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Mentre i contrasti tra i partiti della maggioranza e il pressing dei sindacati sembrano rallentare il varo del nuovo decreto Semplificazioni, essenziale per la messa a terra degli oltre 200 miliardi di investimenti previsti nel Recovery Plan, un’altra rilevante mole di risorse resta imbrigliate tra gli ingranaggi farraginosi della macchina ministeriale, quella che “governa” i decreti attuativi da cui dipende l’operatività di un gran numero di provvedimenti, in quanto ne definiscono gli aspetti pratici, burocratici e tecnici.

E in questo “limbo” sono finiti molti degli interventi per contrastare o almeno attenuare i colpi inflitti dal Covid 19 al sistema economico e sociale del Paese.

Sui 1.199 decreti attuativi che fanno capo alla legislatura in corso, ne restano ancora in bianco 643, di questi 125 riguardano l’esecutivo Conte I, che ne ha adottati quindi 208 su 333; 456 il Conte II – quelli pubblicati sono 343 su 799 – e tra questi molti riguardano proprio i principali decreti destinati ad arginare le perdite economiche provocate dal Covid, ovvero Cura Italia, Liquidità, Rilancio, Agosto, Ristori, ai quali si aggiungono quelli previsti per il decreto Semplificazioni, e per la legge di Bilancio.

A questa eredità il governo guidato da Mario Draghi aggiunge i “suoi” 62, dal momento che sui 67 previsti dai provvedimenti finora messi in campo ne sono stati pubblicati in tutto 5: nel conto rientrano anche i 16 nuovi decreti arrivati in dote al primo Dl Sostegni con la legge di conversione, mentre mancano quelli del Sostegni Bis non ancora approdato sulla Gazzetta ufficiale anche per via delle fibrillazione provocate dalla proroga al 28 agosto del blocco dei licenziamenti che era stata inserita in extremis per volere del ministro Andrea Orlando, e che ieri sera è stata invece depennata, mentre resta la Cig gratuita fino a fine anno per chi si impegna a non licenziare.

La macchina ministeriale intanto continua a procedere a rilento, nonostante la moral suasion del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, che ha chiesto ai ministri di sollecitare le proprie strutture amministrative, definendo anche un cronoprogramma per lo smaltimento delle giacenze.

Lo stock più rilevante dei decreti in sospeso riguarda il Mef, seguito di ministeri per le Infrastrutture e la Transizione ecologica. Secondo un monitoraggio di Public Policy sui 28 provvedimenti attuativi in bianco di cui è titolare il ministero del Lavoro soltanto 10 congelano risorse per 3,4 miliardi.

Tra questi, in particolare, il miliardo (1,1 precisamente) stanziato dal Dl Sostegni e i 450 milioni dal Dl Ristori ai fondi di solidarietà per l’artigianato e il lavoro in somministrazione per l’erogazione dell’assegno ordinario e la Cig in deroga. O il miliardo per l’esonero dei contributi previdenziali alle partite Iva previsto dalla legge di Bilancio.

Il 20 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Sostegni Bis che impegna i 40 miliardi dell’ultimo scostamento di bilancio sulle misure di sostegno alle imprese, alle famiglie, ai lavoratori. Solo una volta pubblicato sulla Gazzetta ufficiale sarà possibile avere il quadro dei decreti attuativi necessari al “funzionamento” di parte dei 77 articoli del provvedimento.

Ad esempio, almeno secondo quanto previsto nell’ultima bozza del provvedimento, un decreto del Mise dovrebbe stabilire i criteri di distribuzione delle risorse del fondo da 100 milioni destinato alle imprese rimaste chiuse per almeno 4 mesi.

Intanto, secondo quanto si apprende dall’Ufficio per il programma di governo, la conversione in legge – la scorsa settimana – ha portato in dote al Sostegni Uno 16 nuovi decreti attuativi, che passano quindi da 17 a 33. Finora ne erano stati pubblicati 3: quelli da scrivere passano quindi da 14 a 30.

Tra i “vecchi” in attesa figura quello che disciplina la distribuzione tra le istituzioni scolastiche del Mezzogiorno delle risorse stanziate per le attività di didattica digitale e quello che definisce gli obiettivi di potenziamento dei posti di asili nido attraverso le risorse assegnate dal Fondo di solidarietà comunale.

Mentre tra i “nuovi”, ovvero quelli arrivati con la legge di conversione, rientra il provvedimento del Viminale che dovrà definire i criteri di riparto del fondo da 142,5 milioni per i ristori ai Comuni che non vedranno entrare nelle loro casse la prima rata dell’Imu da cui è state esentata una determinata categoria di operatori economici.

Serviranno due provvedimenti poi per assegnare 430 milioni in favore degli esercenti attività di impianti di risalita a fune e 40 milioni in favore dei maestri di sci. Ancora, spetterà al direttore dell’Agenzia delle Entrate stabilire i criteri per l’attribuzione del credito di imposta del 90% alle imprese che svolgono attività teatrali o dal vivo con cali di fatturato di almeno il 20% nel 2020 rispetto al 2019.


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