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QUANTI sono i vaccinati in Lombardia? Non è certo. I numeri sono ondivaghi nell’ordine delle decine di migliaia. Non è un modo di dire: secondo l’ultimo report di Regione Lombardia aggiornato al 15 marzo i vaccinati sono 1.071.357, invece secondo un altro report con la stessa data e la stessa fonte sono 1.054.797. Oppure 1.098.956 se si contano i 44.159 non lombardi vaccinati in Lombardia.

Se la Regione non avesse dato ampia prova dei propri limiti organizzativi nei mesi scorsi potrebbe sembrare strano, invece ormai è normale che i dati aggiornati allo stesso giorno diano risultati completamente diversi pur se la fonte dei report è sempre la stessa.

Il primo dato infatti si trova sul sito di Lombardia Notizie, house organ regionale che ha iniziato a pubblicare report settimanali sull’andamento delle vaccinazioni. Ma mentre sul sito viene riportato il numero di 1.071.357 vaccinazioni, sul dettaglio inviato ai consiglieri regionali il numero è 1.054.797. Con l’aggiunta degli oltre 44mila vaccinati non lombardi. Entrambi i resoconti sono aggiornati al 15 marzo, eppure a seconda delle valutazioni ballano decine di migliaia di persone.

Dati che forse verranno chiariti dai prossimi report, forse no, perché nel frattempo dal Pirellone si continuano a fornire dati a ripetizione, l’ultimissimo aggiornamento lo ha dato ieri il governatore lombardo Attilio Fontana subito dopo aver annunciato l’azzeramento dei vertici di Aria spa, l’azienda che sta gestendo le prenotazioni lombarde: “Il totale delle vaccinazioni in Lombardia è di 1.231.413: quelle somministrate agli over 80 sono 322.568 oltre a 60mila nelle rsa – ha aggiunto – La percentuale di chi ha ricevuto una dose degli over 80 che hanno aderito, circa 600mila, supera di gran lunga il 50%, in linea perciò con ciò che accade nel resto del Paese. A titolo di esempio in tutta Italia sabato sono stati inoculati 120mila dosi di cui in Lombardia 30mila dosi. Potete calcolare da soli la percentuale ma vi aiuto: corrisponde a un quarto di tutte le vaccinazioni del Paese”.

Quindi secondo Fontana, nonostante i numeri, la Lombardia viaggia come un orologio. Eppure una provincia dopo l’altra cade sotto i colpi di un’organizzazione che sembra ormai non esistere. “La verità è che nessuno di loro sa come si organizza il sistema” contesta Carmela Rozza, consigliera regionale del Partito democratico. L’ultimo caso è stata Cremona, dove hanno ricevuto la prima dose in 35.470 e la seconda in 15.149: a centinaia sono stati chiamati perché per gli ospedali erano in lista, ma nessuno aveva inviato l’sms di conferma. Quindi nessuno si era presentato. Gli operatori sanitari hanno dovuto chiamare da soli le persone in lista chiedendo aiuto anche ai Comuni, con l’effetto che per 600 vaccini disponibili alla fine c’erano più di 800 persone in coda. Ennesima debacle organizzativa.

“Non si capisce perché solo in Lombardia ci sia bisogno di questo sms di conferma – sottolinea Rozza – perché nelle altre regioni quando ci si registra viene assegnato automaticamente il giorno della vaccinazione”.

Ma la situazione ormai è sfuggita di mano sotto molti punti di vista in Lombardia. Tanto che l’Amministrazione Fontana ha provato a tamponarla con una campagna più decisa di vaccinazioni nelle province dove i contagi stavano schizzando verso l’alto: nelle province di Bergamo (87.083 prime dosi e 30.572 seconde somministrate) e Brescia (106.700 e 45.898) infatti è stato necessario procedere in anticipo con le liste dei 60enni perché la realtà è soprattutto in alcuni comuni del bresciano e della bergamasca i numeri non sono mai migliorati molto nell’ultimo anno. Anzi, con le varianti si è tornati all’emergenza tanto da spingere Regione a cercare di mettere l’ennesima pezza a un sistema sanitario ridotto a un colabrodo. Per adesso.

Non è che nelle altre zone però proceda tutto bene. Nella provincia di Pavia ad esempio, dove sono hanno ricevuto la prima parte del vaccino in 47.082 e la seconda in 22.253, i centri vaccinali sono talmente saturi che in centinaia sono stati dirottati verso altri hub. Mentre in quella di Lodi, 15.186 prime dosi e 7.802 seconde, sono state segnalate storie assurde come quelle di una donna di 92 anni impossibilitata a deambulare a cui non solo non è stato somministrato il vaccino a domicilio, ma quando le hanno dato l’appuntamento per il 21 marzo, lo hanno poi spostato in un altro luogo senza possibilità di riprogrammarlo con buona pace dell’ambulanza che aveva dovuto prenotare per raggiungere il luogo del primo appuntamento.

La Città metropolitana di Milano, l’ex provincia in cui sono stati vaccinati una prima volta in 223.390 e 103.998 la seconda, è stata tra le prime invece a perdere del tutto il tracciamento del contagio e tra le prime a registrare casi di esplosioni di focolai di variante inglese, tanto che l’Amministrazione guidata dal sindaco Sala ha inviato parte della propria polizia locale per gestire le restrizioni della zona rossa imposta dalla regione poco tempo fa. E nel frattempo deve gestire la voglia dei milanesi di non rispettare le restrizioni come dimostrano le continue chiusure di locali imposte dal Prefetto Renato Saccone. A ciò si sono aggiunti gli ormai classici disservizi di Aria spa nelle prenotazioni che pochi giorni fa avevano portato alla creazione di una fila da 900 persone davanti all’ospedale Niguarda. Una scena che aveva suscitato le critiche anche di Guido Bertolaso, commissario regionale per la campagna vaccinale.

A Como non va meglio, con 37.640 prime dosi e 19.973 seconde, perché circa 700 insegnanti che avevano diritto a ricevere il vaccino nel fine settimana non sono stati convocati per l’ennesimo problema al sistema di prenotazione. A Sondrio, dove sono stati vaccinati la prima volta in 16.630 e la seconda in 6.949, il problema degli ultimi giorni è stato principalmente la paura per le voci sul vaccino AstraZeneca: a decine avevano disdetto la prenotazione ignorando le rassicurazioni delle autorità politiche e sanitarie.

Nella provincia di Varese, da dove arriva Fontana, i numeri delle vaccinazioni sono abbastanza alti: con 52.584 prime dosi e 27.951 seconde è tra le prime cinque province per somministrazioni. Numeri giustificati anche dalla campagna straordinaria a Viggiù, una delle quattro zone rosse dove sono state attuate vaccinazioni anche agli over 60 perché i contagi stavano esplodendo. Nel frattempo però anche gli anziani varesotti hanno preso parte al delirio delle prenotazioni: alcuni venivano mandati a Cremona, altri a Bergamo. Viaggi lunghissimi e difficili per chi ha superato gli 80 anni. A Monza, 52.645 vaccinati una volta e 27.691 la seconda, i medici due giorni fa sono rimasti ad aspettare 400 prenotati tra il personale scolastico, perché i famosi sms erano sempre fermi in qualche server. L’ennesimo disastro a cui gli operatori sanitari hanno rimediato attaccandosi al telefono e chiamando tutti quelli in lista per i giorni successivi.


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