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Il controllo del Green pass

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Dal primo febbraio mostrare il Qr Code diventerà un’operazione sempre più consueta. Dopo l’approvazione, il 5 gennaio scorso, dell’ultimo decreto sul Green pass, i ministeri competenti stanno per stilare la lista definitiva delle attività commerciali in cui sarà obbligatorio mostrare il certificato verde all’ingresso.

Il governo sembra infatti aver trovato l’accordo che sarà sigillato da un Dpcm atteso oggi: per accedere in alcuni negozi diventerà necessario il Green pass base (quello ottenibile attraverso un tampone negativo), mentre per bar e ristoranti resterà l’obbligo di Super Green pass (quello riservato ai guariti dal Covid o ai vaccinati, valido sei mesi).

LA SINTESI

Rispetto a una settimana fa si è andata restringendo la forbice delle attività in procinto di passare all’obbligatorietà di Green pass. I ministeri di Salute, Giustizia e Pubblica amministrazione erano infatti orientati a esentare dall’obbligo esclusivamente i negozi che rispettano il criterio dell’urgenza e dell’indifferibilità, come supermercati, farmacie e parafarmacie.

Il ministero dello Sviluppo economico, tuttavia, ha fin da subito avviato un’operazione di lavoro ai fianchi dei colleghi di governo per allargare le maglie. L’obiettivo del ministro leghista Giancarlo Giorgetti era chiaro: includere nel blocco degli esentati tutte le realtà di commercio al dettaglio riportate in un elenco ad hoc allegato al Dpcm del 2 marzo 2021: per esempio edicole, tabaccai, profumerie, fiorai, ferramenta, giocattolai, negozi di biancheria.

Alla fine, la sintesi trovata a Palazzo Chigi pende più dalla parte dei ministeri di Salute, Giustizia e Pubblica amministrazione: come ha spiegato a “Radio anch’io”, su Radio1, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, la lista è «quasi pronta» e i negozi in cui non sarà richiesto il Green pass sono soltanto supermercati, farmacie o edicole all’aperto. Dunque allo schema di una settimana fa si aggiungono le sole edicole.

L’esponente 5Stelle ha confermato che «tutto partirà dal primo febbraio» e che «la lista verrà non solo resa nota ma sarà spiegata la bontà di quello che stiamo facendo, per convincere le persone ancora indecise» a vaccinarsi.

LE POLEMICHE

Il compito del governo, però, non potrà limitarsi a tentare di convincere gli ultimissimi irriducibili “no vax”, ma anche interi settori commerciali ad accettare le nuove regole sul Green pass.

Aleggiano perplessità tra gli edicolanti, che potrebbero trovarsi divisi in due: chi ha un chiosco in strada potrà continuare ad accogliere clienti senza dover chiedere il Green pass, mentre chi ha un’attività dentro un centro commerciale potrà ricevere soltanto chi ha il certificato verde. E così «gli edicolanti chiedono di riconsiderare in senso estensivo l’opportunità di vendere il prodotto a tutti i cittadini, indipendentemente dal Green pass», dice all’Adnkronos Ermanno Anselmi, coordinatore nazionale Fenagi (Federazione nazionale giornalai) della Confesercenti. Anselmi ricorda che la rete complessiva delle edicole conta 26mila punti vendita: «Seimila sono edicole di strada e le restanti 20mila sono in negozio».

Malumori pure tra i tabaccai, che non dovrebbero essere esentati dall’obbligo di Green pass. «Nelle tabaccherie italiane entrano ogni giorno 13 milioni di persone, circa 250 per ogni rivendita – dice Giovanni Risso, presidente nazionale della Federazione italiana tabaccai. Sarà un vero problema controllare il Green pass a ogni cliente, per questo speriamo che il governo ci ripensi. Tutti ricordiamo bene che le tabaccherie sono sempre rimaste aperte anche nel pieno lockdown perché servizi essenziali per i cittadini, anche per pagamenti, ricariche, marche, valori e servizi amministrativi».

E i dubbi continuano a covare anche all’interno della maggioranza di governo, come testimoniano le parole della senatrice Paola Binetti, dell’Udc: «Non si capisce perché il Green pass sia obbligatorio per entrare nella stragrande maggioranza dei negozi, ma siano esclusi supermercati, farmacie ed edicole. Sembra una doppia penalizzazione per i negozi di quartiere, già schiacciati da logiche di mercato che li rendono non di rado più cari e ora meno accessibili».

BOOSTER BOOM

Intanto l’Italia è terza a livello europeo e 11ª a livello mondiale nell’accelerazione delle somministrazioni di dosi di vaccino ogni 100 abitanti. Si registrano numeri in crescita soprattutto per le dosi di richiamo, le cosiddette booster. Lo fa sapere la struttura commissariale all’emergenza guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo.
Nella settimana tra l’11 e il 17 gennaio sono state oltre 3,6 milioni le somministrazioni, 350mila in più rispetto alla settimana precedente, con una media giornaliera di 645mila dosi inoculate (più di 74mila prime somministrazioni e 524mila richiami).


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