Roberto Calderoli
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Calderoli incontra le Regioni del Nord Piemonte, Lombardia, Veneto e Piemonte sulle materie non Lep dell’autonomia differenziata. Ma la Consulta può bloccare tutto
Mentre è stata fissata per il 12 novembre l’udienza della Corte Costituzionale per la discussione delle istanze presentate da 4 Regioni contro l’autonomia differenziata, altre 4 Regioni si sono riunite a Roma con il Ministro Roberto Calderoli, per cominciare la negoziazione sulla intesa per la devoluzione delle materie che non sono comprese nel novero di quelle che invece richiedono la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
È una Italia a doppia velocità, quella che si incammina lungo il percorso della attuazione della legge 86/24. Comincia ora, e si concluderà nei prossimi quattro mesi, un percorso pieno di curve e di passaggi decisivi, che culminerà a fine gennaio prossimo con il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla ammissibilità del referendum abrogativo della legge Calderoli.
A quel punto sarà più evidente lo scenario che ci attenderà. Ma le Regioni del Nord e la Lega intendono bruciare le tappe, per mettere il sistema politico di fronte a fatti compiuti, e possibilmente non reversibili. Una pausa di riflessione per il rispetto delle decisioni della Corte non è prevista nel lessico dei pasdaran della autonomia differenziata.
AUTONOMIA DIFFERENZIATA, LE QUATTRE REGIONI DEL NORD SCRIVONO ALLA PREMIER
Seguendo questa impostazione ideologica, subito dopo l’approvazione della legge sulla autonomia differenziata le quattro Regioni del Nord hanno scritto alla Premier per chiedere l’avvio delle negoziazioni sulle 9 materie non Lep, ed ora, ad inizio di ottobre, hanno cominciato anche la trattativa per il trasferimento delle competenze esclusive, secondo una scansione di geometria variabile che lascia alle differenti Regioni la scelta del menu autonomista.
Il ministro Calderoli, al termine dell’incontro svoltosi il 3 ottobre con i rappresentanti di Veneto, Liguria, Piemonte e Lombardia, parla di “giorno importante”, non solo per l’attuazione della riforma, “ma per tutto il Paese”, visto “che lavoriamo per ridurre i divari e garantire servizi ai cittadini, nel rispetto della Costituzione”. Tra questa affermazione e gli indirizzi effettivi che vengono percorsi nella attuazione della autonomia differenziata esiste un differenziale sottolineato dalla discussione in corso sui livelli essenziali di prestazione: introdurre il costo della vita ed il futuro assetto demografico stanno ad indicare la tendenza a premiare i territori avvantaggiati nella allocazione delle risorse pubbliche. Ma torniamo sul percorso della negoziazione.
LE RICHIESTE DELLE QUATTRO REGIONI DEL NORD SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Il Veneto ha chiesto autonomia sulle funzioni di nove materie, la Liguria e il Piemonte su sei e la Lombardia su otto, ma tutte hanno avanzato richieste legate alla Protezione civile, materia da cui si partirà. Scelta che rappresenta per molti versi la novità del giorno, suggellata da Calderoli che fa sapere che a breve saranno rese note le richieste avanzate dalle regioni non solo per le materie ma appunto anche per le funzioni.
“Così – ha sottolineato il ministro – ci si renderà conto che è un’operazione di buonsenso per attribuire alle Regioni quello che possono fare meglio dello Stato, lasciando invece allo Stato ciò che è giusto, nell’interesse di cittadini, famiglie, imprese e di tutto il Paese”.
Entusiasta il governatore veneto Luca Zaia, che non esita a ribadire che “il decentramento aiuterà la vita dei cittadini”. Insomma a breve – ha spiegato a incontro concluso – “si capirà che se tu chiedi la funzione sarà più semplice fare ad esempio le ordinanze in deroga in caso di calamità naturale in una regione. Dare modo di farle fare al Presidente della Regione non vuol dire smantellare la protezione civile nazionale, ma vuol dire essere più efficienti a rispondere ai cittadini”. Ognuno per sé, e Dio per tutti, così potremmo definire lo scenario che si prospetterà con la regionalizzazione della protezione civile.
Certo, quando si tratterà di mobilitare la protezione civile regionale per una calamità all’interno della stessa Regione, non c’è dubbio che si potrà determinare un vantaggio di tempestività e di efficienza. Piuttosto differente sarà lo scenario quando la Regione interessata dalla calamità sarò costretta a chiamare alla solidarietà di intervento gli altri territori.
LE VERIFICHE DA CONDURRE REGIONE PER REGIONE
Si tratterà di vedere se non esistono compiti locali in contrasto con la richiesta di intervento fuori dal territorio regionale. E questa verifica dovrà essere condotta Regione per Regione, con un allungamento dei tempi che certamente determinerà danni maggiori rispetto alle emergenze che dovrebbero essere contrastate.
Del resto questa è la logica: prima i Veneti, prima Venezia, prima le calli del centro storico, prima il Fondego dei Turchi, prima i quadri del terzo piano. E’ una disarticolazione della solidarietà nazionale che funziona bene sino a quando la difficoltà non tocca direttamente chi decide di separare ciò che era unito.
Sarà comunque interessante seguire la negoziazione che si svolgerà tra lo Stato e le quattro Regioni del Nord sulla devoluzione della competenza esclusiva per quanto riguarda la protezione civile. È effettivamente un test interessante per comprendere quale traiettoria intenderà intraprendere la costruzione del modello di assegnazione alle istituzioni regionali di poteri sino ad oggi esercitati dalla amministrazione centrale: se sarà confermata una postura egoistica nella gestione delle risorse, oppure se non sarà dimenticata del tutto la matrice di solidarietà con la quale è stata costituita la protezione civile di Giuseppe Zamberletti.
LA LEZIONE DI GIUSEPPE ZAMBERLETTI
“La mia ambizione è dare al nostro Paese un sistema efficiente e moderno di Protezione Civile cui le altre nazioni guardino con rispetto e ammirazione”. Così si esprimeva il fondatore: chissà se immaginava lo spezzatino della sua istituzione nella prospettiva della autonomia differenziata.
Di “giornata storica” parla il presidente ad interim della Liguria Alessandro Piana: “Oggi i cittadini sostanzialmente ci chiedono semplificazioni e tempi certi su alcune procedure, credo che l’Autonomia differenziata dia questa occasione”. Non è chiaro come si possa semplificare dividendo. In linea di diritto, ma anche per l’analisi economica, disarticolare i servizi unitari comporta diseconomie di scala e maggiori problemi di coordinamento.
Alberto Cirio, presidente del Piemonte, ha focalizzato la sua attenzione sulla funzione per la Protezione civile, perchè a suo dire questo rappresenta “la prova più concreta di come l’Autonomia possa essere davvero una buona cosa, lo dico come Presidente di una Regione che quest’anno ricorda i 30 anni da un alluvione che nel 1994 ha creato morte e distruzione nella mia regione. Avere l’Autonomia differenziata sulla protezione civile vuol dire che un presidente di regione potrà, laddove esistono evidentemente i requisiti, dichiarare lo stato di calamità naturale nella propria regione, cosa che oggi non può fare”.
Appunto, caro Presidente Cirio: lo stato di calamità nella propria regione. Il punto sta proprio in questo passaggio: nessun accenno agli interventi di solidarietà per gli altri territori che necessitano di aiuto quando sono in un momento di difficoltà. Le premesse non vanno nella direzione auspicata della solidarietà.
PIAZZA: «LA LOMBARDIA È PRONTISSIMA PER L’AUTONOMIA»
Mauro Piazza, sottosegretario per l’Autonomia della Regione Lombardia (territorio che ha chiesto tutte le materie non Lep con l’eccezione dei giudici di pace), guarda ai tempi e ai cronisti ha fatto sapere con orgoglio che la sua regione “è prontissima per l’Autonomia”, visto che “abbiamo fatto tutti i nostri compiti a casa e siamo pronti ad entrare nel vivo della trattativa”. Il ricordo della prontezza della Regione Lombardia sulla pandemia è ancora vivido nella memoria di tutti gli Italiani.
Le opposizioni continuano ad esprimere una posizione di dura contrarietà sulla autonomia differenziata: “L’incontro di oggi è un vero e proprio sfregio all’unità nazionale e a diritti e prestazioni uguali per tutti”, accusa il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro . “Affidare materie come il commercio estero e l’ambiente alle regioni è un errore clamoroso, un duro colpo – attacca la deputata dem Silvia Roggiani – alla produttività e alla competitività del nord e della Lombardia. Contro l’Autonomia di Calderoli va avanti la nostra battaglia”.
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