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NELL’EUROPA presa d’assalto dalla variante Delta, l’Italia tiene congelato Reithera, fra i vaccini più promettenti in campo internazionale, prodotto da una società di Castel Romano (Roma) in collaborazione con l’Inmi Spallanzani, sempre della Capitale. Entrato nella Fase 2 della sperimentazione, il siero (secondo gli ultimi dati diffusi nelle scorse ore) assicura, a tre settimane dalla prima dose, una risposta anticorpale contro la proteina Spike in oltre il 93% dei volontari, che raggiunge il 99% dopo la seconda somministrazione. A cinque settimane dalla prima inoculazione il livello degli anticorpi destinati a neutralizzare il virus è comparabile a quello misurato in un gruppo di riferimento di pazienti Covid convalescenti.

Non solo: al momento non risultano effetti avversi gravi. Le uniche conseguenze fisiche rilevate sono dolore e tensione al sito di iniezione, senso di affaticamento, dolori muscolari e mal di testa. I test, insomma, proseguono in modo fruttuoso, ma sul futuro di Reithera non si diradano le nubi dopo la sentenza con cui la Corte dei conti ha bloccato il finanziamento statale da 81 milioni. I magistrati contabili hanno, infatti, evidenziato il rischio che parte di questi fondi possa andare a rafforzare il patrimonio della società sviluppatrice.

Sul caso Reithera è intervenuto anche il commissario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo. «Ho discusso con il ministro Giorgetti di questi temi – ha spiegato al Tg2 – Per quel che riguarda il vaccino italiano, Reithera, si sta aspettando il passaggio dalla seconda alla terza e ultima fase di sperimentazione. Aspettiamo la formalizzazione e dopo la terza fase potranno produrre nel giro di 5-6 mesi».

Non pochi se si considera la drastica risalita di casi in Europa che sta portando sempre più Paesi a mettersi al riparo, adottando nuove restrizioni. L’ultima, in ordine di tempo, è la Francia che ieri ha prorogato lo stato d’emergenza sanitaria sino al 31 dicembre. Il rinnovo della misura arriva dopo la stretta sui No vax varata dal governo, e annunciata dal presidente Macron. In tutto il Paese, dal 1° agosto, per accedere a luoghi di cultura, ristoranti e bar, centri commerciali e trasporti su lunghe distanze sarà obbligatorio esibire il Green pass. Il giro di vite più duro riguarda, però, gli operatori sanitari che, se non completamente vaccinati entro il 15 settembre, perderanno stipendio e posto di lavoro. I provvedimenti sembrano funzionare: quasi un milione di persone hanno prenotato la vaccinazione nel giro di poche ore.

Linea più soft quella adottata dalla Germania, con Angela Merkel che ieri ha annunciato il passaggio alla “Fase 4” della strategia di contrasto alla pandemia. Se da una parte «non abbiamo l’intenzione di perseguire la strada dell’obbligo vaccinale per certe categorie intrapresa dalla Francia», ha spiegato la cancelliera, perché una tale scelta «scuoterebbe il senso di fiducia dei cittadini», dall’altra il governo tedesco «continuerà la strada di fare campagna a favore dei vaccini». Perché è stata soprattutto la crescita costante della vaccinazione «ad aver ridotto così rapidamente la terza ondata dei contagi». 

Merkel ha poi ribadito che si farà di tutto per «evitare un nuovo lockdown» in autunno. Fra le misure allo studio del governo c’è la possibilità di prevedere tamponi a pagamento per i non vaccinati. Nei Paesi Bassi il premier Mark Rutte si è scusato per aver anticipato le riaperture è ha introdotto nuove restrizioni: serrata totale per i locali notturni e chiusura a mezzanotte per bar e ristoranti. Resta seria la situazione nella penisola iberica, quasi tutta in zona rossa secondo l’ultima mappa dell’Ecdc. In Spagna ha tenuto banco il caso del maxi focolaio sviluppato a Maiorca da un gruppo di studenti in vacanza.

In Catalogna l’attività delle discoteche resta sospesa nel fine settimane, mentre è obbligatorio esibire il Green pass per partecipare a eventi all’aperto nel quale siano coinvolte più di 500 persone. Una mazzata per il turismo che si aggiunge alla decisione della Francia di sconsigliare i viaggi in Spagna ai propri cittadini. In Portogallo la ricrescita dei contagi ha costretto il governo a reintrodurre il coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino. Malta, da parte sua, ha vietato gli accessi nell’isola a chi non è completamente vaccinato ed escluso le vacanze studio a partire da oggi. Fuori dall’Ue, e anche dalla strategia delle strette, il Regno Unito, che ha confermato la riapertura totale dal 19 luglio, accettando il rischio di dover fronteggiare la prospettiva di 100mila contagi al giorno.


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