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Vaccinare i bambini non sarà più un tabù nemmeno in Europa. Come ampiamente previsto da giorni, l’Ema ha autorizzato ieri le somministrazioni per la fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni, come avviene già negli Stati Uniti e in Israele. Sui piccoli i benefici del siero anti-Covid della Pfizer – ha sentenziato l’Agenzia europea del farmaco – superano i rischi.
LE PERPLESSITÀ
Ma il via libera alle inoculazioni sui bambini, benché accolto positivamente dalla Sip (Società italiana di pediatria), apre un nuovo fronte di scontro. Nel consesso degli esperti non mancano perplessità sulla decisione dell’Ema.
L’efficacia del vaccino è stata calcolata dal colosso farmaceutico in quasi 2mila bambini tra i 5 e gli 11 anni che non presentavano segni di infezione precedente.
Di questi, 1.305 hanno ricevuto il vaccino, gli altri un placebo. Il Covid si è sviluppato in 3 bimbi realmente vaccinati e in 16 di quelli che avevano ricevuto la sostanza priva di principi attivi specifici.
«Ciò significa che, in questo studio, il vaccino era efficace al 90,7% nel prevenire il Covid sintomatico» rileva l’Ema. Gli effetti avversi registrati sono stati inoltre pochi e lievi. Sorgono però dubbi, in primo luogo, per il campione limitato. Quanto può essere attendibile la valutazione di un farmaco per bambini così delicato fatta su poche centinaia di volontari? È in questo senso che si colloca la considerazione del virologo Andrea Crisanti a “La Presse”: «All’Ema hanno dato l’autorizzazione per gli adulti su un trial di 30mila persone mentre quello sui bambini è dieci volte inferiore. Pertanto il campione non cattura la frequenza di eventuali eventi avversi».
Sulla stessa lunghezza d’onda Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale “Sacco” di Milano. «Non ci sono dati validi sul rapporto rischio-beneficio – dice – mentre è un discorso diverso per i fragili, perché tutti i fragili, di qualsiasi età, dovrebbero essere vaccinati».
Del resto i bambini privi di patologie pregresse che contraggono il Covid sono spesso asintomatici o presentano quadri clinici mediamente meno severi di quelli degli adulti.
OMS RACCOMANDA CAUTELA
Proprio in virtù di questo minor pericolo rappresentato dal virus per i piccoli, anche l’Oms profonde cautela. «Data l’attuale disuguaglianza globale nell’accesso ai vaccini – puntualizza l’Agenzia dell’Onu – la decisione di vaccinare adolescenti e bambini deve tenere conto in termini di priorità della necessità di proteggere completamente i sottogruppi a più alto rischio attraverso il ciclo di vaccinazione primario e, poiché l’efficacia del vaccino diminuisce nel tempo, attraverso dosi di richiamo».
QUANDO PARTE L’ITALIA?
L’Italia tuttavia tira dritto. Due giorni fa, alla vigilia della decisione dell’Ema, il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, aveva spiegato che le somministrazioni alla fascia d’età 5-11 anni sarebbero potute iniziare già lunedì prossimo. Più verosimilmente il ministro della Salute, Roberto Speranza, prevede la consegna delle dosi di Pfizer «nella terza decade di dicembre».
Sarà da decidere chi somministrerà i vaccini ai piccoli: pediatri di libera scelta nei loro studi, farmacie, personale sanitario negli hub vaccinali. Nel frattempo, fa sapere il ministro della Salute, sarà avviata una campagna di comunicazione istituzionale.
ACCELERAZIONE SULLE TERZE DOSI
Il numero degli over12 vaccinati è intanto stabile. Lo rende noto il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe. Nelle ultime 2 settimane – si legge nel documento – si è stabilizzato intorno a 127 mila, «un numero che, seppure esiguo, dimostra che esiste ancora la possibilità di convincere gli indecisi». La Gimbe pone l’accento sull’importanza delle terze dosi. «Su questo fronte – commenta il presidente Nino Cartabellotta – preoccupano particolarmente 2,1 milioni di over 80, 4,4 milioni di 70-79enni, 5,1 milioni di 60-69enni, 6,2 milioni di 50-59enni che, visti i dati sull’efficacia vaccinale a 6 mesi e a fronte delle imminenti festività natalizie che implicheranno certamente un aumento dei contatti sociali in luoghi chiusi, risultano ancora scoperti dalla dose booster».
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