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Personale sanitario

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Alle Regioni del Sud andrà il 41,1% degli otto miliardi riservati alla sanità italiana nel Pnrr. Qualcosa in più rispetto all’iniziale bozza e al 40%, tetto minimo fissato per garantire un recupero del gap Nord-Sud.

Il decreto per la ripartizione del fondo è stato firmato e trasmesso alle Regioni: rispetto alla bozza iniziale il Sud “guadagna” un punto percentuale, circa 80 milioni in più. La Campania incasserà 915 milioni: dopo la Lombardia (1,19 miliardi) sarà la regione che otterrà la fetta maggiore nel riparto degli otto miliardi previsti dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per l’ammodernamento del comparto sanitario. La Puglia, 650 milioni, riceverà più soldi di Veneto (583 milioni) ed Emilia Romagna (537); la Calabria, 311 milioni, otterrà più fondi di Friuli (147), Marche (183) e Liguria (189).

SPESA STORICA KO

Per l’Italia e il Mezzogiorno si tratta di una mezza rivoluzione. Per la prima volta dopo venti anni, infatti, nella spartizione dei soldi destinati al finanziamento del settore “sanità” viene superato il meccanismo perverso della spesa storica che danneggia le regioni meridionali. Soldi che dovranno servire a creare almeno 1.350 Case di comunità (2 miliardi); a finanziare la telemedicina (204 milioni); a rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia con almeno 400 ospedali di comunità (un miliardo); ad ammodernare il parco tecnologico e digitale ospedaliero (2,63 miliardi) attraverso l’acquisto di almeno 3.100 grandi apparecchiature sanitarie operative;  a completare 329 interventi antisismici (circa 2,1 miliardi). Cifre importanti.

La Lombardia, che per numero di residenti è la regione più grande, quasi il doppio rispetto alla Campania, riceverà circa 1,19 miliardi. Ma subito dopo ci sono due regioni del Sud: la Campania, a cui sono destinati 915 milioni, e la Sicilia con 796 milioni. Al quarto posto il Lazio, con 680 milioni e subito dopo un’altra regione del Sud, la Puglia, con 631 milioni: tre regioni meridionali nei primi cinque posti. Rispetto alla ripartizione classica del fondo nazionale, anche la Calabria fa un passo in avanti. Alla Basilicata vanno oltre 92 milioni, al Molise 50, alla Sardegna 271. Anche la Puglia otterrà più soldi rispetto a Regioni delle stesse dimensioni, come l’Emilia Romagna che da 15 anni, invece, riesce sempre a ottenere “fette” più grandi.

Un’inversione di rotta rispetto all’iniqua ripartizione del Fondo sanitario nazionale, che vede ogni anno le regioni del Nord ricevere quote più consistenti. Un primo segnale di inversione di rotta dopo anni di definanziamento della sanità del Sud. Anche nel 2021, infatti, nonostante sul fondo sanitario nazionale siano stati immessi 2,7 miliardi in più rispetto al 2020, le Regioni del Mezzogiorno, in proporzione, come già accaduto negli ultimi 20 anni, hanno continuato a incassare una fetta più piccola della torta.

LE DIFFERENZE

Alla Puglia, 4,1 milioni di abitanti, dei 116,29 miliardi complessivi, sono stati riservati 7,64 miliardi, l’anno scorso ne ricevette 7,49, quindi +150 milioni. L’Emilia Romagna, quasi a parità di popolazione (4,4 milioni di residenti), ha ricevuto 8,79 miliardi contro gli 8,44 del 2020: non solo 1,1 miliardi in più rispetto alla Puglia, ma ha potuto godere di un incremento rispetto all’anno scorso di 350 milioni.

Prendendo in considerazione il Veneto (4,9 milioni di abitanti) la sproporzione resta, visto che la Regione di Zaia ha incassato 9,54 miliardi: 1,9 in più della Puglia e 280 milioni in più rispetto all’anno scorso. Insomma, l’iniqua ripartizione non solo prosegue ma, in qualche modo, si amplifica. La Campania, 5,8 milioni di residenti, ha ricevuto 10,8 miliardi contro i 10,6 dell’anno scorso, +200 milioni. E’ vero che il riparto del 2021 garantisce un incremento di finanziamento alle Regioni a statuto ordinario almeno pari al +1,7% rispetto al 2020, ma è anche vero che l’aumento avrebbe dovuto avvantaggiare le Regioni del Sud che, storicamente, ricevono meno. Il Mezzogiorno, invece, è stato ancora penalizzato.

Le differenze si fanno ancora più palesi se prendiamo in considerazione la spesa pro capite pubblica: per la salute e le cure di un pugliese lo Stato ha investito nel 2021 1.861 euro, contro i 1.982 riservati a un emiliano e i 1.935 per un veneto. La Lombardia, che conta 10 milioni di residenti, riceve 19,53 miliardi contro i 18,8 del 2020: + 700 milioni in un anno e una quota pro capite pari 1.950 euro. La Campania solo 1.877 euro pro capite; la Calabria (quasi due milioni di abitanti) ottiene nella ripartizione del Fondo sanitario nazionale solo 3,65 miliardi, circa 70 milioni in più rispetto al 2020 e 1.837 euro pro capite. Potremmo continuare: il Friuli, che conta 1,2 milioni di residenti, incassa 2,40 miliardi: 1.995 euro per ogni cittadino. E ancora: il Piemonte incassa dallo Stato 8,56 miliardi, 200 milioni in più, 1.963 euro pro capite. Chiudiamo con la Toscana: 3,73 milioni di abitanti e 7,32 miliardi (200 milioni in più), 1.957 euro pro capite.


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