Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana
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Come prima, peggio di prima. La nuova legge regionale sanitaria della Lombardia non sembra orientata a imparare dagli errori del passato: i privati, infatti, avranno ancora più spazio rispetto al passato se passeranno le nuove linee guida su cui sta lavorando l’Amministrazione guidata dal leghista Attilio Fontana.
Nelle prime slide del documento che sta girando in questi giorni in Regione i privati sono citati subito come un elemento essenziale della nuova struttura: ad esempio sui malati cronici, uno dei fallimenti più clamorosi della legge Maroni del 2015, si parla di «equivalenza, integrazione e complementarietà all’interno del Sistema sanitario regionale dell’offerta sanitaria e sociosanitaria delle strutture pubbliche e delle strutture private accreditate».
Anzi si parla di «riconoscimento delle medesime prerogative delle aziende ospedaliere a quegli operatori privati che abbiano i requisiti previsti dall’art. 4 del disegno di legge 502/1992».
VERSO IL MODELLO USA
Quindi un ulteriore passo avanti verso il modello di sanità americana, proprio in un momento storico in cui gli Stati Uniti hanno riscoperto il valore di uno Stato sociale più strutturato.
Allo stesso tempo la giunta lombarda ha almeno il merito di aver accettato alcune indicazioni che sono state fornite dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, come l’istituzione delle Case di comunità, un passo nella direzione della ricostruzione della sanità territoriale smantellata negli ultimi decenni a favore dei sistemi ospedalieri.
Ma forse in questo caso ha più meriti il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che infatti viene citato proprio a proposito di questa parte delle linee guida: «In relazione alle previsioni del Pnr si ritiene di individuare una Casa della Comunità ogni 50mila abitanti circa» si legge nel testo.
Sarebbero tra l’altro le stesse strutture a dover supportare la presa in carico dei malati cronici: la legge 23 del 2015 era stata definita sperimentazione proprio perché proponeva un nuovo modello per questi pazienti, ma a oggi solo circa il 10% (varia da provincia a provincia) ha aderito al nuovo protocollo.
Sono tante le proposte, comprese alcune incursioni su quello che pare il futuro di molte prestazioni mediche come la telemedicina su cui si prospetta un «potenziamento nelle forme della televisita, teleconsulto, telemonitoraggio in coerenza con le direttive nazionali e in una logica di integrazione con il sistema di prenotazione regionale e il fascicolo sanitario elettronico».
I SINDACI
E l’altro grande tema ancora sottotraccia della sanità lombarda, cioè il coinvolgimento della conferenza dei sindaci: l’idea di un ruolo di primo piano delle Amministrazioni locali nella gestione della sanità territoriale implicherebbe moltissime conseguenze sia organizzative, sia sui 20 miliardi di euro di valore del bilancio regionale.
Non pare un caso, infatti, che il sindaco di Milano Giuseppe Sala abbia creato una lista elettorale tutta dedicata alla Salute, quasi un portarsi avanti sull’idea di sanità comunale che si prospetta in Lombardia.
Alcune idee espresse nelle linee guida sembrano già morte prima di prendere vita ufficialmente, come l’idea di costituire un’unica Ats come consigliato da Agenas: il territorio lombardo è troppo grande e multiforme e dunque pare tecnicamente impossibile, o quanto meno, molto molto improbabile che un unico ente possa gestirlo amministrativamente.
LE POLEMICHE
Si tratta, tra l’altro, proprio di uno dei temi che agitano la maggioranza in queste settimane: le diverse anime dell’Amministrazione Fontana si stanno scontrando tra iperfederalisti e centralizzatori. Tanto che non si trova ancora la quadra tra le varie istanze: tuttora la maggioranza in Regione sta cercando un equilibrio tra le sue varie componenti. Per oggi era prevista una presentazione ufficiale di queste linee guida, ma dopo l’ultima riunione di maggioranza le varie anime dell’Amministrazione Fontana non sembrano ancora in grado di trovare l’accordo definitivo: l’ufficializzazione delle linee guida è stata quindi rinviata, probabilmente alla prossima settimana.
Nel frattempo Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare, è stata costretta a smentire le tensioni che in realtà sono note a tutti a Palazzo Pirelli: «Nessun dissidio, c’è stato un confronto molto costruttivo e molto positivo che per altro dura già da qualche settimana con diversi incontri. Quindi andremo avanti sicuramente e rapidamente.
ARIA CAMBIA VERTICE
Ma la crisi della giunta lombarda non si ferma su nessun piano e ora è stato cambiato l’ennesimo dirigente apicale della sanità lombarda: Silvio Sperzani è il nuovo amministratore unico di Aria spa. L’incarico è stato ratificato ieri dalla Regione Lombardia attraverso l’approvazione di una delibera della Giunta che ne prevede la nomina.
Lorenzo Gubian, che era stato nominato amministratore unico dopo le dimissioni in blocco – chieste dal governatore Fontana – di tutta la governance di Aria, dopo le polemiche legate alle prenotazioni per le vaccinazioni degli over 80, tornerà nel suo ruolo originale di direttore generale.
Sperzani, milanese, classe 1962, proviene da Doom, la società del cantante Fedez che, insieme alla moglie Chiara Ferragni, aveva polemizzato con la Regione Lombardia a causa delle mancanze della campagna di vaccinazione.
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