Luca Zaia e Attilio Fontana, governatori di Veneto e Lombardia
3 minuti per la letturaC’ERA, a Bergamo, il Ground Zero dell’epidemia e non se ne sono accorti. «Non abbiamo tempo da perdere per le tue stronzate». Se fosse stata davvero questa – e probabilmente lo è – la risposta ottenuta da Angelo Giupponi, un medico dirigente del 118, quando ha suggerito alla Regione Lombardia misure radicali e feroci stile Cina all’approssimarsi del virus; be’, sarebbe veramente triste. Certo, conta poco, oggi, alla luce dei contagi e della tragedia collettiva ad opera del Coronavirus.
Eppure, Giupponi, a capo dell’Articolazione aziendale territoriale del 118 di Bergamo, il 22 febbraio scorso, avrebbe scoperto un nucleo di casi di Coronavirus, un grappolo epidemico insospettato sino ad allora a Bergamo. Avrebbe dunque mandato una email alle autorità sanitarie della Regione, per sottolineare l’esigenza di svuotare alcuni ospedali per adibirli esclusivamente alla cura dei casi di coronavirus; e i dirigenti regionali della sanità in quei giorni esasperati dalla gestione dei casi scoppiati a Codogno e nel Basso Lodigiano lo avrebbero snobbato: «Sono tre giorni che non dormiamo e non vogliamo leggere le tue stronzate», appunto.
Lo rivela il Corriere di Bergamo che a sua volta riporta un reportage pubblicato nei giorni scorsi dal Wall Street Journal a firma dei cronisti investigativi Marcus Walker e Mark Miramont; i quali hanno effettuato un lungo viaggio nella città orobica, definita l’ultimo grande portale del virus dopo essersi oggi trasformata in «una città fantasma».
I giornalisti hanno fatto un lavoro egregio non trascurando le fonti; e hanno parlato con numerosi dirigenti dell’ospedale Papa Giovanni e delle strutture regionali di emergenza, tra i quali è spuntato il Giupponi. Che, di fatto, pur non confermando né smentendo («in questi giorni ho altro da fare») ha messo un altro dito sulla piaga di una sanità lombarda che, se non nella tattica, nella strategia d’approccio al contagio aveva rivelato delle falle.
Per capirci. Giupponi non è un pirla. È anche uno dei tredici medici, riconosciuti professionisti, dell’Ospedale Papa Giovanni che nei giorni scorsi avevano firmato una lettera pubblicata dal New England Journal of Medicine per avvisare che «la situazione a Bergamo è fuori controllo». E avevano perfettamente ragione. Ma non sono stati del tutto ascoltati.
A Bergamo e in provincia di Bergamo la situazione è terribile oltre ogni più fosca previsione. Nel paese di Nembro, per esempio, ci sarebbero dovuti registrare – in condizioni normali, secondo le proiezioni algoritmiche dell’Oms – circa 35 decessi. Quelli registrati quest’anno dagli uffici comunali sono stati 158. Ovvero 123 in più della media. Non 31 in più, dice la conta. La differenza è enorme e non può essere una semplice deviazione statistica. Il numero di decessi anomali rispetto alla media è 4 volte quelli ufficialmente attribuiti al Covid-19. Se si guarda a quando sono avvenute queste morti l’anomalia è maggiormente evidente: si registra un picco di decessi “altri” in corrispondenza di quello delle morti ufficiali da Covid-19.
Ma non è solo Bergamo, purtroppo. Sono 34.889 le persone positive al Coronavirus in Lombardia, 2.543 i nuovi casi registrati nell’arco di 24 ore. I pazienti che non ce l’hanno fatta sono 4.861, in un solo giorno si contano 387 vittime. Sono i dati resi noti dall’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. Ventisette i nuovi ricoveri in terapia intensiva, 655 i nuovi ingressi negli altri reparti.
«Purtroppo sono dati che segnano una crescita, anche significativa», ha detto Gallera. Una tendenza già anticipata in mattinata dal governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana. «I numeri purtroppo non sono molto belli, il numero dei contagiati è aumentato un po’ troppo rispetto alla linea dei giorni scorsi», ha detto il presidente Attilio Fontana nel quotidiano punto sulla diffusione del Covid-19. Fontana ha ammesso: forse ci è sfuggito qualcosa. E si va avanti…
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