Il ministro per la Salute Roberto Speranza
5 minuti per la letturaSAVERIO Cotticelli è durato quasi due anni. Giuseppe Zuccatelli una settimana. Eugenio Gaudio un giorno. Narciso Mostarda un paio d’ore. Il Governo continua a consumare nomi come kleenex ma la quadra sulla nomina del commissario per la sanità in Calabria proprio non riesce a trovarla.
Se non fossimo nel remoto Sud, ma nelle opulenti Lombardia, Veneto o Emilia Romagna su questo incredibile impasse forse si sarebbe aperta una crisi di Governo anche perché il barometro della maggioranza segna burrasca fra i numeri traballanti del Senato, il Pd che chiede più spazio nell’esecutivo e un M5S i cui ultimi Stati Generali hanno lasciato aperti tutti i nodi politici. Goffredo Bettini, del Pd, dice alle agenzie di stampa di parlare per sé ma esprime un sentire trasversale a diverse correnti del partito, arrivando a dire che un rimpasto sarebbe «utile per la Repubblica, per la democrazia italiana: dopo la legge di bilancio perché non chiamare nel governo i rappresentanti più significativi delle forze politiche…». E aggiunge: «Questo non indebolisce Conte ma lo rafforza». Un tentativo per rassicurare il premier, rispetto al timore che il rimpasto di governo diventi il varco per un cambio a Palazzo Chigi.
In effetti il premier non esce benissimo da questa vicenda visto che solo domenica era andato in tv a dire di avere la soluzione in tasca, ma poi si è visto bocciare dai suoi ministri il nome proposto. A questo punto è davvero difficile fare pronostici su chi sarà il prescelto dal Governo. L’ultima indiscrezione dà in pole position la nomina del coordinatore del comitato tecnico scientifico nazionale, Agostino Miozzo. Il suo nome è arrivato sul tavolo del governo ieri in nottata, mentre si fronteggiavano veti contrapposti sui nomi di Mostarda e del prefetto Luigi Varratta. Al coordinatore del Cts sarebbe stato chiesto di fare una valutazione personale e una interlocuzione con lui sarebbe ancora in corso. Intervistato da Radio 24, Miozzo ha preferito non rispondere ma incalzato sulla eventuale disponibilità della moglie a trasferirsi a Catanzaro, ha detto: «È da ieri notte che ne stiamo parlando e mi ha terrorizzato dicendomi “non ti permettere di dire che ho qualcosa contro la Calabria”… quindi nel caso lei sarebbe d’accordo» ha concluso. Nel caso, appunto, perché finché i calabresi non vedranno scendere il neo commissario dalla scaletta dell’aereo a Lamezia Terme, non saranno più disposti a crederci.
E nemmeno può essere perseguita la strada di far tornare la sanità nelle mani della Regione semplicemente perchè non c’è un presidente della giunta regionale.
Il tutto mentre alla Camera va in scena un dibattito, a questo punto surreale, sul Decreto Calabria che dovrebbe delineare i nuovi poteri del commissario che non c’è.
I calabresi assistono a questo spettacolo sconcertati e con la sgradevole sensazione che ci sia qualcuno che stia consumando giochini politici sulla pelle della gente (ieri si sono registrate 7 vittime). «Siamo mortificati dal comportamento irresponsabile di questo governo – dice Eugenio Corcioni, presidente dell’ordine dei medici della provincia di Cosenza – perché qui non abbiamo picchi di contagi ma la gente muore per evidenti carenze di gestione. La cosa più preoccupante è che in Calabria non arriveranno mai persone di qualità perchè a nessuno potrà essere garantita autonomia d’azione in quella postazione».
Corcioni non è l’unico arrabbiato in Calabria. Adirati per la piega che hanno preso le cose sono anche i sindaci. In massa erano andati a Palazzo Chigi per chiedere al premier Conte una svolta. «E’ trascorsa, ormai, una settimana dalla eclatante manifestazione dei Sindaci in Roma e dall’incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ed il Ministro per la Salute, Roberto Speranza. Si assiste a ripetuti rinvii e ad infruttuose sedute del Consiglio dei Ministri relativamente alla nomina del Commissario ad acta per la Sanità nella Regione Calabria; nomina molto attesa dopo le dimissioni del Gen. Cotticelli e considerato che il Governo l’ha ritenuta ulteriormente indispensabile con il c.d. Decreto Calabria del 4 e 10 novembre. Nei Sindaci e nella gran parte dei cittadini calabresi si avvertono gravi sensi di sconforto e di sfiducia», dice in una nota Francesco Candia, Presidente f.f. Anci Calabria. L’Anci Calabria, preannuncia poi «una imminente ulteriore iniziativa di lotta con picchettamento di uno o più Palazzi di Governo nella Regione e ciò ad oltranza, sino al verificarsi di effettivi e concreti efficaci sviluppi sulle problematiche pendenti le cui iniziali soluzioni sembrano inspiegabilmente ed irresponsabilmente sospese».
Per oggi, invece, è prevista la manifestazione dei sindacati confederali davanti la sede della cittadella regionale. I Segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo dicono che «Per dare voce alla frustrazione e all’incredulità della Calabria tutta di fronte ai continui rinvii ci incontreremo davanti la Cittadella della Regione per protestare contro questo stato di cose, chiedendo che sia nominato subito un Commissario competente e determinato, con un ampio mandato operativo, con la possibilità di scegliere la sua squadra anche al di fuori della struttura regionale per poter operare liberamente e in profondità, intensificando controlli e verifiche su gestione degli appalti, servizi esternalizzati, politica degli accreditamenti delle strutture private, sulle aziende sanitarie sciolte per infiltrazioni mafiose».
Ma è solo l’ultima in ordine di tempo di una serie di manifestazioni, più o meno partecipate, che in Calabria si stanno celebrando quasi ogni giorno. Durissimo è invece il deputato del M5s, Francesco Sapia «È intollerabile il continuo rinvio della nomina del commissario alla Sanità regionale. I sanitari e i cittadini della Calabria stanno combattendo una guerra a mani nude, in un caos senza precedenti. Ciononostante, il governo non ha ancora scelto una persona competente e coraggiosa, adeguata al ruolo. Non c’è nessuno con queste caratteristiche?». Per il momento pare proprio di no.
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