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La preparazione di un vaccino

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4 minuti per la lettura

di ALESSANDRO DAVID *

Molti anni fa mi iscrissi a Medicina, più di un quarto di secolo ormai, e mi trovai davanti una cosa come 54 o 56 esami, talmente tanti che non ricordo nemmeno più il numero esatto. Come tutti i giovani entusiasti non vedevo l’ora di studiare Chirurgia, Medicina Generale, affrontare la famigerata prima autopsia e visitare finalmente il primo paziente. Non riuscivo a capire e rassegnarmi al fatto che, chi aveva progettato il piano di studi, avesse inserito esami come Statistica Medica o Epidemiologia e Igiene.

Passavo il tempo studiandole pensando a come era inutile imparare nozioni che a nulla servivano per fare diagnosi e prescrivere farmaci.

Poi, poco alla volta, durante questi corsi si sono delineate nozioni che iniziavano ad avere un senso sempre più concreto nella pratica medica quotidiana. Ad esempio ho iniziato a capire che quello che mi sembrava un fatto, in realtà, era una suggestione. Da giovane medico osservavo eventi apparentemente connessi tra loro ma che, in realtà, non avevano una reale correlazione causa-effetto. Erano solo avvenuti casualmente, o in modo non statisticamente significativo, in successione. L’aver iniziato a intuire questo primo fatto ha poi condizionato successivamente tutta la mia pratica clinica e chirurgica alla luce del “non basta quello che sembra a me, ma devo avere una evidenza scientifica”.

Cosa vuol dire avere una evidenza scientifica? Significa procedere col metodo scientifico: osservare cioè una serie di eventi positivi in numero sufficiente da essere confrontati con un altro numero sufficiente di eventi negativi o neutri e trarne una considerazione statisticamente significativa. Vuol dire applicare il metodo scientifico alla ricerca medica creando studi strutturati con ampi campioni così da trarre considerazioni ragionevoli sui dati osservati.

Se lancio un dado una sola volta e esce il 6, non posso concludere che lanciando un dado ho il 100% delle probabilità di avere il 6. Basterà lanciare il dado 1000 volte per capire che la probabilità di avere il 6 è di 1/6. E più lanci faccio più il valore si avvicina a 1/6. Ecco perché la Statistica e l’Epidemiologia servono in Medicina. Perché ogni medico sa che: se somministro ogni giorno centinaia di migliaia di dosi di un farmaco ai pazienti e ottengo 3-4 morti, ho il dovere morale di essere affranto per l’avvento avverso osservato, il dovere scientifico di cercarne la causa e prevenirlo per quanto possibile, e il dovere sociale di considerare il farmaco sicuro.

Quello che sta succedendo con l’informazione sui vaccini è preoccupante. Persone che nulla sanno di Medicina, di Ricerca Medica, di Epidemiologia e Statistica, stanno pubblicando notizie di persone morte dopo la somministrazione di un vaccino di una marca particolare. È inaccettabile moralmente, culturalmente e scientificamente. Sono dati senza valore perché mancano di una evidenza correlativa tra causa e effetto e perché non hanno un significato statistico ragionevole.

Nel dettaglio: ad oggi le dosi usate di quel vaccino sono circa 200.500 e le supposte morti riferite legate al suo uso sono 5. Il che corrisponde allo 0.0025%. Un dato che, sinceramente, renderebbe illegale la vendita di qualsiasi crostaceo o della frutta secca, alimenti che hanno frequenza di eventi avversi ben più alta.
Questo poi varrebbe se ci fosse almeno evidenza certa del nesso di causalità, ma non è nemmeno così.
Allora credo che il problema sia ancora più serio perché chi si occupa di comunicazione dovrebbe farlo con coscienza e rispetto per se stesso.

Se oggi i miei genitori hanno paura di vaccinarsi non posso biasimarli, sono terrorizzati da chi scrive senza sapere di cosa parla, da chi produce terrore solo per fare notizia, da chi per vendere un pezzo del giornale per qualche euro se ne frega delle conseguenze sociali che può avere la sua leggerezza. Se oggi 4000 persone hanno rinunciato al vaccino perché spaventate non è colpa loro ma di chi svende la propria professionalità al peggior offerente.

Il guaio è che i miei genitori, che poi farò vaccinare, e queste 4000 persone saranno in pericolo rischiando di contrarre una malattia che, ad oggi, non ha cura e che ha un tasso di eventi avversi decisamente superiore a quello dei vaccini.

Mi spiace pertanto ammetterlo ma come medici e ricercatori abbiamo perso. Ha vinto l’informazione di terzo ordine, ha vinto la cultura della paura e dell’uno vale uno. Ha vinto chi non si fa scrupolo a mettere a repentaglio la vita delle persone e il futuro di un paese per semplice misero interesse personale ed egoismo. Mi spiace ma abbiamo perso noi, dopo 54 esami universitari e molti anni di specializzazione e master. Ha perso la scienza vera, quella di cui tracciò le basi Galileo.

Ha perso la cultura della fiducia e della serietà. Ha perso la civiltà.

Quindi se non volete vaccinarvi, vi capisco e non proverò a convincervi. Non fatelo. Io mi limiterò a vaccinare i miei cari. A tutti gli altri auguro buona fortuna.

(*) Medico Chirurgo


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