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L’Italia per Giorgia Meloni ha un ruolo centrale nel Mediterraneo ma ancor più strategico può essere il ruolo del Sud per avere il gas
Si è presentata nell’aula del Palazzo dei gruppi parlamentari in perfetto orario. Alle 11.30 Giorgia Meloni si ritrova davanti tutta la stampa parlamentare. È il giorno della conferenza stampa di fine anno, la prima per lei da premier in carica. Nelle prime file ad ascoltarla c’è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, insieme a Giovambattista Fazzolari e alla ministra Eugenia Roccella.
Le divisioni nella maggioranza del governo? «Io mi fido dei miei alleati. Al di là di tutto c’è una visione comune. È normale che ci sia dibattito. Poi contano i fatti».
Negli stessi minuti il Senato dà il via libera alla legge di Bilancio, finita al centro delle polemiche perché è stata approvata dopo Natale e soprattutto perché i senatori hanno dovuto dare il via libera a scatola chiusa.
DALL’ITALIA NEL MEDITERRANEO AL SUD PASSANDO DAL COVID, TUTTA LA GIORGIA MELONI DI FINE ANNO
«La manovra – si difende Meloni – è stata approvata con un giorno di anticipo rispetto a quelle degli ultimi due anni: al di là del legittimo dibattito e delle divergenze, c’è stata la volontà di lavorare bene e mantenere scadenze e impegni, ci siamo riusciti».
È soddisfatta e non intende lamentarsi, l’inquilina di Palazzo Chigi. Né tanto meno vuole inviare messaggi a chi, come Forza Italia, rumoreggia. «Trovo un clima assolutamente positivo». Non a caso, di lì a poco dirà che il suo governo durerà cinque anni.
LA SPINA DEL COVID
C’è però il Covid a rispuntare sulle prime pagine dei giornali. La recrudescenza dei contagi in Cina, al momento, non preoccupa l’Italia. «La situazione è sotto controllo» assicura. L’esecutivo «si è mosso immediatamente» introducendo l’obbligatorietà del tampone a chi arriva dalla Cina. Ma non basta. «Chiederemo che i tamponi per chi arriva da Oriente diventino una misura europea. Ci aspettiamo che la Ue intervenga in questa direzione».
Di certo, e qui sembra fare un retromarcia rispetto al passato, «mascherine e tamponi sono due strumenti utili». Segue poi una bordata rivolta alla precedente gestione del Covid: «Il modello delle riduzioni delle libertà non è stato efficace». E i vaccini? La risposta appare timida: «C’è la campagna vaccinale del governo per anziani e fragili. Gli altri chiamino il medico di base».
REDDITO DI CITTADINANZA, TASSE E GIUSTIZIA
Capitolo reddito di cittadinanza: «Non è lo Stato che genera lavoro. Il lavoro lo creano le imprese». E ancora: «Quando si parla del tema della congruità bisogna capirsi. Certo, non si deve e non si può parlare di lavoro sottopagato o di sfruttamento. Ma se il tema è “non considero questa mansione all’altezza delle mie aspettative o studi”, quello è diverso. Tutti vorremmo trovare il lavoro dei nostri sogni, ma qua il tema è se preferisco stare a casa invece di fare un lavoro dignitoso. È più facile che le persone si mettano in gioco se non c’è la convinzione che lo Stato ti mantiene, che credo sia quello che ha fatto il reddito di cittadinanza».
Meloni chiarisce poi che «da questo esecutivo non ci sarà alcun aumento delle tasse sulla casa», che «la questione demografica resta una priorità di questo governo ed è quindi per noi una priorità economica», e che la riforma della giustizia si farà nella direzione delle storiche battaglie del centrodestra. A partire dalla separazione delle carriere fino ad arrivare alle intercettazioni che vengono definite «uno strumento importante» «ma ne va limitato l’uso» perché «gli abusi ci sono stati e vanno corretti».
Quanto alla prescrizione, oggetto della contesa nella passata legislatura, ricorda che il governo ha dato parere favorevole a un emendamento che chiede il ritorno della prescrizione a come era prima della modifica del ministro Bonafede: «Credo che su questo ci sia un consenso trasversale».
D’ora in poi l’azione del governo si concentrerà sulle riforme strutturali. Un punto di partenza sarà la riforma del fisco e il taglio del costo del lavoro.
PRESIDENZIALISMO
Spazio anche alla modifiche della Costituzione. Meloni scandisce che il presidenzialismo e dunque l’elezione diretta del presidente della Repubblica «è una priorità». Perché «serve una riforma che dia stabilità alle istituzioni». Non si sofferma su quale modello prendere come riferimento. Quello francese «può essere un punto di partenza anche perché ha avuto in passato la più larga condivisione e le regole del gioco si scrivono assieme agli avversari». Allo stesso tempo, aggiunge, che «di modelli ce ne sono diversi e si possono anche inventare. Bisogna capire la volontà».
ITALIA CENTRALE NEL MEDITERRANEO E SUD STRATEGICO NELLA QUESTIONE ENERGIA
«L’Italia può giocare un ruolo centrale nella politica mediterranea e l’alleanza con i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo è fondamentale». La premier sottolinea il ruolo delle città del Sud, porta di accesso del Mediterraneo anche per l’energia: «Stiamo lavorando per risolvere il problema della strettoia dei nostri gasdotti nel centro Italia, che attualmente è troppo piccolina. Quando si risolverà, l’Italia avrà la possibilità di valorizzare anche diverse città del Sud, anche sul tema dell’approvvigionamento del gas e i gasdotti. Sarebbero più che contente di avere sviluppo affrontando una questione che è strategica per l’Italia e l’Europa».
Sul Mes apre alla ratifica della riforma ma non vuole servirsene. «Finché ci sarò io, l’Italia non lo prenderà. Credo che neanche gli altri accederanno al Mes. Che la riforma entri o non entri in porto, credo che quel fondo non verrà utilizzato perché le condizioni sono troppo stringenti. Vorrei confrontarmi col direttore del Mes e capire se esistono margini per lavorare su qualcosa di diverso, che si possa utilizzare, con condizionalità minori. Proverei a dibattere su un obiettivo di questo tipo».
IL MSI E LE CONFESSIONI
Non poteva mancare una domanda sul presidente del Senato La Russa e sulla sottosegretaria Rauti che hanno annunciato di partecipare alle celebrazioni per la fondazione del Movimento sociale Italiano. «Il Msi ha avuto un ruolo importante nella storia della Repubblica: traghettare verso la democrazia milioni di italiani» è la risposta piccata. Cui ne segue un’altra sulle manifestazioni del 25 aprile. «Sì, ci sarò».
Infine fa due confessioni. La prima riguarda il peso del predecessore, ovvero di Mario Draghi. Elogia la staffetta con l’ex governatore della Bce: «Misurarmi con persone capaci e autorevoli è stata la sfida di tutta la mia vita. A me non è mai piaciuto vincere facile. Mario Draghi è una persona di grande autorevolezza a livello internazionale e trovo affascinante il paragone. Questo deve spingere me e tutto il governo a fare bene».
Poi ne fa un’altra: «Io considero l’ipotesi di non essere eletta tra 5 anni, quello che non prenderei in considerazione è di non fare quello che ritengo giusto fare».
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