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GREEN Pass (certificato verde) obbligatorio per salire su mezzi di trasporto a lunga percorrenza, per entrare in cinema e teatri e per partecipare a grandi eventi come i concerti. È in fase embrionale quella che il ministro Mariastella Gelmini ha definito «la via italiana» al modello francese nell’utilizzo della certificazione sanitaria. I dati odierni del monitoraggio settimanale saranno una sorta di bussola in grado di guidare le decisioni che verranno prese lunedì o martedì prossimo nel corso della cabina di regia.
LA RIFLESSIONE
L’idea che circola a Palazzo Chigi è che un utilizzo più diffuso del Green Pass, oltre a rappresentare un incentivo alla vaccinazione, sarebbe un’alternativa a nuovi confinamenti. I più colpiti, in tal caso, sarebbero i settori della ristorazione, che solo da qualche settimana, con l’Italia totalmente in zona bianca e con una graduale ripresa del turismo, si stanno rilanciando dopo i lunghi periodi di chiusure e restrizioni. E proprio ristoranti e bar, secondo questa «via italiana» indicata dalla Gelmini, rimarrebbero fuori dalle nuove limitazioni: l’accesso, pertanto, resterebbe consentito anche a chi non è in possesso del Green Pass.
Le ragioni di questa scelta le spiega il M5s in un post sulla pagina ufficiale del Movimento: «In questo momento introdurre il Green Pass per accedere» in bar e ristoranti «significherebbe solamente limitare una ripresa così faticosa, dopo mesi di sacrifici. Come sempre, quindi, adeguatezza e proporzionalità sono i criteri che ci muovono».
Proporzioni che vanno considerate anche in rapporto agli eventuali limiti imposti dalla Costituzione. Intervistato da “Il Messaggero” l’ex presidente della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, ha affermato che l’estensione dell’uso del Green Pass non rappresenterebbe una violazione costituzionale in quanto «il diritto alla salute è prioritario». Sul tema si è espresso anche il costituzionalista Michele Ainis, che in un’intervista all’agenzia “LaPresse” ha spiegato che «il nodo» è quale attività verrebbe vietata ai non vaccinati.
«Se ti vieto un diritto fondamentale, come uscire di casa, non va bene. Se ti vieto cose come lo stadio o il ristorante allora si può», ha spiegato. Ainis ha affermato inoltre di avere «dubbi seri» rispetto alla proroga dello stato d’emergenza, che scadrà il 31 luglio, in quanto «non c’è la situazione di un anno fa».
La prossima settimana dalla cabina di regia potrebbe arrivare una decisione anche su questo versante. In Francia, intanto, dopo l’annuncio di Macron sull’estensione nell’uso del Green Pass a partire dal 1° agosto, sale la tensione sociale. Quello di due giorni fa è stato un 14 luglio di manifestazioni e scontri in diverse città del Paese. Oltre 50 le mobilitazioni, culminate in tafferugli con le forze dell’ordine a Lione, ad Annecy, nell’Alta Savoia, e a Parigi. Qui sono state erette barricate in strada e incendiati cassonetti, la polizia ha dovuto usare gas lacrimogeni per disperdere la folla.
Allerta massima per domani pomeriggio, quando nella capitale francese è attesa una maxi-manifestazione di protesta contro quella che viene accusata di essere una misura liberticida. Stesse atmosfere si respirano in Grecia, dove il governo nei giorni scorsi ha avviato un programma di vaccinazioni anti-Covid che coinvolge anche i minori con più di 15 anni; da ieri, inoltre, in bar e ristoranti al chiuso potranno entrare soltanto i clienti vaccinati o con un tampone negativo. In migliaia si sono riversati davanti al Parlamento di Atene per chiedere le dimissioni del primo ministro Kyriakos Mitsotakis.
A proposito del Green Pass obbligatorio per i grandi eventi, si registra il fallimento di un esperimento avvenuto nei Paesi Bassi: oltre 1.600 persone in possesso della certificazione, dopo aver partecipato a 7 eventi, tra cui festival musicali e rappresentazioni teatrali, sono risultati positivi al Covid. Nel Paese dei Tulipani la scorsa settimana sono state segnalate 51.957 nuove infezioni, sei volte di più rispetto a sette giorni prima.
LA VARIANTE DELTA
Aumenti significativi nell’arco di una settimana registrati anche in Italia dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe: l’incremento qui è stato del 61,4% (8.989 rispetto a 5.571) nella settimana 7-13 luglio rispetto alla precedente. Diminuiscono però i ricoveri: i letti d’ospedale occupati da pazienti Covid sono scesi dell’11,3% (erano 1271, sono ora 1128), dato che corrisponde a 143 persone in meno. In calo anche i decessi del 35,8% (104 rispetto ai 162 della settimana precedente), con una media di 15 al giorno rispetto ai 24 della settimana precedente.
«Il trend dei pazienti ospedalizzati – sottolinea Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – prosegue la sua discesa sia in area medica che in terapia intensiva, dove l’occupazione di posti letto da parte dei pazienti Covid si attesta al 2%». La Fondazione avverte che la progressiva diffusione della variante Delta determinerà un incremento di casi, ma ritiene che l’impatto sui servizi sanitari sarà comunque inferiore rispetto alle ondate precedenti.
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