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Da fanalino di coda in Europa a Paese da prendere come modello da seguire. L’Italia nel giro di pochi mesi nella gestione delle vaccinazioni ha scalato posizioni su posizioni tanto da potersi mettere a dare i consigli.

Il nemico è ancora lì, se è vero che nell’ultimo mese si sono registrati 7 mila morti per Covid, ma il numero dei contagi e il rapporto tra tamponi è positivi è sceso a livelli molto ma molto meno preoccupanti: 32 casi su 100mila abitanti, tutte le regioni sotto la fatidica soglia dei 50 casi ogni 100mila abitanti, il paramento che fa scattare il via libera.

Dalla prossima settimana altre 4 regioni passeranno dunque in zona bianca, come ha annunciato ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Ed ecco, che come per un riflesso condizionato, è cominciata da ieri tra i governatori delle regioni la corsa delle rivendicazioni. Chi è il primo della classe?

DE LUCA: SENZA NOI SAREBBE STATA UN’ECATOMBE

Vincenzo De Luca ha subito alzato la mano: «Voglio chiarire che per il piano di vaccinazione dobbiamo ringraziare semplicemente le Regioni italiane, specificamente i dipendenti delle nostre Asl – ha detto il presidente della regione Campania- Per quel che riguarda lo Stato italiano, il contributo è stato o di pura e semplice distribuzione o di confusione sulle notizie fatte arrivare».

Tra il governatore campano e il commissario all’emergenza, il generale Figliuolo sin dall’inizio ci sono state scintille. Unica concessione esplicitata dal presidente De Luca “la prudente gestione dei mesi precedenti”.

«Per il resto – prosegue “lo sceriffo“ abbiamo avuto solo banchi a rotelle, primule che non abbiamo fatto più (riferimento alle floreali architetture dai gazebo vaccinali proposti dall’ex commissario Domenico Arcuri, ndr) e tanta confusione. Senza Regioni che reggono il piano di vaccinazione, altro che governo e commissariato. Se fosse stato tutto in mano allo Stato, avremmo avuto l’ecatombe».

De Luca in diretta social fa ormai più audience di un programma tv. Ma non mette d’accordo tutti.

D’AMATO RICONOSCE “MERITO DI FIGLIUOLO”

C’è chi la pensa nel modo opposto. «È evidente che l’azione messa in campo dal commissario straordinario per l’emergenza Covid generale Figliuolo di concerto con le Regioni sta producendo ottimi risultati – ha commentato l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato – la mia regione supera abbondantemente i 3 milioni e mezzo di somministrazioni effettuate e oltre 1 milione e 100mila di seconde dosi. La decisione di aprire le prenotazioni a tutti – prosegue – è condivisibile e come Lazio abbiamo scelto quella che riteniamo la migliore strategia tecnica, coerente con le dosi disponibili ed entro la prossima settimana tutti avranno la loro prenotazione con somministrazione entro i successivi 20 giorni. Entro il 27 luglio tutti gli assistiti avranno avuto almeno una dose».

Nella regione della Capitale è in corso l’Open Week AstraZeneca aperto dai 18 anni in poi che ha fatto registrare ieri un nuovo sold out con oltre 60mila ticket virtuali ritirati.

IN LOMBARDIA LA MORATTI PUNTA I PIEDI SUL RICHIAMO

Chi durante la pandemia non ha dato certo una grande dimostrazione di efficienza è stata a detta di tutti – e numeri alla mano, purtroppo – la Lombardia.

Un modello di sanità completamente da rivedere. In questi giorni al Pirellone è iniziato il dibattito sulla riforma della legge socio-sanitaria regionale. 

«Auspichiamo che sia la più condivisa possibile – ha esordito la vicepresidente e assessore al Welfare Lombardia, Letizia Moratti, aprendo i lavori, ieri pomeriggio, del convegno organizzato a Palazzo Pirelli, sul tema “Modelli di governance dei servizi sanitari e socio-sanitari regionali a confronto”, che riunisce politici, tecnici, docenti universitari e dirigenti di servizi sanitari di diverse Regioni italiane.

Al centro c’è la riforma della legge che organizza la sanità regionale (n.23 del 2015) risalente alla Giunta Maroni e scaduta lo scorso anno dopo una sperimentazione quinquennale. Ma la polemica, come si sa, è sempre dietro l’angolo. Anche perché la Moratti ha iniziato da qualche giorno un braccio di ferro con il generale Figliuolo sui tempi di somministrazione della seconda dose.

«La Moratti ascolti l’appello di Figliuolo e renda flessibile la data del richiamo, dia ai vaccinatori la possibilità di definirla con i pazienti», ha chiesto la consigliera regionale del Pd in Lombardia, Carmela Rozza.

«Non si può rischiare che i cittadini rinuncino al vaccino per non dover tornare dalle ferie e rimandino a settembre o decidano di saltare la seconda dose. Non possiamo permetterci un’estate con tante persone non immunizzate, specie i giovani che, spesso asintomatici e quindi difficilmente tracciabili, rischiano di far circolare il virus».

La Rozza da alcune settimane sta prestando servizio da volontaria come vaccinatrice. Nei centri vaccinali la richiesta di modifica della data del richiamo è frequentissima. Qualcuno lo dica alla Lady lombarda. 


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