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Un ufficio pubblico

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Nel 2007 i dipendenti comunali erano 479.233, meno di quindici anni dopo il personale in servizio negli uffici degli enti locali ammonta 367.924. Gli uffici tecnici dei Comuni si sono svuotati, in 12 anni le piante organiche si sono assottigliate di oltre 112mila persone e a soffrire maggiormente sono i centri del Mezzogiorno.

Lo mette nero su bianco l’ultima analisi del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato-Igop, datata 2018, uno studio che conferma le preoccupazioni dei sindaci del Sud: in vista del Pnrr mancano le risorse umane per realizzare i progetti milionari. “Negli ultimi 12 anni – si legge nel report – il personale comunale in servizio ha subito una progressiva e sensibile riduzione. Se, infatti, nel 2007 ammontava a 479.233 unità, nel 2018 il valore si riduce del 23,2%.

Le riduzioni percentuali più significative, pari al -3,2%, al -3,1% e al -4,0%, sono quelle rilevate nel passaggio tra il 2011 e il 2012, tra il 2014 e il 2015 e proprio nell’ultimo biennio: nel primo periodo, infatti, il personale comunale in servizio è diminuito, in valore assoluto, di oltre 14mila unità, nel secondo periodo di 13mila e nel terzo di oltre 15mila unità. Anche ponderando il numero di unità di personale comunale in servizio per 1.000 abitanti nell’intervallo temporale osservato, si registra una riduzione del dato, passato da 8,04 nel 2007 a 6,10 nel 2018”.

Se è vero che la carenza riguarda tutta l’Italia, è anche vero che i problemi più seri si registrano al Sud, ecco qualche dato che dà l’idea del gap: a quasi parità di popolazione, nei comuni della Puglia lavorano 15.332 dipendenti, in quelli del Piemonte 25.730; in Emilia Romagna sono in servizio 26.786 lavoratori; in Veneto 24.519; in Toscana 23.933. La Campania, che pure conta 5,8 milioni di residenti, ha soltanto 29.106 dipendenti, poco più della Toscana che di abitanti ne ha 3,7 milioni.

A detenere il record di dipendenti in rapporto agli abitanti è la Valle d’Aosta: 10,01 impiegati ogni mille residenti. Seguono tutte o quasi le Regioni a statuto speciali o Province autonome: Trentino Alto-Adige (8,95 dipendenti ogni mille residenti), Sicilia (8,72), l’eccezione Liguria (7,71), Friuli Venezia Giulia (7,16). E mentre in Puglia ci sono solamente 3,81 dipendenti comunali ogni mille abitanti, maglia nera in Italia, in Toscana ce ne sono 6,42, in Emilia Romagna 6,06, in Piemonte 5,98. In Campania il rapporto scende a 5,05. Poi c’è il caso dei Comuni medio-piccoli, ulteriormente penalizzati rispetto ai centri più grandi: “Con riferimento alla taglia demografica dei comuni – viene evidenziato nel rapporto – si osserva che il numero di dipendenti ogni 1.000 abitanti supera il dato medio nelle classi di ampiezza demografica estreme e nella classe “60.000-249.999”.

Nelle realtà amministrative più grandi, con oltre 250.000 abitanti, si raggiunge il valore massimo, ossia oltre 9 dipendenti ogni 1.000 residenti; nei comuni con meno di 2.000 residenti si attesta a poco meno di 8 dipendenti comunali ogni 1.000 residenti. È nei comuni di medie dimensioni, con una popolazione compresa tra i 5.000 ed i 19.999 abitanti che si rilevano, invece, i valori più bassi dell’indicatore (poco meno di 5 dipendenti ogni 1.000 cittadini)”.

Il neo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha lanciato l’allarme nei giorni scorsi: “Per rimettere in moto la macchina amministrativa del Comune di Napoli occorrono urgentemente almeno mille dipendenti”, ha chiarito. E con questo organico, ha detto con chiarezza il sindaco Manfredi, non sarà agevole approntare anche i progetti del Pnrr. Ma prima a protestare sono stati i 500 sindaci della rete Recovery Sud: «Senza armi né soldati – hanno lamentato – non si combattono guerre. Nelle piante organiche municipali del Sud il personale continua ad arrivare con il contagocce: non si riparano così facilmente i danni decennali di politiche federaliste e di austerity che hanno svuotato proprio gli apparati burocratici meridionali più in difficoltà. Un piano corposo di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno è un investimento sullo sviluppo dell’intera nazione».

Messaggio chiaro lanciato al governo nazionale che punta proprio sui Municipi per realizzare i progetti. «Molto enti – sostengono ancora i sindaci di Recovery – si stanno organizzando per fornire ai Comuni il supporto progettuale di cui necessitano, tante altre città si stanno dando da fare autonomamente. E anche il governo, dopo il flop dei 2800 progettisti, sta correndo ai ripari mettendo a disposizione altri fondi. Ma è ancora troppo poco».

«Non chiediamo sussidi, non chiediamo assistenzialismo, chiediamo tecnici e altre figure professionali che lavorino per creare valore aggiunto nei nostri territori, per consentire alle imprese di insediarsi, per rigenerare città e natura in modo da creare posti di lavoro», concludono.


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