo di 178 milioni: un andamento essenzialmente dovuto a Piemonte, Liguria ed Emilia che hanno un disavanzo di 186 milioni. Sale di 150 milioni il disavanzo delle Regioni del Centro: in miglioramento il risultato della Toscana, mentre il Lazio presenta il peggioramento più marcato.

Sono le Regioni del Sud a presentare nel complesso il risultato migliore. Si tratta tuttavia del risultato di andamenti diversi: il risultato della Calabria, dovuto al miglioramento del saldo mobilità connesso al blocco dell’assistenza fuori regione del 2020, compensa le perdite del Molise e della Puglia.

Crescono del 7% le perdite delle Regioni a statuto speciale del Nord. In parallelo, però, aumenta il divario nella spesa sanitaria tra Sud e Nord: nel 2022 la spesa sanitaria pro-capite al netto della mobilità è stata di 2.241 euro, in crescita rispetto al 2021 del 2,2%. La variazione della popolazione, che nel 2022 si è ridotta ulteriormente rispetto allo scorso esercizio, è alla base di un aumento superiore a quello rilevato in termini assoluti (1,8%).

LA CRESCITA DELLA SPESA

Nettamente più accentuata la crescita nelle regioni non in Piano di rientro, +2,7% contro l’1,3% di quelle in Piano. Dal 2019 quelle non in Piano hanno registrato un incremento del costo pro capite del 13,1% (il 10,2 le altre).

Sono nelle regioni del Nord le variazioni più significative, sia nell’anno che nel periodo, e quelle a statuto speciale aumentano la spesa in misura maggiore, rispettivamente del 3,6 e del 14,4%. Il dato indica forti differenze tra le Regioni, con variazioni percentuali rispetto al 2021 che vanno dall’aumento del 9,6% della Provincia autonoma di Trento, alle flessioni registrate in Toscana (-0,2%) oltre che in Calabria e Molise (rispettivamente con cali del 2,2 e dell’1,2%).

Gap sanitario al Sud: la variabilità interregionale

Guardando alla spesa sanitaria pubblica pro-capite si accentua, infatti, la variabilità interregionale, evidenziando non tanto le differenze nei bisogni delle popolazioni, quanto piuttosto le diverse capacità di reazione legate alle caratteristiche dei modelli di produzione dell’assistenza a livello regionale.

Nel dettaglio, mentre nella Provincia di Bolzano la spesa per curare e assistere i cittadini è di 2.836 euro pro-capite; nella Provincia di Trento è di 2.710 euro; in Friuli 2.414; in Liguria 2.462; in Emilia Romagna 2.334 euro; in Calabria si ferma a 2.041 euro; in Campania a 2.115; in Puglia a 2.169; in Basilicata a 2.286.

Per quanto riguarda, invece, i conti generali delle Regioni, nella relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e Province autonome, i magistrati definiscono «rilevante lo sforzo realizzato da Regioni e Province autonome per il contenimento della spesa nel biennio 2021-2022». Il contenimento riguarda, in particolare, la spesa 2021 per il personale (5 miliardi di euro, in lieve calo sul 2019), escluso quello sanitario.

L’analisi dei dati evidenzia un equilibrio di bilancio in termini di competenza sempre positivo, ma con un risultato di amministrazione insufficiente ad assicurare la totale copertura ai fondi accantonati, vincolati e destinati. Il debito complessivo, in calo di quasi il 4% sul 2019, si attesta a 40,7 miliardi nel 2021, con un’esposizione che registra valori più rilevanti per Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia.

GLI IMPEGNI DI SPESA

Salgono da 140,72 miliardi di euro a quota 158,09 miliardi (+12,35 per cento) gli accertamenti delle entrate, al netto delle partite di giro, riferiti alle Regioni a statuto ordinario (RSO) per il triennio 2019-2021, con analoga tendenza positiva (+10,23 per cento) registrata nelle Regioni a statuto speciale (RSS). L’impatto dei trasferimenti erariali emergenziali – che sono ancora di segno positivo – incide, tuttavia, sulla composizione delle entrate riducendo i livelli di autonomia finanziaria.

L’insieme complessivo degli impegni di spesa è cresciuto dai circa 209 miliardi di euro che sono stati registrati nell’arco del 2019 ai 225,4 miliardi del 2021, ma la spesa in conto capitale risulta in lieve riduzione nell’arco del triennio 2019-2021.
Al netto della sanità, gli impegni di spesa sono scesi, nel corso del 2021, a 85,5 miliardi di euro, tornando così in linea con il livello del periodo pre-pandemico. In aumento, rispetto al 2019, gli impegni di spesa corrente pro capite riferiti alle RSO, che sono in media pari a 2.616 euro.


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