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La Conferenza Stato-Regioni

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Quando semplificare diventa un percorso complicato. E quando si parla di “complicazioni” le Regioni tornano a fare capolino.

È quello che è accaduto con un emendamento al decreto Semplificazioni e Governance in tema di dissesto idrogeologico, che ha messo di fatto il governo sotto scacco, restituendo alle Regioni un potere di interdizione sugli interventi.

Il decreto – strategico per la messa a terra dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza – assegnava al ministero della Transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani, la “competenza” sull’individuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e i relativi cronoprogrammi, che in un apposito decreto avrebbe quindi individuato priorità e tabella di marcia.

L’obiettivo era garantire un percorso veloce – “libero” dalle pastoie che inevitabilmente si materializzazione quando si intrecciano più livelli istituzionali – e in grado di rispettare i tempi stretti dettati dal Pnrr e dalla necessità di rispettare gli step cui è vincolata l’erogazione delle diverse tranche dei fondi europei.

Ma durante la maratona notturna nelle commissioni Affari costituzionali e Ambiente che ha preceduto l’approdo del provvedimento nell’aula di Montecitorio è stato approvato un sub emendamento – presentato dalla leghista Elena Lucchini, cui il governo aveva dato parere contrario, poi riformulato dai due relatori di maggioranza Annagrazia Calabria di FI e Roberto Morassut del Pd  – che di fatto obbliga il ministro Cingolani a trovare un accordo con i presidenti delle Regioni: “Gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e i rispettivi cronoprogrammi sono individuati con decreto del Ministro della transizione ecologica (Mite) previa intesa con il presidente di ciascuna regione territorialmente competente”, recita il “nuovo” testo del provvedimento approvato lo scorso venerdì alla Camera e che arriva blindato al Senato che dovrà licenziarlo entro il 30 luglio.

Il che espone gli interventi al giogo dei veti incrociati, degli interessi di parte da “conciliare”, alle sabbie mobili in cui negli anni si sono impantanate opere ormai non più rinviabili. E, guardando solo al più recente campanello d’allarme, quello che è accaduto in Germania e Belgio, flagellate dall’alluvione, è la rappresentazione plastica dei rischi che si corrono.

Sulla questione è intervenuta anche la Ragioneria generale dello Stato, evidenziando che il Mite ha messo in guardia dalle possibili ricadute negative della modifica apportata in sede parlamentare sugli interventi previsti nel Pnrr. “Secondo quanto rilevato – recitano le osservazioni della Rgs – la disposizione comporterebbe un rallentamento della programmazione degli interventi contro il dissesto, con la possibile perdita delle risorse a tal fine destinate a causa del mancato rispetto dei termini previsti per l’utilizzo delle stesse».

Nei rilievi critici arrivati dal ministero dell’Ambiente si evidenzia come il richiesto accordo “non sembra tener conto che le proposte di interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico da ammettere a finanziamento provengono dai Commissari, che sono gli stessi Presidenti di Regione (o Provincie autonome omesse nel sub emendamento) che dovrebbero rilasciare l’intesa su interventi da loro stessi proposti”. Si introducono, quindi, duplicazioni, “prescrivendo un ulteriore passaggio in una procedura già di per sé lunga e complessa, condivisa e senza margini di discrezionalità ministeriale nella scelta”, sottolinea il ministero che considera quindi la proposta, “non in linea con la ratio di semplificazione propria del provvedimento, comporta un forte rallentamento della programmazione degli interventi contro il dissesto, con un concreto e grave nocumento per la pubblica e privata incolumità e la possibile perdita delle risorse pubbliche a tal fine destinate, con particolare riferimento alle risorse nazionali, quelle di compartecipazione regionale, nonché quelle europee, ivi comprese quelle relative al Pnrr, per le quali è necessario dare corso quanto prima alle relative procedure di impiego al fine di realizzare gli interventi ed evitare di ‘perdere’ tali risorse sottoposte a termini stringenti per l’impiego”.


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