Il tavolo dei relatori al convegno all’Unione degli Industriali di Napoli
4 minuti per la letturaPER il Sud la Zes unica è la grande occasione: l’opportunità per intercettare nuovi investimenti, dotarsi di nuove infrastrutture, cominciare ad utilizzare in maniera efficace i fondi europei, semplificare e accelerare norme e procedure. Insomma, la Legge Fitto rappresenta sicuramente una svolta nelle politiche a favore del Mezzogiorno dopo decenni di scelte sbagliate e segnate da un cattivo uso della montagna di risorse disponibili.
Il messaggio, esplicito, è arrivato ieri da Napoli, al termine del confronto a tutto campo che si che si è svolto nei saloni di Palazzo Partanna, la sede dell’Unione degli Industriali di Napoli presieduta da Costanzo Iannotti Pecci. Ospite d’onore, il ministro per la Coesione, gli Affari Europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, che non si è voluto sottrarre all’appuntamento organizzato dalla Fondazione Mezzogiorno guidata dal Ceo di Seda International Packaging Group, Antonio D’Amato. Una riunione che si è svolta proprio mentre a Bruxelles arrivava la notizia del via libera della Commissione Europea all’estensione fino a giugno del 2024 delle misure sugli aiuti di stato previste dal cosidetto “temporary framework”. Una richiesta portata avanti proprio dall’Italia per consentire, ha spiegato la premier, Giorgia Meloni, “un’uscita graduale e sostenibile dalle misure di sostegno adottate dal Governo negli scorsi mesi. Questa decisione, tra le altre cose, consentirà di continuare a sostenere le imprese e i lavoratori, in particolare le donne, i giovani e le fasce sociali più bisognose, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno d’Italia che ancora devono riguadagnare competitività, aprendo al contempo la possibilità di lavorare con la Commissione europea per la futura definizione di misure più mirate e di carattere più strutturale per stimolare la crescita e la capacità di attrarre investimenti nelle nostre Regioni del Sud”.
Una strategia che, in pratica, sistema un ulteriore tassello per quella Zes unica prevista dalla legge Fitto per una “gestione più efficace e strategica dei fondi di coesione, per accrescere la competitività e le opportunità di sviluppo economico del nostro Mezzogiorno e dell’intero Paese”. Insomma, questa volta c’è un disegno unico per le politiche meridionali per “superare la logica dell’assistenzialismo che ha segnato le stagioni del passato – insiste Fitto, rispondendo alle domande degli imprenditori – Con la Zes unica, la cabina di regia, gli accordi di coesione e lo sportello unico digitale semplifichiamo e acceleriamo gli investimenti. Se a questo aggiungiamo il Piano Mattei per l’Africa annunciato dal governo siamo davvero in grado di trasformare il Sud nell’area più importante del Mediterraneo. Ma, per questo, dobbiamo dotarlo di competenze e di infrastrutture”.
Fitto risponde anche a chi ha lo accusato di voler accentrare togliendo risorse alle Regioni, a partire dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca. Un braccio di ferro che, però, non smuove più di tanto il ministro che preferisce far parlare i numeri: “Per il periodo 2014-2020 la spesa dei fondi di Coesione è ancora ferma al 34%”. Per quanto riguarda, poi, il Pnrr, “stiamo recuperando, entro dicembre arriveranno 35 miliardi, e siamo fra i pochi Paesi che hanno già chiesto il pagamento della quarta rata”. Non è una gara da centometristi, aggiunge Fitto, “ma da maratoneti”. Un fatto è certo, ed il tasto sul quale ha battuto e ribattuto Antonio D’Amato: “La crescita del Sud è fondamentale per garantire la stabilità finanziaria al Paese. Per centrare questo obiettivo la proposta, contenuta nel documento della Fondazione Mezzogiorno presentato ieri, è diretta: trasformare il Piano Strategico delle Zes in un piano industriale di straordinaria intensità per ridurre il gap di tasso di occupazione della popolazione attiva che penalizza il Mezzogiorno e l’Italia intera rispetto alla media europea, e arrivare in 5 anni dal 47% al 53%. “Dobbiamo far diventare il Sud l’area al primo posto d’Europa per attrazione degli investimenti, occorre una politica industriale nazionale che abbia il suo motore produttivo nel Mezzogiorno. Raggiungere questo obiettivo richiede innanzitutto di evitare di sprecare risorse, così come in questi ultimi decenni si è fatto sul piano regionale. Dobbiamo diventare tutti più intransigenti, più rigorosi con chi non è stato capace di spendere in modo adeguato”.
Per il ceo di Seda Group, “la responsabilità della gestione del sistema degli incentivi va pertanto centralizzata in un unico ente e da esso monitorata in modocontinuativo con un servizio informativo adeguato per gliinvestitori. La legge Fitto ha il merito di andare in questa direzione. I soldi del Pnrr– ha aggiunto D’Amato – sono in prestito e vanno restituiti, è per questo che diventa essenziale prevedere e favorire l’addizionalità degli investimenti dei privati”. Sulla stessa linea, infine, il presidente dell’Unione degli Industriali, Costanzo Iannotti Pecci che propone di aumentare la dote a disposizione “dei contratti di sviluppo, avvalendosi sia dei fondi del Pnrr che di quelli della Coesione”.
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