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Il virus tratta tutti allo stesso modo. Ma non tutti trattano allo stesso modo il virus. Sul “caso” Lombardia si accendono i riflettori del mondo intero. La comunità scientifica si interroga, cerca di spiegarsi la striscia crescente di vittime da Covid-19, più della Cina, più della Corea del Sud, più del Giappone. Una ecatombe che non ha paragoni nel resto del mondo. Più ancora delle vittime “civili” annichilisce il numero dei medici e del personale sanitario infettato e ricoverato. Il contagio bypassa mascherine, tute, occhiali, guanti, visiere. Non si ferma.

RISPETTATE LE LINEE GUIDA?

Ieri altri sei camici bianchi deceduti. E mentre la situazione si fa sempre più drammatica si accavallano ipotesi e congetture. Troppi reparti destinanti ad altre patologie sarebbero stati riadattati in tutta fretta senza essere idonei alle misure richieste da un virus così aggressivo. Il personale medico e infermieristico dotato di dispositivi scadenti, costretto a procedure per la generazione di aerosol non appropriate in base alle linee guida scientifiche internazionali. Persino il sistema di aerazione degli ospedali è finito per qualche ora sotto accusa per colpa delle solite fake news.
«Non è certo il momento delle polemiche ma qualche domanda dobbiamo pur farcela – inizia a chiedersi Enzo Scafuro, segretario regionale dello Smi, il sindacato dei medici di base – e qualcuno un giorno dovrà dar conto di quello che sta succedendo». In che senso? «Chi si trova a intervenire per una emergenza in un reparto non del tutto attrezzato può non trovarsi a suo agio. Ma le cause potrebbero essere tante».

In Lombardia i positivi salgono a 19.984, con una crescita di 2.171 contagiati. I ricoverati sono 7387, ed è l’unico dato in controtendenza, solo 182 in più. In totale in terapia intensiva, col respiro legato a un ventilatore, ci sono 1.006 pazienti, 82 in più e 209 sono i decessi che nella regione sono arrivati a 2.168.

Nel resto d’Italia il virus si espande, ma con la stessa intensità. I canti dai balconi nel Bresciano e nella Bergamasca sono partiture di uno stesso inconsolabile dolore. La Federazione nazionale dell’Ordine dei medici (Fnomceo) ha aggiornato il bollettino dei necrologi: Giuseppe Lanati, 73 anni, ex primario del Sant’Anna, responsabile di pneumatologia e direttore del Dispensario di Como; Luigi Ablondi, 67 anni, epidemiologo, ex direttore dell’Ospedale Maggiore di Parma e attuale direttore della clinica Ancelle di Parma; Antonino Buttafuoco e Luciano Frusciante, medici di famiglia; Franco Galli, medico di base a Medole, nel Mantovano.

NELLA LETTERA RABBIA E DOLORE

Per i medici lombardi e per gli infermieri l’emergenza non finisce mai. Lamentano carenze di ogni tipo, hanno paura di contagiarsi e di contagiare a loro volta le proprie famiglie. Per non incorrere in eventuali misure disciplinari un gruppo di medici ha preso carta e penna e scritto in forma anonima un lungo cahier de doléance.

A chi oggi dice «ringraziamo i medici e gli infermieri, i veri eroi di questo momento» i camici bianchi rispondono: «Risparmiateci tutte queste caz…te, dopo anni di politica sanitaria incosciente vi accorgete che mancano i posti letto? Che mancano i macchinari? Che manca il personale sanitario e parasanitario?».
E ancora, rivolgendosi genericamente ai “politici”: «Avete rovinato il sistema sanitario nazionale introducendo criteri di selezione che poco avevano a che fare con il merito e la capacità, aggrappandovi alle proclamate esigenze di ridurre il debito pubblico (che è continuato invece ad aumentare…) avete tagliato i posti letto, chiuso reparti, bloccato le assunzioni, ora grazie a voi l’Italia ha meno posti letto per abitante di tutta l’Europa occidentale, siete riusciti a creare carenze anche nella professione infermieristica che fino a qualche tempo fa rappresentava l’unica possibilità di impiego nella sanità. E, a seconda delle Regioni, avete bloccato i concorsi per dieci/quindici anni».

Al netto della rabbia giustificata solo dallo stato d’animo di chi si trova ogni giorno in trincea e ha visto cadere sul campo molti colleghi, resta la denuncia di quello che in tutta evidenza va configurandosi come un suicidio sociale.

L’epicentro si è spostato a Brescia, che ha pagato anche ieri il suo quotidiano tributo, 60 nuove vittime, migliaia di contagiati. A Milano sono aumentate le corse della Metro che erano state ridotte – una follia – e così si sono dimezzati gli affollamenti. I cinesi sbarcati a Linate vedendo le strade ancora trafficate di gente non credevano ai loro occhi. «Le misure sono poco rigide – ha detto Sun Shuopeng, vice-presidente della Croce Rossa cinese, l’uomo che ha gestito l’emergenza a Wuhan -troppa gente in strada e senza mascherina». Non tutti i giovani medici neolaureati sono disposti a gettarsi nella mischia.

COLLETTA PER LE MASCHERINE

E visto che dalla Protezione civile finora è arrivato ben poco, il sindacato dei medici di base ha lanciato una sottoscrizione nazionale per donare mascherine, tute, guanti e gli altri dispositivi necessari ai colleghi, medici di famiglia, guardie mediche, pediatri e operatori che ne faranno richiesta. Codice Iban IT89D0200805119.


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