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Lo Stato spende meno per la salute dei suoi cittadini residenti al Sud rispetto a quelli del Nord. E, così, a un pugliese o a un campano non resta che mettere mani al portafogli per pagarsi visite ed esami. Ma, avendo le famiglie meno disponibilità economiche, anche la spesa sanitaria privata al Sud è ormai ai minimi storici; così, la conseguenza inevitabile è che il 10,1% dei residenti al Sud ha rinunciato del tutto alle cure (dato Istat) contro il 6,5% della media italiana (4% al Nord).

LA SPESA PUBBLICA PRO CAPITE

Nel 2017, la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia – secondo il rapporto “Osservasalute” elaborato dall’Università Cattolica di Roma – è leggermente aumentata rispetto al 2016, posizionandosi a 1.866 euro, ma è lievitata soprattutto al Nord. E’ un dato di fatto: lo Stato italiano spende di più per i residenti a Torino o Bologna, rispetto alle famiglie che abitano a Napoli o Palermo.

La spesa sanitaria pro capite, infatti, oscilla dai 2.327 euro della Provincia Autonoma di Bolzano ai 1.723 della Campania. In generale, le regioni del Nord (ad eccezione di Piemonte e Veneto) presentano valori sopra il dato nazionale – si legge nella relazione – mentre le regioni del Meridione (ad eccezione di Molise, Basilicata) con valori inferiori.

Mentre in Liguria la spesa pubblica è di 2.054 euro, in Calabria è di 1.748 euro: un divario di quasi 300 euro, una forbice molto ampia. La situazione peggiore è in Campania, dove in media lo Stato spende 1.723 euro per residente, contro i 2.015 della Valle d’Aosta, i 1.904 della Lombardia o i 1.945 del Friuli Venezia Giulia. Anche prendendo in considerazione il Documento di economia e finanza 2018, emerge che nel 2017 la spesa sanitaria è stata di 1.888 euro pro capite, con un’incidenza media nazionale sul Pil del 6,6%.

Tutte le Regioni meridionali, tranne il Molise (2.101 euro pro capite), spendono meno della media nazionale, in particolare la Campania (1.729 euro), la Calabria (1.743), la Sicilia (1.784) e la Puglia (1.798), mentre la spesa pro capite più alta si registra nelle Province autonome di Bolzano (2.363 euro) e Trento (2.206), in Molise (2.101), Liguria (2.062), Valle d’Aosta (2.028), Emilia Romagna (2.024), Lombardia (1.935), Veneto (1.896).

LA SPESA PRIVATA PRO CAPITE

A compensare il netto divario dovrebbero, quindi, essere direttamente i cittadini, ma le famiglie del Sud, mediamente più povere, riescono a spendere molto meno rispetto a quelle del Nord. La spesa pro capite privata a livello nazionale segna un trend crescente nel periodo 2003-2016, passando da 465,5 euro a 591 euro con un ritmo in aumento dell’1,9% annuo. Al Nord le famiglie per curarsi spendono, mediamente, oltre 620 euro, al Sud si è ben al di sotto della media italiana di 591 euro.

Qualche paragone: in Friuli Venezia Giulia la spesa pro capite privata è di 926 euro, in Emilia Romagna di 766 euro, in Valle d’Aosta di 962 euro, in Veneto di 698 euro, in Piemonte di 694 euro.

Sapete quanto spende, mediamente, un pugliese? Appena 471 euro, ancora meno un campano (391 euro), un siciliano 411 euro, un calabrese 509 euro. E non perché al Sud ci sia più “salute”, i dati del ministero della Salute dicono che i malati cronici sono di più nelle Regioni del Mezzogiorno che al Nord. Semplicemente, per tornare ai dati iniziali, al Sud 10 residenti su 100 rinunciano a curarsi perché non ne hanno la possibilità economica, al Nord 4 su 100.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, se la speranza di vita media in buona salute alla nascita è pari, per il 2017, a 58,7 anni, ma al Nord è di 60,1 anni, al Centro di 59,7 anni e nel Mezzogiorno 58,7 anni.

IL FONDO SANITARIO E IL PERSONALE

Il problema è a monte: dal 2012 al 2017, nella ripartizione del fondo sanitario nazionale, sei regioni del Nord hanno aumentato la loro quota, mediamente, del 2,36%. Altrettante regioni del Sud, invece, già penalizzate perché beneficiarie di fette più piccole della torta dal 2009 in poi, hanno visto lievitare la loro parte solo dell’1,75%, oltre mezzo punto percentuale in meno.

Tradotto in euro, significa che, dal 2012 al 2017, Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana hanno ricevuto dallo Stato poco meno di un miliardo in più (per la precisione 944 milioni) rispetto ad Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata, Campania e Calabria.

Ecco, quindi, come è lievitato il divario tra le due aree del Paese: mentre al Nord sono stati trasferiti 1,629 miliardi in più nel 2017 rispetto al 2012, al Sud sono arrivati soltanto 685 milioni in più.


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