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Giorgia Meloni negli studi di Porta a Porta

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Meloni nel salotto televisivo di Porta a Porta: «Mi spaventa solo deludere»

Al mattino Giorgia Meloni incontra i parlamentari di Fratelli d’Italia per lo scambio di auguri: «Mi pare che tra mille difficoltà, anche di rodaggio, con giorni complessi per la legge di bilancio e nonostante tutto quello che si può e dovrà migliorare, si può dire che rispetto a chi auspicava e prefigurava la partenza della nostra maggioranza e governo come una catastrofe, tutto il racconto fatto contro di noi sta tornando indietro come un boomerang».

In realtà, la manovra finanziaria non fa in tempo ad approdare in Aula che fa già il suo ritorno in commissione. C’è infatti la richiesta della Ragioneria generale di apportare almeno 44 modifiche perché non ci sono le coperture. «Nessun governo ha mai trattato l’Aula così» lamenta il segretario del Pd, Enrico Letta. Il caos è totale. E tutto, tra un protesta e un’altra ancora, tutto slitta di 24 ore.

In questo contesto, a metà pomeriggio, Meloni si dirige a via Teulada per registrare l’intervista con Bruno Vespa, nel salotto televisivo di Porta a Porta. Ed è in questo consesso che l’inquilina di Palazzo Chigi cerca di difendersi dalle accuse di queste ore. Che giungono dalle opposizioni, ma anche dai sindacati e da Confindustria. «Non sono una persona che si spaventa, l’unica cosa che mi spaventa è deludere».

La premier è convinta di potercela fare, anche in un contesto economico che oggi appare complicato. «Mi aspetto – dice Meloni a Porta a Porta – un’Italia che si fidi delle istituzioni». Fin qui, secondo Meloni, l’ottimismo è stato il grande assente. «Ma gli italiani non si aspettano che tu faccia miracoli, sanno che la situazione è difficile ma si aspettano che quello che fai non lo fai per condizionamenti o perché devi qualcosa a qualcuno, ma perché fai quello che è giusto. Io intendo fare quello che è giusto nell’interesse della nazione».

A questo punto spazio alle questioni aperte. Il tetto al prezzo al gas? «È un’assicurazione che abbiamo contro le impennate della speculazione. Il tetto è alto ma devo dire che la proposta della Commissione Ue era a 275, siamo arrivati a 180, la proposta italiana era a 160 quindi il risultato è molto vicino alla nostra proposta». Tuttavia, spiega, il caro energia «non è un problema che si risolve interamente col tetto, si risolve liberandosi dalla dipendenza da una parte e con il mix energetico, noi dobbiamo diversificare». La risposta di Meloni negli studi di Porta a Porta arriva un attimo dopo: «Uno degli obiettivi principali in questi 5 anni è diventare hub per l’energia per l’intera Europa». Insistendo, dunque, sul ruolo «strategico e geopolitico» dell’Italia «di essere l’interfaccia di tutto il Mediterraneo e il Paese che controlla l’energia di tutta Europa».

Capitolo migranti. Qual è lo stato dell’arte dei rapporti con la Francia di Macron? «Io e Macron ci siamo incontrati già 4-5 volte nei consessi internazionali, eppure quando non ho partecipato al vertice dei Paesi dell’Europa del sud perché avevo la febbre alta, alcuni hanno scritto che l’avevo fatto apposta. Ma dai, mica siamo alle elementari? Qualcuno pensa davvero che io ho problemi a incontrare Macron?». E ancora: «La Francia e I’Italia hanno avuto qualche frizione sull’immigrazione, che io rivendico perché al di là della propaganda, credo che tutti si siano resi conto che la reazione francese di fronte alla prima nave di una ong mai sbarcata in Francia con a bordo 230 persone, quando in Italia da inizio anno erano sbarcate 94 mila persone, la reazione risentita della Francia è la spia di un problema che io temevo e che ha avuto conferma e cioè che prima c’era un tacito accordo per cui l’unico posto di sbarco è l’Italia». Ecco perché sui migranti «la soluzione non credo sia la redistribuzione» ma «fermare le partenze» anche perché «il 70% rimane da noi, gli altri 30 un po’ li redistribuiamo».

C’è poi spazio per il Mes, oggetto della contesa tra maggioranza e opposizione. E anche all’interno della coalizione di maggioranza c’è chi come Forza Italia si mostra più aperturista. Non a caso, a oggi l’Italia è l’unico Paese a non avere ratificato la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. «Fin quando io conterò qualcosa, l’Italia non accederà al Mes. Posso firmare con il sangue. È cosa secondo me troppo poco utile».

E poi un’altra bordata: «Ma ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Allora io vorrei capire se c’è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio».

Di sicuro, assicura Meloni, «non è un grande tema ne discuterà il Parlamento. Se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo anche gli altri». In ogni caso «se si approverà la riforma o no l’Italia comunque non chiederà l’accesso al meccanismo». Una posizione che farà discutere e innescherà frizioni con l’Europa.


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