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Bene sulle misure in materia di lavoro e a sostegno di lavoratori e famiglie, ma sulla campagna vaccinale serve maggiore rapidità e trasparenza: è, in sintesi, il giudizio della Corte dei Conti inserita nella “Memoria sul decreto legge “Sostegni” licenziato dal governo Draghi per l’emergenza Covid-19. «Come già osservato in occasione delle precedenti manovre finanziarie – scrivono i giudici contabili – in un contesto di emergenza sanitaria quale quello che stiamo attraversando, la politica di bilancio continua a giocare un ruolo indispensabile. In attesa che il procedere della campagna vaccinale consenta un graduale ritorno alla normalità, si rende necessario ancora una volta prevedere interventi a favore dei soggetti economici più interessati dalla crisi e per la tutela del lavoro e delle famiglie più in difficoltà».
Quindi, secondo la Corte dei Conti, «strategica, è l’azione per accelerare il Piano vaccinale, ma perplessità destano la variabilità del costo previsto per dose somministrata e la carenza di informazioni, da un lato, sugli importi previsti per l’acquisto dei vaccini, dall’altro, su quelli destinati ad alimentare i fondi per il Commissario straordinario e il Fondo per le emergenze».
I giudici entrano nel dettaglio della questione evidenziando che «lo stanziamento per i vaccini è passato dai 400 milioni stanziati nella legge di bilancio, agli 1,4 miliardi della prima stesura del decreto, agli attuali 2,1 miliardi (sempre facendo riferimento ai “contratti sottoscritti”). Considerando l’ipotesi assunta nel piano vaccinale di 120 milioni di dosi da utilizzare l’importo medio a dose è di 17 euro. A fronte delle cifre di volta in volta rese note sul costo delle dosi dei diversi vaccini utilizzati, un qualche maggior dettaglio sembrerebbe opportuno».
Maggiore chiarezza viene chiesta sui fondi destinati alla struttura commissariale: «Lo stesso si può dire per gli 850 e i 700 milioni destinati al Commissario e al Fondo. Manca una informazione anche generale sulle esigenze che hanno guidato una tale previsione ed un maggior dettaglio di quanto destinato al funzionamento delle strutture o “al ripristino della capacità del Servizio di protezione civile”, motivazione che sembra prefigurare difficoltà operative non specificate”. Il rallentamento della campagna vaccinale è imputabile, almeno in parte, anche alla minore risposta rispetto alle attese del reclutamento di personale previsto con la legge di Bilancio.
«Per far fronte alla vaccinazione – spiegano i magistrati contabili – si era previsto di reclutare 3.000 medici e 12.000 infermieri/assistenti sanitari. Nel complesso, le domande presentate sono state nettamente inferiori: circa 4.670 medici e 2.660 infermieri/assistenti». Passando, invece, ai ristori e alle misure per salvaguardare i posti di lavori, la Corte dei Conti esprime un giudizio “positivo”.
«Le dimensioni finanziarie complessive della misura di ristoro – sottolineano – si attestano a 11,15 miliardi, superiori all’ammontare dei contributi a fondo perduto complessivamente stanziati nel 2020 in virtù del decreto Rilancio e dei decreti Ristori (10,6 miliardi). L’intervento incide, quindi, per circa il 38 per cento delle maggiori spese disposte con il provvedimento». Il governo Draghi viene “promosso” anche per lo «sforzo di affinamento e superamento di criticità che si sono palesate in occasione delle analoghe disposizioni emanate nel 2020».
«Su tale fronte – sostengono – sono per esempio certamente da apprezzare gli avanzamenti nelle procedure di trasmissione dei dati legati alla liquidazione diretta delle integrazioni salariali, grazie al passaggio allo schema digitalizzato e la definitiva dismissione del modello cartaceo». Il decreto interviene a favore degli operatori economici con ulteriori slittamenti nei tempi di pagamento di debiti fiscali e l’annullamento di quelli di importo limitato, risalenti al decennio 2000-2010. Questa scelta, per la Corte, seppur giustificabile, “non appare condivisibile” sia perché «incide in modo significativo sulla futura azione di riscossione dei crediti pubblici ritardando attività operative fortemente condizionate dal requisito della tempestività»; sia perché, si risolve «in un beneficio erogato a un vastissimo numero di soggetti, molti dei quali presumibilmente non colpiti sul piano economico dalla crisi», generando «disorientamento e amarezza per coloro che tempestivamente adempiono e può rappresentare una spinta ulteriore a sottrarsi al pagamento spontaneo per molti altri».
Di “rilievo”, poi, è la decisione assunta in tema di blocco dei licenziamenti, ma se “appare condivisibile la scelta di vincolare l’impresa che usufruisce appieno degli ammortizzatori sociali a mantenere in piedi il rapporto di lavoro, le Sezioni riunite ribadiscono l’avviso, che occorre evitare che risulti, nei fatti, ritardata l’emersione di realtà aziendali che necessitano di profondi processi di ristrutturazione e risanamento. Infine, dall’analisi emerge che i Comuni sono maggiormente danneggiati rispetto alle Regioni dagli effetti negativi sugli introiti, evidenziandosi complessivamente minori entrate per 4,6 miliardi. Quindi è «opportuno l’intervento previsto sulle entrate locali».
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