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Selfie con la mascherina a Milano

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Il Coronavirus continua la sua corsa inarrestabile in una Milano attraversata da spettri pandemici, pochi drappelli di lavoratori in mascherina, autoquarantene, e comunicati delle autorità che si susseguono al ritmo di bollettini di guerra.

Sono 172 i contagiati nella regione Lombardia, nel 70% dei casi si tratta di uomini, nel 30% di donne. I dati sono stati resi noti dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, preoccupato dell’inaspettata ferocia dell’attacco virale. “Si tratta di persone con un quadro clinico debilitato o molto anziane”. Le vittime nel Nord sono sette. L’ultima in ordine di tempo è un ottantenne di Castiglione d’Adda, verso cui il destino s’è accanito in modo implacabile: giovedì scorso era stato portato dal 118 all’ospedale di Lodi per un infarto, nel giorno in cui era arrivato il 38enne che è stato il primo paziente risultato positivo al virus. In Veneto la situazione è migliore: i casi sono 32. Si tratta di 24 pazienti del cluster, del focolaio di Vo’ Euganeo, 4 casi di Mirano e 4 casi a Venezia. I cinque nuovi casi rientrano nelle tre “aree” già individuate. E sta bene. Il governatore veneto Luca Zaia ha addirittura fermato il Carnevale di Venezia: un assembramento di mezzo milione di persone tutti potenziali portatori di agenti patogeni.

Ma il fatto che l’emergenza non accenni a placarsi alimenta le psicosi nelle due regioni – Veneto e Lombardia, appunto- considerate eccellenze della sanità nazionale. Metteteci anche (in diretta a SkyTg24) le banali frizioni fra l’assessore regionale al Welfare Gallera e il capo della Protezione Civile sul numero delle vittime; e i numeri telefonici verdi d’emergenza continuamente occupati; e i tamponi e le mascherine esauritisi; e i “tentativi di fughe” da parte di contagiati dalla “zona rossa” che abbraccia gli 11 Comuni messi in quarantena; metteteci tutto questo e, be’, otterrete la sensazione di un reale spaesamento. Il senso dell’incapacità delle due regioni – che da sole raddoppiano il Pil italiano medio- di non esser riusciti a prendere ancora in mano del tutto la situazione; e di non essere ancora in grado di realizzare un solido coordinamento tra Regioni e Stato centrale. Poi, certo, tra le pieghe dell’emergenza abbondano gli esempi virtuosi. Uno fra tutti il caso del primario dell’Ospedale di Codogno Giorgio Angelo Scanzi, 64 anni. Il quale, tornato d’urgenza dalle ferie, invece di godersi -come previsto – la meritata pensione, che scattava il 29 febbraio, si è immerso nel reparto contaminato dove è stata scoperta la positività al Conovirus del “paziente 1”. Ma questo è parte stessa dell’umanità della razza padana.

In tutto ciò, poi, si disvela anche una sorta di nemesi storica e sociologica. L’Austria, ma pure le Mauritius e Israele (Gerusalemme mette in quarantena chiunque arrivi dall’Italia) stanno chiudendo i propri confini ai viaggiatori provenienti dal lombardo-veneto. Idem per la Basilicata, per Ischia, per parte della Puglia: lì i nordisti sono guardati con sospetto da dietro la mascherina. Praticamente Rocco e i suoi fratelli che serrano i propri confini alla famiglia Brambilla in vacanza. Uno strano segno dei tempi, al tempo del Coronavirus…


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