Attilio Fontana e Letizia Moratti
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Si torna a parlare di Covid e scuola perché in Lombardia si moltiplicano gli allarmi e le chiusure degli istituti scolastici. A far tremare ora è la variante inglese, di fatto già rilevata quasi ovunque nella regione, ma anche la versione originale causa spesso spaccature tra le componenti del personale: una volta sono i docenti a denunciare la mancata attenzione alle prescrizioni anti Covid e una volta i sindacati. I presidi rispondono, ma i nervi sono tesi ovunque dopo la strage vissuta in primavera.
ISTITUTI CHIUSI
A far tornare tutti sull’attenti sono i casi come Bollate, Comune di 36mila abitanti nella città metropolitana di Milano, dove sono stati chiusi tre istituti perché sono stati trovati casi di Covid19 nella variante inglese.
A spiegarlo è stato il sindaco Francesco Vassallo in una nota: «ATS Milano ha comunicato che, dall’analisi genotipica di alcuni dei 59 tamponi positivi rilevati nella scuola materna Munari e nella scuola elementare Marco Polo di Ospiate, è emersa la presenza della variante “inglese” del Covid 19. Immediatamente è stato suggerito di sospendere le lezioni in presenza dei due plessi scolastici mediante attivazione della didattica a distanza (Dad). Con comunicazione inoltrata in data odierna, Ats (a scopo precauzionale) ha chiesto la sospensione delle lezioni e l’attivazione della Dad anche per la scuola elementare di via Diaz da venerdì 12 febbraio e fino a tutta la prossima settimana».
Ma Bollate è solo un caso, sebbene per ora il più esteso, di “inglese”. Sono stati presi provvedimenti, chiusura totale o quarantena di classi e genitori, anche a Gussago, in provincia di Brescia, nella scuola media Consonni di Arcene, in provincia di Bergamo, e anche a Magnago vicino a Legnano.
DENUNCE E REPLICHE
La diffusione è tale da far pensare che il virus mutato sia ormai dappertutto in Lombardia, regione dove i nervi restano tesi nelle scuole: si moltiplicano infatti i casi di docenti o sindacati che denunciano carenze o organizzazioni manchevoli pure senza la variante inglese del coronavirus.
L’ultimo in ordine di tempo riguarda l’istituto Lope De Vega nel quartiere Barona di Milano. Due sindacalisti hanno lanciato l’allarme perché secondo loro «il mancato isolamento di alcune educatrici sintomatiche la scorsa settimana, la mancata modifica dell’elevato rapporto numerico (fino a 24 bambini per sezione), la decisione di aumentare l’assembramento in sezione con diversi nuovi ingressi di bimbi verificatisi nelle ultime settimane, e la mancata effettuazione di uno screening con tamponi a tutte le educatrici presenti, ha provocato il contagio di ben 8 educatrici tra cui 2 risulterebbero ricoverate in ospedale».
Il Comune di Milano ha replicato sottolineando che nelle 300 strutture di proprietà comunale è stata seguita una «rigida applicazione del protocollo» permettendo «la continuità del servizio». Palazzo Marino ha poi precisato che «nella scuola dell’infanzia di via Lope de Vega sono stati tracciati 12 positivi nelle 4 sezioni dell’istituto. Come per tutti gli altri casi, la segnalazione delle positività è stata tempestiva e i rapporti con Ats costanti. L’omonimo nido – che si trova in una struttura separata dalla scuola dell’infanzia e nel quale al momento una sola sezione è in quarantena – al momento, non è stato oggetto di un provvedimento di chiusura da parte dell’autorità sanitaria».
LA TENSIONE
La situazione nel milanese, però sembra ancora lontana dall’esplodere: secondo l’Amministrazione comunale in totale a oggi sono 21, su un totale di 1.155, le sezioni di scuole comunali chiuse su disposizione di Ats per l’emergere di uno o più casi di positività, per un totale di 43 positivi (di cui 24 bambini, 18 educatori e 1 operatore di segreteria) su oltre 3.000 educatori e 30mila bambini accolti nei servizi.
Ma la tensione a Milano resta come dimostra anche il caso dell’istituto Carlo Porta, dove, per presunte violazioni della sicurezza e delle norme anti-Covid, una docente si è rivolta agli avvocati. Valeria Vercesi, 54enne insegnante di matematica, ha scritto una dura denuncia all’Ufficio scolastico regionale con il supporto dei legali Elena Capoferri e Carla Gottardi. Accuse che la preside Rossana Di Gennaro respinge: «I protocolli anti-Covid sono costantemente aggiornati e abbiamo anche esteso l’assicurazione per il personale a inizio dell’anno scolastico, inoltre abbiamo anche dei nebulizzatori a ozono per avere sanificare meglio gli ambienti».
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