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Una corsia d'ospedale

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Tra il 2000 e il 2017, la Lombardia ha potuto investire per ammodernare i propri ospedali e acquistare strumentazione 40,8 euro pro-capite. Quasi il doppio rispetto alla Campania che non ha potuto spendere oltre i 22,6 euro pro-capite, il triplo rispetto alla Calabria (15,9 euro), più di tutte le regioni del Sud: Molise 24,2 euro, il Lazio 22,3 euro, Abruzzo 33 euro.

Dal 2017 al 2018, poi, sempre la Lombardia ha visto aumentare la sua quota del riparto del fondo sanitario dell’1,07%, contro lo 0,75% della Calabria, lo 0,42% della Basilicata o lo 0,45% del Molise. E se non bastasse, nel confronto tra il 2010 e il 2020, l’incremento percentuale del fondo sanitario nazionale premia ancora la Lombardia che ha visto lievitare la propria fetta dell’11,4%, seguono Emilia Romagna del 9,9% e Toscana (8.2%).

La Basilicata, invece, ha avuto un incremento percentuale molto più modesto (+4,9%); l’Abruzzo del 6,7%; Calabria +5,7%; la Puglia e la Campania di circa l’8,1%.

Nel corso degli ultimi 15 anni almeno, da Roma sono “partite” maggiori risorse che hanno finito per alimentare la sanità delle Regioni del Nord, quella lombarda in particolare, a scapito di quelle del Sud e, così, il divario è aumentato sia sotto l’aspetto delle risorse umane che quelle strumentali.

Parallelamente, le liste di attesa dalla Sicilia alla Campania sono lievitate e dal Mezzogiorno i pazienti sono stati costretti a raggiungere gli ospedali di Lombardia, Emilia Romagna e Toscana per curarsi. Mentre dal 2012 al 2018 l’Italia “perdeva” oltre 42mila operatori sanitari, tra medici e infermieri, e solo la Campania era costretta a fare a meno di 10.490 dipendenti, in Lombardia, nello stesso periodo, i medici negli ospedali aumentavano di 290 unità.

Eppure, la sanità lombarda non ha brillato nella gestione dell’emergenza Covid-19, soprattutto durante la prima ondata, colpa anche di un sistema troppo ospedalocentrico e legato all’attività privata, a discapito della medicina del territorio.

Che il Sud sia stato storicamente penalizzato lo dicono fonti autorevoli come la Corte dei Conti: la spesa per investimenti, ad esempio, è stata del tutto squilibrata territorialmente: dei 47 miliardi totali impegnati in 18 anni (2000-2017), oltre 27,4 sono finiti nelle casse delle regioni del Nord, 11,5 in quelle del Centro e 10,5 nel Mezzogiorno.

Meno risorse e più vincoli finanziari, hanno portato ad un progressivo depauperamento di risorse umane che ha svuotato gli ospedali di personale e competenze. E che ha aumentato, nel corso degli anni, il gap Nord-Sud.

La Campania, che fa 5,8 milioni di residenti, può contare soltanto su 42mila operatori sanitari, persino il Lazio (5,8 milioni di abitanti) ha appena 41mila dipendenti a tempo indeterminato al lavoro nella sua sanità. In Lombardia, invece, si sfiorano le 100mila unità.


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