La segretaria del Pd, Elly Schlein, davanti a un banco di raccolta firme contro l’autonomia differenziata
4 minuti per la letturaNEANCHE a Ferragosto si è fermata la raccolta online delle firme per la richiesta di un referendum contro la legge spacca Italia, quella sull’autonomia differenziata. Il contatore del ministero di Grazia e Giustizia era andato in tilt per qualche ora: quando ha ripreso a funzionare segnava quota 497.935. A questo numero bisogna aggiungere le firme raccolte sui banchetti, «un calcolo difficile da fare ora, perché i vari comitati non sono ancora coordinati tra loro», dice Marina Calamo Specchia, docente del dipartimento di Giurisprudenza all’Università di Bari, una delle promotrici sin dalla prima ora. Se lo Spid non ha scoraggiato i firmatari, altrettanto può dirsi per chi è andato a firmare ai tavoli nelle piazze, fuori dagli stabilimenti balneari o in prossimità delle chiese, come è accaduto a San Giorgio Maggiore, a Forcella (Napoli). Un caso che ha fatto scalpore e di cui si è ampiamente parlato.
I DISSENSI NEL PD
Con o senza la benedizione dall’Alto, il boom della raccolta firme contro lo Spacca Italia ai banchetti prosegue. A spanne dovrebbero essere altre 200mila. In un Paese dove l’asticella del disinteresse e dell’astensionismo cresce sempre più, si registra intorno allo Spacca Italia, tema ostico per definizione, un’attenzione che spinge a più di una riflessione a botta di firme. «Nel Sud sta diventando una battaglia di popolo – non teme di esagerare Jasmine Cristallo, membro della direzione dem – Lo vediamo anche dalla partecipazione alle varie iniziative. L’altra sera sono stata a Taverna, invitata da Rifondazione, presenti varie associazioni tra le quali l’Anpi. E qualche giorno fa a Procida, al Festival del Sud con De Magistris. La sinistra si sta ritrovando intorno a uno stesso tavolo, qualche mese fa sarebbe stato impensabile». Il dissenso espresso dagli ex senatori dem Enrico Morando e Giorgio Tonini non ha fatto proselitismo. I due esponenti della corrente riformista avevano contestato l’autocritica dell’ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, attuale presidente del Comitato promotore per il referendum contro la legge Calderoli. Flick, in un’intervista al Manifesto, ha sostenuto che aver approvato la riforma del Titolo V nel 2001 per il centrosinistra è stato un errore, commesso per rincorrere la Lega sul terreno del federalismo.
Per Morando e Tonini, esponenti dell’Associazione Libertà Eguale, rinnegare l’autonomia vuol dire contraddire la Costituzione, e quella riforma di 24 anni fa fu giusta perché andava in quel senso. «È una posizione difficilmente condivisibile – riprende Jasmine Cristallo – che nel partito non ha nessuna rilevanza, non è la linea di Elly Schlein che, infatti, non ha avuto alcun ripensamento. Unità del Paese e lotta contro le disuguaglianze non sono formule astratte. Non a caso questi temi stanno mettendo in grande difficoltà Giorgia Meloni che, ricordiamolo, contro l’autonomia leghista in Parlamento parlò per nove ore di seguito citando Giorgio Almirante». Sia Morando che Tonini, insieme alle associazioni “Io Cambio” e alla “Fondazione Magna Carta”, già in passato espressero posizioni diverse dalla linea del Nazareno sul Premierato. Tonini ebbe a dire che «rifugiarsi sull’Aventino per le opposizioni non ha senso». E Morando disse che «una riforma serve», e dunque «è necessario trovare un accordo cercando di evitare il referendum».
TAJANI E SALVINI AL MEETING DI CL MA NESSUN CONFRONTO SULLO SPACCA ITALIA
Ieri l’attacco a chi combatte il presidenzialismo targato Meloni-Casellati, ora il sostegno indiretto al Carroccio per ingraziarsi la simpatia di quanti, all’interno del Partito democratico, ritengono che questa sia solo una battaglia di bandiera, una sfida dall’esito scontato che si concluderà o con una bocciatura da parte della Consulta o con un flop, visto l’ostacolo pressoché insormontabile del quorum. Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole. Di Autonomia differenziata si parlerà anche a Rimini, dove oggi prenderà il via la 45ª edizione del Meeting dell’amicizia fra i popoli, tradizionale kermesse di Comunione e Liberazione. Dieci ministri e 14 presidenti di Regione, leader di partito. Previsti gli interventi, tra gli altri, del vicepremier Antonio Tajani e del leader leghista Matteo Salvini. Il faccia a faccia non ci sarà perché i due interverranno in giorni diversi.
Non è un mistero, però, che in tema di federalismo non la pensino allo stesso modo. Tajani si è impegnato a “vigilare” sulla riforma firmata dal ministro leghista. Come dire: non mi fido. E ha lasciato intendere in più occasioni che senza la determinazione dei Lep la devoluzione non partirà. Non solo: il titolare della Farnesina ha già anticipato che il suo ministero non cederà alcuna funzione. In particolare il Commercio con l’estero, materia che rientrate tra le 23 per le quali si possono chiedere maggiori forme di autonomia. Sarà interessante vedere ora quale sarà la posizione dei volontari del movimento fondato dal sacerdote Luigi Giussani. Finora CL non ha espresso una posizione ufficiale e univoca sull’autonomia differenziata, al contrario della Conferenza episcopale italiana che ha stilato un documento contrario allo Spacca Italia, posizionandosi in modo netto contro il disegno federalista del ministro Calderoli.
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