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Una boccetta di vaccino AstraZeneca

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Come era prevedibile, il polverone alzato attorno al vaccino AstraZeneca sta avendo degli strascichi. La fiducia della popolazione nei confronti del siero dell’azienda anglo-svedese è fortemente compromessa da quegli «effetti collaterali molto rari» che l’Ema ha riconosciuto. E così in ogni parte d’Italia fioccano le disdette. Dinnanzi alla prospettiva di doversi sottoporre ad AstraZeneca, sempre più italiani ritraggono il braccio. Già due giorni fa il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, affermava: «Certamente c’è una fatica nei centri liguri che somministrano il vaccino AstraZeneca rispetto ai centri dove si somministrano altri vaccini. Fino a ieri (martedì scorso, ndr) le disdette non erano significative, tra l’1 e il 3 per cento».

PREFERENZA PER GLI OVER 60

Ma la diffidenza è aumentata, inevitabilmente, dopo il pronunciamento dell’Ema e la circolare del ministero della Salute inviata ieri a Regioni ed altri enti. Il dicastero guidato da Roberto Speranza raccomanda l’uso del vaccino sviluppato ad Oxford «nelle persone di età superiore ai 60 anni» tenuto conto del «basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da Covid-19».

Chi ha già ricevuto la prima dose di AstraZeneca, precisa comunque la circolare, potrà completare il ciclo assumendo la seconda. Del resto, come ha precisato mercoledì in conferenza stampa Peter Arlett, capo della task force di analisi dei dati e metodi dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco «non ha emesso linee guida relative alla miscelazione e all’abbinamento di diversi vaccini tra la prima e la seconda dose».

Sul vaccino AstraZeneca è intervenuta ieri anche una nota dell’Aifa, per sottolineare che «i casi molto rari di tromboembolismi anche gravi» sono stati segnalati «in soggetti di età inferiore ai 60 anni e prevalentemente nelle donne». Si tratta di eventi «osservati per lo più entro 14 giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino». L’agenzia italiana del farmaco aggiunge che «al momento non esistono dati sul rischio correlato alla seconda dose in quanto al momento essa è stata somministrata solo ad un numero limitato di soggetti».

BOOM DI DISDETTE

Intanto però, per evitare un ulteriore rallentamento della campagna vaccinale dopo quella di tre settimane fa a causa della sospensione di AstraZeneca, è necessario ristabilire la fiducia degli italiani nel vaccino anglo-svedese. Operazione tutt’altro che semplice, visto che in alcuni territori si arriva a punte di disdette del 40%, mentre si hanno notizie di tante persone che, una volta arrivate al centro vaccinale, chiedono di poter ricevere Pfizer o Moderna anziché il vaccino sviluppato ad Oxford.

La girandola di notizie e indicazioni, spesso contraddittorie, non può che aver alimentato confusione: in un primo momento, il vaccino AstraZeneca era raccomandato solo per la fascia d’età dai 18 ai 55 anni, poi il limite è stato alzato fino ai 65 anni, e ieri l’inopinata inversione di rotta: preferibile che sia somministrato agli over60.

COPRIRE LA POPOLAZIONE PIÙ FRAGILE

Lo scetticismo verso AstraZeneca è stato allora preso di petto dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di ieri sera. L’ex presidente della Bce, partendo dal dato che i rari casi di trombosi si sono verificati in pazienti più giovani, ha «banalizzato», per usare la sua espressione, affermando: «Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani o ragazzi», riferendosi in particolare a «platee di operatori sanitari che si allargano».

Dunque si è domandato: «Con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over75 o persone fragili?». L’imperativo è dunque coprire la popolazione più fragile. I vaccini AstraZeneca, ha rilevato il primo ministro, sono sufficienti a vaccinare nel mese di aprile tutti gli over80 e gran parte degli over70. Dal canto suo il commissario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, nel corso di una visita di un centro vaccinale nelle Marche ha ribadito che «a fine mese dobbiamo arrivare a 500mila dosi giornaliere».


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