Personale medico dell’ospedale Fiera di Milano
4 minuti per la letturaI limiti della sanità lombarda offrono ricche opportunità ai privati. L’ultimo esempio è il costo a cui vengono offerte visite telefoniche per il Covid: 90 euro. E se si vuole vedere di persona un medico per sottoporsi a un controllo di persona il costo sale a 450 euro. Cure che lo Stato in teoria garantisce a prezzi molto inferiori, tendenzialmente gratuiti, ma dovrebbe esserci una rete territoriale solida. Invece, la riforma sanitaria avviata da Roberto Maroni nel 2015 e in scadenza quest’anno ha tirato la mazzata finale alla medicina di territorio, spalancando ricchissimi affari per i privati come il San Raffaele di Milano sul cui sito si trova l’offerta.
Le reazioni di medici e politici a quello che è stato definito il “business dei positivi” non si sono fatte attendere: “Chi non può pagare può crepare, questa è la filosofia che domina nella nostra regione. Le USCA non funzionano? Nessun problema ci pensano i privati. Ecco un esempio: il San Raffaele offre il pacchetto Covid a 450 euro e un consulto telefonico a 90 euro. Il disastro della medicina territoriale è l’ennesimo regalo della Regione Lombardia ai privati, che infatti moltiplicano i profitti” ha scritto sul suo profilo Facebook il medico Vittorio Agnoletto.
“È una notizia che mi lascia sgomento – ha affermato Luigi Piccirillo, Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e membro della III Commissione sanità – Come si fa a non pensare, se fosse esattamente come riportato dai media, che c’è chi si arricchisce col Covid? Ho predisposto un’interrogazione urgente per chiedere ai vertici dell’Assessorato al welfare e alla direzione generale della sanità lombarda, se Regione abbia un qualche ruolo in tutta questa vicenda; nel qual caso chiederò all’ente istituzionale di sottrarsi e togliere qualsiasi tipo di permesso concesso per un servizio del genere. Non si faccia business sul Covid. Occorre concentrarsi per potenziare la sanità pubblica, far crescere i presidi sul territorio e potenziare la cosiddetta medicina di prossimità. L’iniziativa del San Raffaele, se confermata, evidenzia il livello patologico raggiunto dall’offerta sanitaria regionale. Io sono per invertire la rotta”.
Ma i privati hanno come primo obbiettivo il business e le carenze del sistema pubblico in Lombardia gli spalancano praterie di affari leciti, criticabili, ma leciti: ogni giorno in Lombardia si trovano mediamente 8mila nuovi positivi. Se ciascuno prenotasse una visita telefonica sarebbero 700mila euro al giorno per il San Raffaele, mentre per quelle domiciliari si tratta di un tesoretto potenziale da 3,6 milioni al giorno. Numeri teorici, ma che danno l’idea di quanto si possa guadagnare dal “business del Covid”.
E si tratta di affari che dureranno secondo quanto detto da Rossana Giove, direttore sociosanitario dell’Ats di Milano: “I dati sull’indice Rt di Milano evidenziano una leggera flessione ma è ancora presto per parlare di un cambiamento di colore della nostra regione. È un argomento di discussione del Comitato tecnico scientifico del ministero” della Salute, “e anche a livello regionale se ne parla, ma attendiamo prima le nuove rilevazioni”.
Quindi in Lombardia la situazione non migliorerà a breve e nemmeno pare che la sanità territoriale verrà rimessa in piedi stabilmente: il governatore leghista Attilio Fontana pare avere come unica linea la difesa dell’ospedale in Fiera nonostante le critiche del personale sanitario. Anzi, nonostante le dichiarazioni dell’Ats di Milano pensa già all’allentamento delle misure: in vista di un futuro allentamento delle restrizioni anti Covid, che oggi pongono la Lombardia in ‘zona rossa’, bisogna iniziare a pensare a come attuare uno “scaglionamento degli orari” degli ingressi a scuola e negli uffici, per garantire un adeguato distanziamento sociale sui mezzi di trasporto pubblico, finora inattuato. È l’invito che Attilio Fontana presidente della Regione Lombardia, rivolge oggi al sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvatore Margiotta, intervenendo oggi alla diretta Facebook del Corriere della Sera su “La mobilità e il ruolo delle istituzioni”.
E lo fa nello stesso giorno in cui Stefano Simontacchi, Presidente della Fondazione Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, avverte che la situazione è ancora emergenziale: “Considerate che già in questo momento al Buzzi, purtroppo, ci sono adulti ricoverati in terapia intensiva pediatrica. Quindi i già esigui posti per i bambini stanno venendo occupati da adulti come è successo in primavera”.
La dichiarazione di Simontacchi arriva nel giorno dell’inaugurazione del servizio di vaccinazione per bambini in metropolitana: fino al 18 dicembre, i bambini tra i 2 e i 6 anni potranno ricevere il vaccino anti influenzale con spray-nasale nel mezzanino della stazione metropolitana Gerusalemme, sulla linea Lilla. Gli specializzandi di Medicina dell’università Statale vaccineranno fino a 40 bambini al giorno, per tentare di raggiungere i 140mila bambini in quella fascia d’età presenti sul territorio della Città metropolitana.
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