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Chi vincerà? La gara – è chiaro ormai – è fra la variante Delta (e Delta+ e Lambda e…) e i vaccini. Forse il Paese in cui l’esito della gara è più cruciale è il Regno Unito, dove i nuovi casi di Covid-19 sono sui 50mila al giorno, e malgrado questo da ieri il Primo ministro Boris Johnson ha allentato le restrizioni: liberi tutti, insomma. C’è del metodo in questa pazzia? Forse Johnson confida nelle percentuali di vaccinazioni, che sono in effetti alte e continuano a crescere: il 69% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, e il 53% è vaccinato (con due dosi o con la monodose). E magari confida nel fatto che il Covid è meno letale, dato che i vaccini, se pure non danno una garanzia al 100%, però evitano complicanze e decessi. Sarà, ma nel Regno Unito, di conserva all’aumento dei casi, sono aumentati anche i morti…
Il resto del mondo guarda con preoccupazione all’esperimento inglese. Ma guarda anche con preoccupazione alle ripercussioni sull’economia di questo nuovo dilagare del virus. Il grafico mostra come un po’ dappertutto le varianti stanno mettendo a dura prova i sistemi sanitari, che avevano appena cominciato a tirare il fiato, e ora si trovano di nuovo sotto minaccia.
Come si vede, da fine giugno i contagi (nuovi casi per milione di abitanti, media mobile di sette giorni) hanno ripreso ad aumentare, sia nella media mondiale che in America (dove peraltro ci sono segnali di stabilizzazione), che in Italia (dove il livello dei contagi è minore) e nel resto d’Europa. Per quanto riguarda il resto d’Europa, dove la situazione è più seria, l’impennata è principalmente dovuta a quattro paesi: il Regno Unito (come già detto), la Spagna, l’Olanda e il Portogallo. E anche negli altri continenti, ci sono Paesi ex-virtuosi – come il Vietnam e la Thailandia – dove i contagi stanno esplodendo. Tutto questo non potrà che avere un impatto su quella nascente ripresa che sembrava ben avviata. Gli organismi internazionali si affannavano a rivedere le previsioni al rialzo, ma poi, come succede in quei videogiochi in cui il nostro eroe ha appena sconfitto un mostro, ne spuntano fuori altri sette… Le varianti del SARS-CoV-19 sono casuali, ma procedono con tale rapidità che prima o poi ne spunta fuori una che è più ‘brava’ (dal punto di vista del virus) delle altre, infetta più facilmente e riesce perfino, talvolta, a scantonare le difese immunitarie.
Come ha reagito l’attività economica a questa nuova minaccia? Come detto sopra, i contagi sono aumentati solo da fine giugno, e i dati della congiuntura non riflettono ancora peggioramenti. Forse il solo dato disponibile per luglio è – in America – l’indice di fiducia delle famiglie (Università del Michigan), che è sceso nettamente. La paura fa novanta, e si nota una corsa ai vaccini in molti Paesi, specie là dove, come in Francia ma non solo, sono state adottate misure per dare ai vaccinati più facili accessi alla vita sociale. Ma questa stessa paura che induce a cercare la protezione dei vaccini, non può che spingere a tirare in barca i remi della spesa. Si spenderà di meno, sia in Paesi dove le restrizioni sono o stanno per essere reintrodotte, sia in Paesi più laschi, dove ci penserà la gente, sua sponte, a evitare di andare in giro e aprire il portafoglio.
Un aspetto positivo di questa svolta negativa (ogni spina ha le sue rose) è nel fatto che l’aumento dei contagi non si accompagna ad un aumento dei decessi (a parte il caso pietoso del Regno Unito, già menzionato). Un po’ dappertutto si riscontra un andamento dei decessi che è molto minore di quanto ci si sarebbe aspettato dall’aumento dei casi: questo è vero per la media mondiale, e ci sono anche Paesi, come l’Italia e gli Stati Uniti, dove all’aumento dei casi ha corrisposto, fortunatamente, addirittura una diminuzione dei decessi. Tutto questo è dovuto a due fattori: da una parte, la percentuale crescente di popolazione vaccinata fa sì che anche coloro che si contagiano subiscono il Covid in forma lieve (come detto sopra, i vaccini non proteggono al 100% contro la possibilità di contagio, ma proteggono, praticamente al 100%, contro gli esiti letali). Dall’altra parte, dopo 18 mesi di lotta alla pandemia, siamo diventati più bravi a curare gli ammalati.
Tutto questo, però, non vuol dire che la ripresa potrà continuare come prima. I comportamenti precauzionali porteranno a rimandare le spese, sia per i consumi delle famiglie che per gli investimenti delle imprese. La ripresa, insomma, sarà scalfita, e anche i mercati azionari, che prima avevano corso troppo, subiranno una correzione. Ma si tratterà, appunto, solo di una correzione, sia per l’economia reale che per i mercati. La voglia di spendere continua a covare sotto la cenere, il tesoretto dei risparmi resterà lì – con i vecchi e nuovi supporti dei bilanci pubblici – pronto a essere speso una volta che sia “passà ‘a nuttata”, come diceva Edoardo De Filippo.
Torniamo alla domanda iniziale: chi vincerà la gara? Fortunatamente, la scienza non si ferma. In un lungo articolo sul «Scientific American» del luglio 2021 viene data contezza di un rivoluzionario nuovo modo di produrre vaccini (e non solo anti-Covid): proteine artificiali, disegnate in laboratorio, producibili a poco prezzo, efficaci in dosi minime e trasportabili a temperatura ambiente: sono già iniziate le prove cliniche nel Washington State e nella Corea del Sud. Insomma, alla fine vinceranno i vaccini.
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