Il presidente della Regione Lombardia, Fontana, e la vicepresidente Moratti
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In serata è iniziata la corsa ai vaccini. Le parole del generale Francesco Paolo Figliuolo sono state prese alla lettera dai milanesi: il commissario straordinario per la campagna vaccinale anti Covid-19 ha detto in tv che se a fine giornata non ci sono dosi non somministrate di vaccino, si dovrebbero fermare i passanti per non sprecarne.
ATTESE INUTILI
E subito, davanti ai centri vaccinali, si sono moltiplicati i passanti. Tutti quelli fermati dai giornalisti hanno detto che proprio le dichiarazioni del generale li hanno spinti a recarsi nei centri vaccinali per tentare di ottenere l’agognata puntura. Ma per ora è solo un’idea di Figliuolo, quindi se non si è nelle liste stilate dalle Asst è inutile fare la posta davanti ai centri vaccinali: i medici, pure se avanzassero dosi, non sono autorizzati a usarle.
Tra l’altro per ora non si arriva ad averne di troppo perché il panico da vaccino è più mediatico che reale: «Noi abbiamo le liste pronte con i nominativi di quelli prenotati per il giorno dopo, quindi se verso fine giornata qualcuno non si è presentato chiamiamo quelli in lista per la giornata successiva – spiegano dall’Asst Santi Paolo e Carlo – e c’è tanta voglia di vaccinarsi sia tra gli over 80 che tra gli insegnanti». La paura del vaccino dunque c’è, ma non abbastanza da fermare chi sa di averne diritto.
LO SCIVOLONE
Nel frattempo la campagna vaccinale lombarda continua a inciampare a ritmi quasi quotidiani. A volte per colpa dell’organizzazione del sistema sanitario, a volte per fattori esterni. Se, infatti, la Regione non può nulla per quanto riguarda lo stop imposto ad AstraZeneca, che ha rinviato a ieri le vaccinazioni nel drive through di Trenno, potrebbe forse di più nel controllare i documenti prodotti dalle aziende sanitarie territoriali: se infatti i militari a Trenno hanno cominciato a usare i farmaci Pfizer per ovviare al problema AstraZeneca, sta montando una polemica per il documento di controllo dalla Asst Rhodense nel territorio della Città metropolitana di Milano, che divide le domande per generi.
La valutazione della capacità di “governo della casa”, di “preparazione del cibo” e di occuparsi della “biancheria” (cioè il bucato) riporta la dicitura “solo per donne”. Un tuffo indietro negli anni Cinquanta del Novecento secondo alcuni che hanno denunciato il sessismo del documento pubblicandolo sui social. Uno scivolone proprio su un’iniziativa positiva, visto che si tratta della scala di valutazione Iadl per valutare le capacità di autonomia dopo aver contratto il Covid, soprattutto delle persone anziane. È l’ennesimo inciampo di un’Amministrazione che però nega ogni errore: il governatore Attilio Fontana ha sostenuto pochi giorni fa di non aver commesso errori: secondo lui il problema «è il virus che è complicato».
Forse ritratterà le sue convinzioni oggi, perché a Bergamo è prevista la visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus.
IL BOLLETTINO
E se ieri si è registrato un calo del tasso di positività ai tamponi, 7,6% contro l’8,6% del giorno precedente, continuano invece ad aumentare i ricoverati in terapia intensiva (+16, si arriva a 781) e negli altri reparti (+167, si sale a 6.641). Il tutto mentre si aggiungono altri 79 decessi per un totale complessivo di 29.459 morti in regione dall’inizio della pandemia.
Per quanto riguarda le province, sono 1.050 i nuovi positivi nella città metropolitana di Milano, di cui 447 a Milano città, 949 a Brescia, 432 a Varese, 416 a Monza e Brianza, 295 a Como, 291 a Bergamo, 275 a Pavia, 227 a Mantova, 180 a Cremona, 125 a Lecco, 73 a Lodi e 72 a Sondrio. Le vaccinazioni, nel frattempo, proseguono inseguendo l’obiettivo del milione di vaccinati: «Questa settimana, se dovessimo tornare a vaccinare anche AstraZeneca, dovremmo raggiungere il milione di cittadini che hanno ricevuto almeno la prima dose, che è già una copertura molto importante» ha detto il direttore generale del Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, nel corso della sua audizione nella commissione Sanità del Consiglio regionale.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei vaccini, Pavesi ha spiegato che, al momento, è stato somministrato l’87% del vaccino Pfizer ricevuto, il 50% del vaccino Moderna in magazzino e il 36% del vaccino AstraZeneca a disposizione. Quindi la strada è ancora lunga perché, essendo necessarie due dosi, si dovrebbero conteggiare per metà, una piccola percentuale visto che in Lombardia ci sono dieci milioni di persone. E, come ha detto Pavesi, il “mare” delle categorie essenziali è molto ampio e difficile da delimitare.
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